sabato 30 settembre 2017

NARCISISTA E RAPPORTO CON LA MADRE

La madre del narcisista è spesso una moglie trascurata dal marito che tende a disinvestire sul proprio compagno per investire tutte le proprie energie sul futuro narcisista, il figlio prescelto. E facendo ciò inconsapevolmente lo seduce: si rivolge al figlio per ricevere l’affetto che non le viene più dato dall’altro coniuge, facendolo sentire unico e speciale.

E’ come se ci fosse un patto segreto e inconsapevole tra madre e figlio: la madre starà vicino al suo adorato bambino se lui continuerà a farla sentire una persona speciale attraverso il suo essere un bimbo unico e speciale. E il bambino non ha scelta, deve aderire a questo patto perverso affinché non avvenga la cosa da lui più temuta: il rifiuto e l’abbandono da parte della madre.

Spesso nella famiglia narcisista avviene questa triangolazione edipica: il figlio è alleato con la madre contro il padre 

In queste famiglie c’è spesso una grande distanza tra coniugi e il figlio, futuro narcisista, stringe  un’alleanza segreta con il genitore di sesso opposto. Forse per questo i narcisisti da adulti continuano ad essere molto competitivi nei confronti degli altri uomini e tendono con grande naturalezza a voler conquistare donne già impegnate. E’ come se continuassero nell’età adulta a ricreare l’antico triangolo edipico, in cui devono avere-salvare una donna dal proprio cattivo compagno e tenerla per sé. La storia si ripete e lui per avere una donna deve competere con un uomo, che nella sua testa è il temuto e odiato padre.

Un complesso di Edipo irrisolto che questi uomini tendono a riproporre continuamente in età adulta, senza mai trovare pace


giovedì 28 settembre 2017

NARCISISMO E L'INCAPACITÀ DI AMARE

Questo tipo di narcisista di cui andrò a parlare è un po' diverso da quello che siamo abituati a ricoscere in maniera stereotipica e quindi più direttamente evidente:

"Se al primo appuntamento ti ritrovi davanti una persona schiva che ti sembra timida, non dare per scontato che non possa trattarsi di un narcisista.
Sono tantissimi i narcisisti introversi, anzi, un narcisista potrebbe essere ansioso, depresso o addirittura auto-svalutante (anche se l’auto-svalutazione dura poco!).
..i pazienti con disturbo di personalità narcisistico ipervigile sono estremamente sensibili alle reazioni altrui e rifuggono perciò dalle luci della ribalta: in un contesto del genere, infatti, il rischio di subire ferite narcisistiche è molto alto.
La loro grandiosità è più silenziosa e prende la forma della convinzione di avere il diritto di essere trattati in modo molto speciale rispetto alle altre persone.

Il narcisista ipervigile, anche se può sembrare abbia un impatto minore sulle altre persone, in realtà, pur non mostrando grandi dosi di protagonismo, utilizza strategie indirette per manipolare gli altri e farli sentire poco apprezzati. Si tratta di un disturbo più complicato da smascherare ma che può provocare pesanti conseguenze su chi ne soffre e sulle persone che gli sono accanto. 

Pur desiderando essere al centro dell'attenzione, non si espone troppo.

Tratto da "www.guidapsicologi.it"
Un narcisista può innamorarsi?
Stando alla letteratura psicologica no, il narcisista non è in grado di amare ne’ se stesso ne’ il partner
La sua ferita interiore gli impedisce di capire il prossimo, gli impedisce di apprezzare in modo genuino i complimenti ricevuti e soprattutto, gli impedisce di entrare in sintonia ed empatizzare con le emozioni altrui.
La mancanza di empatia ha ripercussioni importanti nella vita di un narcisista.
Il narcisista non sa quello che vuole perché è incapace di accedere ai suoi stati interiori. Cosa significa? Significa che se tu stai male, riesci a chiedere aiuto a qualcuno in modo trasparente e a ottenere la risposta desiderata.
Se il narcisista sta male, non capisce cosa genera questa sofferenza. Va in confusione. Proietta richieste disparate alle quali non troverà alcuna soddisfazione. Frustrato e insoddisfatto, incolperà il prossimo e proietterà all’esterno la sua rabbia.....
Tratto da "Psicoadvisor" blog e pagina Facebook

Aggiungo anche questo tipo di narcisista viene attirato dalla personalità empatica come a bilanciare la sua mancanza di reale sentimento verso il prossimo.
In più probabilmente nelle relazioni a due dà il meglio di sé solo quando entra in competizione nel raggiungimento del suo obbiettivo.
Tra l'altro spesso se questo tipo di narcisista non viene ricambiato scambierà il sentimento di mancata esaltazione da parte del partner con le sofferenze dovute all'amore... ma in realtà è solo un amore malato ed il solo che sa provare...
Spesso questo tipo di narcisista è affascinato da amici dello stesso sesso che invece vivono il loro status patologico in maniera del tutto espressa...
Tra loro si instaura una sorta di invidia/ammirazione.
E spesso il tipo di narcisista introverso si pone delle mete spirituali irraggiungibili (come ad evadere dalla propria superficialità che li caratterizza) perché senza empatia non possono conoscere  le vere "leggi" del mondo non prettamente materiale...
Spesso non riescono a vedere la bellezza oltre l'apparenza e si lasciano affascinare sentimentalmente solo da persone esteriormente belle, spesso per scaturire l'invidia altrui come un trofeo.
Molto distruttivo è il fatto che spesso i narcisisti si interrelazionano tra loro e questo rende più difficile uscire dal loop proprio perché con amici altrettanto narcisisti e, quindi incapaci di dare consigli empatici, non avranno mai degli spunti di vera riflessione..
Nell'AniMo Antico

La Via Lattea e il passaggio delle anime


Tra una reincarnazione e l'altra, le anime degli uomini, così si pensava, dimorano nella Via Lattea.
Questa concezione è stata tramandata come tradizione orfica e pitagorica inserita nel disegno più vasto della trasmigrazione delle anime.
Macrobio, che ci ha fornito il resoconto più ampio sull'argomento, afferma che le anime ascendono per il Capricorno e poi, per rinascere, ridiscendono per la "Porta del Cancro".
Egli parla dei segni zodiacali: costellazioni che sorgevano ai solstizi ai tempi suoi (e ancora ai nostri) erano i Gemelli e il Sagittario: "Porta del Cancro" significa i Gemelli, anzi, Macrobio afferma esplicitamente che questa "Porta" è il punto "in cui s'intersecano lo zodiaco e la Via Lattea".
Molto lontano, gli antichi abitanti di Mangaia (Isole Australi, Polinesia), che non erano passati ai "segni" e mantenevano in funzione l'orologio precessionale, sostenevano che gli spiriti potevano entrare in cielo solo alla sera dei giorni solstiziali -gli abitanti del nord dell'isola a un solstizio, quelli del sud all'altro.
I polinesiani consideravano la Via Lattea "la strada delle anime quando passano al mondo degli spiriti".
Anche nel mito polinesiano non è consentito ai trapassati di rimanervi, a meno che non abbiano raggiunto uno stadio di perfezione purissima, cosa che non si verifica molto spesso.
Fra gli Indios Sumo della Honduras e del Nicaragua "si ritiene che Madre Scorpione ....dimori in fondo alla Via Lattea, dove riceve le anime dei morti; essa è raffigurata come una madre con molte mammelle da cui poppano i bambini, e da lei provengono le anime dei neonati.
Le anime viaggiano quindi verso sud: alla fine del sentiero celeste sono accolte dalla Stella degli Spiriti e là dimorano.
Secondo Hagar, la "Stella degli Spiriti" è Antares (α Scorpii).... è in ogni caso una stella del Sagittario o Scorpione.
Il che va bene per la "Madre Scorpione" del Nicaragua, per la "Vecchia dea dalla coda di scorpione" dei Maya, e anche per la dea-Scorpione Selkis/Śrk.t dell'antico Egitto e per l'Išhara tamtim dei Babilonesi.
l'Išhara del mare, dea della costellazione Scorpione, era anche detta "Signora dei fiumi"....
Gli abitanti di Mangaia pensavano di poter salire al cielo solo nei due giorni del solstizio....perché per 'cambiar treno' comodamente, le costellazioni che fungono da "porte" della Via Lattea devono "poggiare" sulla "terra", vale a dire sorgere eliacamente agli equinozi oppure ai solstizi.
La Galassia è una strada assai ampia e tuttavia dovettero esservi millenni amari in cui nessuna delle due porte era disponibile....
Il Sagittario e i Gemelli segnano ancora i solstizi  in questi ultimi anni.
La prossima età sarà quella dell'Acquario.
Gli antichi avrebbero indubbiamente considerato i guai dei nostri tempi, la sovrappopolazione, l'"operare iniquità in segreto", come preludi  inevitabili a una nuova inclinazione, a una nuova età del mondo.
Eppure l'Età dei Pesci venne a lungo vagheggiata e annunciata come un'era benedetta.
Essa fu introdotta dalla tre successive Grandi Congiunzioni di Saturno e di Giove nei Pesci avvenute nel 6 a.C.: la Stella di Betlemme.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

martedì 26 settembre 2017

Le leggende della Stella Polare e la Fine del Mondo


Lapponi:
"Quando Arturo (ritenuto un arciere il cui arco è l'Orsa Maggiore) abbatterà nell'ultimo giorno il Chiodo del Nord con la sua freccia, il cielo cadrà, schiacciando la terra incendiando ogni cosa"
I Kirghisi siberiani dicono che le tre stelle dell'Orsa Minore più vicine alle Polare, quelle che formano un arco, sono una 'corda' a cui sono attaccate le sue stelle maggiori della stessa costellazione, i cavalli.
Uno dei cavalli è bianco, l'altro è grigioazzurro.
Chiamano poi le sette stelle dell'Orsa Maggiore "i sette guardiani" il cui compito è di custodire i cavalli dagli agguati del lupo.
Quando il lupo riuscirà a uccidere i cavalli, verrà la fine del mondo.
In altri racconti le stelle dell'Orsa Maggiore sono 'sette lupi' intenti a inseguire quei cavalli, e subito prima della fine del mondo riusciranno a prenderli.
Alcuni immaginano addirittura che l'Orsa Maggiore sia legata alla Polare; allorché si apprezzeranno tutti i legami vi sarà un grande sconvolgimento nel cielo.
Secondo il folklore della Russia meridionale, all'Orsa Minore è incatenato un cane che cerca sempre di spezzare a morsi la catena; quando ci riuscirà, sarà giunta la fine del mondo.
Altri dicono che l'Orsa Maggiore consiste in un tiro di cavalli con i loro finimenti; ogni notte un cane nero rosicchia i finimenti per distruggere il mondo, ma non ci riesce mai; all'alba, quando corre a dissetarsi a una sorgente, i finimenti si rinnovano.
I Pawnee Skidi raccontano;
"Prima vi saranno diversi portenti: la luna diverrà rossa e il sole morirà nei cieli.
La Stella del Nord è la potenza che dovrà presiedere alla fine di tutte le cose così come, quando incominciò la vita, la reggitrice era la Stella Luminosa della Sera.
La Stella Mattutina, la messaggera del cielo, colei che rilevò alle genti i misteri del destino, disse che in principio, al primo grande consiglio che assegnò al popolo delle stelle la stazione di ognuno, due di loro si ammalarono.
Uno era vecchio, l'altro era giovane; vennero deposti su due barelle portate da stelle (Orsa Maggiore e Orsa Minore), le quali vennero legate alla Stella del Nord.
Ora Stella del Sud, la Stella degli Spiriti o Stella della Morte, sale sempre più alta nei cieli, sempre più vicina alla Stella del Nord; e quando sarà prossimo il tempo della fine della vita, la Stella della Morte si avvicinerà tanto alla Stella del Nord che catturerà le stelle che portano le barelle, provocando la morte delle persone che giacciono malate su quei giacigli stellari.
Allora la Stella del Nord scomparirà e allontanerà e la Stella del Sud si impadronirà della terra e delle sue genti.
L'ordine per la fine di tutte le cose verrà dato dalla Stella del Nord e la Stella del Sud eseguirà gli ordini.
La nostra gente fu creata dalle stelle.
Quando verrà il tempo della fine di tutte le cose, la nostra gente si trasformerà in piccole stelle e volerà fino alla Stella del Sud, al luogo cui essa appartiene.
....Troppe sono le tradizioni che collegano l'Orsa o le Pleiadi con questa o quella catastrofe perché le si possa esaminare tutte.
(L'Orsa Maggiore e le Pleiadi sono raffigurate sullo scudo di Achille distruttore di Troia con il significato preciso della fine di "qualcosa di grande')
Citiamo solo un esempio preso dalla tradizione leggendaria ebraica di epoca tarda del diluvio di Noè, citata da Frazer:
"Ora, il diluvio fu causato dall'incontro delle acque maschili del cielo con le acque femminili che sgorgavano dalla terra.
I buchi nel cielo da cui sfuggirono le acque di sopra erano stati fatti da Dio, quando egli tolse alcune stelle dalla costellazione delle Pleiadi; e per fermare quella fiumana di pioggia dovette poi turare i due buchi con un paio di stelle prese in prestito dalla costellazione dell'Orsa.
È per questo che, ancor oggi, l'Orsa corre dietro le Pleiadi: vuole indietro i suoi piccoli, ma non riuscirà mai ad averli fino all'Ultimo Giorno".
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

mercoledì 20 settembre 2017

La Precessione e la Via Lattea


Con la scoperta della Precessione, la Via Lattea prese un significato nuovo e decisivo: non solo era la fascia più spettacolare del cielo, era anche il punto di riferimento dal quale si poteva immaginare avesse avuto inizio la Precessione.
Ciò sarebbe accaduto quando il sole equinoziale di primavere abbandonò la sua posizione nei Gemelli nella Via Lattea.
Si pensò che la Via Lattea potesse segnare la pista che il sole aveva abbandonato - una zona bruciata, per così dire, ima cicatrice nel cielo.
La Via Lattea era un "punto" di riferimento dal quale si poteva dire aver avuto inizio la Precessione e l'idea che s'ebbe non fu che la Via Lattea potesse segnare la pista che il sole aveva abbandonato, bensì che essa era l'immagine di una pista abbandonata, una formula che offriva ricche possibilità di 'raccontare' complessi mutamenti celesti.
Il sentiero abbandonato è probabilmente la formulazione originaria delle nozioni elaborate con insistenza intorno a un ipotizzato Tempo Zero.
Se la Precessione veniva vista come il grande orologio dell'Universo, il sole, nel suo spostarsi all'equinozio, rimaneva la misura di tutte le misure, l'"aurea fune", come dice Socrate nel Teeteto di Platone (153 c); anzi eccezion fatta per gli intervalli armonici, il sole era l'unica misura assoluta fornita dalla natura.
Esso va quindi inteso come colui che dirige in ogni istante le 'fughe' planetarie.
Così quando il sole alla stazione di controllo si spostò verso la Via Lattea, anche i pianeti, si diceva, trasferirono le loro cacce in quella direzione.
Tutto ciò non ha molto senso dal punto di vista geometrico, ma dimostra come un'immagine possa dominare le menti degli uomini e assumere vita propria.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

giovedì 14 settembre 2017

La Stella Polare... e i suoi "spostamenti" dovuti alla Precessione

La Stella Polare va fuori posto e ogni poche migliaia di anni è necessario sceglierne un'altra stella, quella che più si approssima a tale posizione.
"....la precessione ha sulla posizione del Polo un effetto rimarchevole, costringendolo a descrivere un ampio cerchio avente per centro il polo dell'eclittica.
Oggi, naturalmente, il Polo è estremamente vicino all'Orsa Minore, la stella polare dell'astronomia contemporanea... ma tra circa 11.000 anni si troverà all'altra estremità della sua 'orbita', ad una declinazione approssimativamente di 45°Ν, nella costellazione della Lira non lontano da Vega.
Nel -3000 doveva invece trovarsi più o meno a 64° di declinazione Nord e 14° di ascensione retta. È per tanto del massimo interesse il rinvenimento per l'intera estensione del percorso seguito dal Polo celeste a partire da quella data, di stelle che...furono scelte a diverse riprese come stelle polari, ma in seguito abbandonate..."
E di fatto non sempre erano disponibili stelle adatte allo scopo.
È risaputo che la Grande Piramide, così scrupolosamente allineata, non è orientata sulla nostra stella polare, bensì su α Draconis, che 5000 anni fa occupava la posizione del Polo.
(Ad esempio i Draconis = Unità Celeste o Principio Celeste, Celeste Unico, il Grande Unico ecc...).
Ma i moderni trovano tanto più difficile immaginare che in quelle età lontane gli uomini sapessero seguire uno spostamento così impercettibile, in quanto molti di loro non sono al corrente dei fatti puri e semplici.
Vi è un'intera raccolta di miti che dimostrano come una volta si sapeva che la sfera delle stelle fisse non era destinata a compiere per sempre le sue rivoluzioni attorno allo stesso perno.
Parecchi miti narrano di come la Polare viene abbattuta o comunque rimossa dalla sua sede..
Tuttavia questi miti si presentano, per la maggior parte, con una denominazione ingannevole: sono stati infatti intesi come miti che trattano la fine del mondo.
Ciò che ha fine, in realtà, è un mondo, inteso come un'età del mondo.
La catastrofe spazza via il passato, che viene sostituito da "un nuovo cielo è una nuova terra" su cui regna una "nuova" stella polare.
Per la sua grande lentezza e la sua impercettibilità nell'arco di una vita umana, si è dato per scontato che nessuno avrebbe potuto accorgersi della Precessione prima del 127 a.C., anno della presunta scoperta del fenomeno da parte di Ipparco, il quale scoprì e dimostrò che Precessione ruota attorno al polo dell'eclittica.
La Precessione assunse un'importanza preponderante: divenne il vasto disegno impenetrabile del fato stesso, ove un'età del mondo diventava all'altra, mentre l'invisibile lancetta dell'equinozio scivolava lungo i segni e ogni età portava con sé ascesa e caduta di configurazioni e sovranità astrali, insieme con le loro conseguenze terrene.
Occorrevano storie pera gente comune, che narrassero come da un'origine fosse sorto il susseguirsi delle sovranità e come fosse avvenuta la creazione stessa del mondo.
Il sistema copernicano ha spogliato la Precessione della sua solenne grandiosità, facendone una questione puramente terrestre, il barcollare del corso individuale di un qualsiasi pianeta.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

martedì 12 settembre 2017

La danza dei pianeti

Nella voce "Pitagorici" della RE van der Waerden ha dato la più concisa formulazione della differenza tra astronomia babilonese e astronomia greca;
"Gli astronomi babilonesi disponevano: 1) di osservazioni di lunga durata, 2) di periodo estremamente precisi, 3) di metodi aritmetici per il calcolo dei fenomeni celesti, in particolare le successioni crescenti e decrescenti.
L'astronomia greca è al contrario eminentemente geometrica.
Il suo problema principale non è "come si fa a calcolare i fenomeni celesti?", bensì "quali moti circolari uniformi bisogna ipotizzare per dare ragione dei fenomeni?".
Gli astronomi greci non si accontentarono del calcolo dei moti planetari, rifiutarono di "credere ai propri occhi" e si misero alla ricerca di modelli geometrici che potessero dare ragione degli straordinari fenomeni che osservavano - in particolare gli arresti e le traiettorie a cappio: e questo sono a che sulla base di quei modelli non fosse possibile ricostruire e dimostrare come si giungesse all'apparenza sensibile, cosa che poi riuscì perfettamente a Tolomeo.
Prima dei greci ci si preoccupava solo sei tempi; l'importante era quanto tempo occorresse a un pianeta per completare il proprio periodo; la forma della traiettoria percorsa aveva minore importanza.
Giacciono su un'orbita i luoghi ai quali un pianeta ritorna, i punti nei quali si ripetono le congiunzioni dopo intervalli di tempo di diversa lunghezza e così via.
Partendo da queste considerazioni si comprende il rapporto che esisteva tra i movimenti celesti e la danza, rapporto sul quale Luciano si è espresso nel modo più chiaro (i Greci chiamavano la stella polare χορευτής, "guida della danza").
La danza non consisteva nel semplice moto circolare, bensì nella descrizione, lungo l'orbita, di artistiche figure; non è un caso che il danzatore per eccellenza sia Marte con le sue sensazionali giravolte - sia che si presenti col nome di "Giovane-Guerra" (Neoptolemos, che avrebbe espugnato Troia con la sua danza) oppure, a Roma, con quello di Mars Ultor; sia che riceva, come nell'India antica, il nome di Skanda, "il saltellante", oppure quello di Ueuecoyotl, il coyote originario, come gli Aztechi chiamavano il loro dio della danza.
Gli storici affidabili sono concordi nell'affermare che la danza ha avuto origine contemporaneamente all'universo ed è comparsa insieme all'Eros arcaico - dunque non l'innocuo figlio di Afrodite, bensì l'Eros cosmogonico di Esiodo e degli orfici.
"In realtà" continua Luciano "la danza circolare degli astri, l'incontro dei pianeti in rapporto alle stelle fisse, i ben ritmati rapporti che li legano, la loro ben ordinata armonia dimostrano l'esistenza primordiale della danza".
La κοινωνία, l'intrecciarsi di pianeti e stelle fisse da luogo ad un buon ritmo.
E la άρμονία non è uno stato durevole, bensì qualcosa che si realizza "in buon ordine": e dopo tutto l'armonia e la figlia di Marte e di Venere (Ares e Afrodite).
In connessione con questi temi Luciano ci insegna quale fosse il "programma" che un buon danzatore doveva padroneggiare: una sintesi del corpus mitologico greco.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

giovedì 7 settembre 2017

Il cosmo e l'allegoria della nave "che scoprì se stessa"


Il cosmo era un unico vasto sistema pieno di ingranaggi che contenevano altri ingranaggi, enormemente intricato nei suoi collegamenti e paragonabile a un orologio dai molti quadranti.
Le sue funzioni apparivano e scomparivano dappertutto nel sistema, come strani cucù d'orologio e attorno a esse venivano intrecciati racconti meravigliosi per descriverne il comportamento; ma, proprio come avviene con le macchine, non è possibile comprendere la singola parte fino a quando non si è compreso il modo in cui tutte le parti sono collegate fra loro nel sistema.
In una buffa allegoria, La nave che scoprì se stessa, Rudyard Kipling ha descritto in termini analoghi quello che accade a una nave nuova durante il viaggi inaugurale.
Tutti i pezzi, via via che ciascuno fa per la prima volta la sua parte, sorgono chiassosamente alla vita: ed ecco il tutto dei pistoni, il gemito dei cilindri, la virgola dell'albero dell'elica, la tensione delle paratie, il chiacchierio dei rivetti: ciascuno si sente al centro del palcoscenico, ciascuno narra al vapore le proprie gesta uniche e incompatibili, finché tutti non si azzittiscono e allora s'ode una voce nuova, profonda ed è la voce della nave che ha finalmente trovato la sua identità.
La vastità e la complessità del sistema incominciano appena a configurarsi, a mano a mano che le parti vanno al loro posto.
La sola cosa da fare è procedere induttivamente, un passo dopo l'altro, evitando i preconcetti e lasciando che sia l'argomentazione a condurci alle sue conclusioni.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di G. di Santillana e H. von Dechend

martedì 5 settembre 2017

Le Sette stelle dell'Orsa


Quelli che in India e altrove sono chiamati i "Sette Sapienti", sono le Sette Stelle dell'Orsa (Ursae maioris), punto di riferimento obbligato in tutti gli allineamenti cosmologici sulla sfera stellata.
I Sette Sapienti sono le stelle del Gran Carro, i Saptarsi, i "sette Rsi" della tradizione indiana.
Il coluro solstiziale, detto "linea dei sette Rsi" (la linea dei Sette Sapienti), nel corso di vari millenni toccò queste stelle ad una ad una (a cominciare da η intorno al 4000 a.C.).
L'atto di determinare questo coluro viene 'intenzionalmente' detto "sospendere il cielo": i Babilonesi chiamavano il Gran Carro "legame del cielo", "legame-madre del cielo"; i Greci invece lo denominavano όμφαλόεσσα.
La denominazione "Orsa Maggiore" -femminile da cui deriva il termine "Artide"- è più diffusa rispetto a quella di "Gran Carro".
Tolomeo enumerava 27 stelle-orse.
Inoltre l'orsa corre nella direzione opposta a quella del carro: il timone del carro corrisponde alla coda dell'orsa.
Storicamente è più antica la concezione di un urside circumpolare, mentre il carro risale all'ambito mesopotamico.
Queste stelle dominatrici dell'estremo Nord sono legate in modo singolare ma sistematico con quelle che vengono considerate le potenze operative del cosmo, cioè i pianeti, nel corso del loro moto in diverse disposizioni e configurazioni lungo lo zodiaco.
Gli antichi pitagorici, nel loro linguaggio cifrato, chiamavano le due Orse "mani di Rea", la Signora del Cielo ruotante, e i pianeti "cani di Persefone", la Regina degli Inferi.
Lontano verso Sud, la misteriosa nave Argo con la sua stella Pilota reggeva gli abissi del passato, mentre la Galassia era il "ponte" che conduceva fuori dal Tempo.
Queste nozioni sembrano essere state dottrina comune nell'età precedente la storia e in tutta la fascia delle civiltà superiori intorno al nostro globo.
L'intensità e la ricchezza, nonché la coincidenza di particolari in questo stratificarsi di riflessioni hanno portato alla conclusione che tutto bene origine nel Vicino Oriente.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di G. de Santillana e H. von Dechend
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