mercoledì 24 aprile 2019

Bet, Benedizione


La prima lettera della Torah è Bet, la seconda lettera dell'alfabeto ebraico.
È anche la prima lettera della parola Berachah, che significa "benedizione".
In senso cabalistico, tuttavia, la parola Torah si riferisce all'intero progetto spirituale della creazione.
Il concetto per il quale Dio "riempie tutti i mondi" è indicato dalla parola "benedizione".
Ogni volta che Dio rivela la Sua Essenza dentro qualcosa, si dice che Egli "benedice" quella cosa,... "la pienezza è la benedizione di Dio".
La Corona si riferisce alle cose che si trovano al di sopra delle facoltà di comprensione della mente.
La Sapienza è quindi la prima cosa che la mente può afferrare e per questo viene chiamata principio.
Poiché Chakhmah-Sapienza è la seconda Sefirah, a essa si allude attraverso la seconda lettera dell'alfabeto ebraico, che è la lettera Bet.
La parola Berachah (benedizione) è strettamente legata alla parola Berech, che significa "ginocchio".
Proprio come piegando Il ginocchio si abbassa il corpo, allo stesso modo il concetto di Berachah abbassa l'Essenza di Dio in modo che Egli possa relazionarsi all'universo ed essere compreso attraverso i Suoi atti.
La "benedizione" è quindi la nostra maggiore comprensione di Dio, che è il "Luogo verso il quale ogni ginocchio si piega".
...prima che vi sia un "risveglio dall'alto" ci deve essere "il risveglio dal basso".
In altre parole, prima che venga garantito qualsiasi sostentamento spirituale, ci deve essere qualche sforzo da parte del ricevente.
La parola "benedizione" si riferisce primariamente al sostentamento donato come risultato del "risveglio dal basso".
La Sefirah Chakhmah-Sapienza, rappresentata dalla lettera Bet, è la transizione tra la trascendenza di Dio e la Sua immanenza... È la "pienezza".
La Sapienza è il canale dell'Essenza di Dio e per questo sostenta tutte le cose.
Il Talmud dice: "Chi ha la Sapienza? Colui che vede l'innato" (Tamid 32a).
Chakhmah- Sapienza è il concetto attraverso il quale inizialmente Dio percepisce tutta la creazione.
Lo scopo di Dio nella creazione era che Egli donasse il Suo bene alla Sua opera manufatta.
Quando questo scopo viene compiuto attraverso "il risveglio dal basso", lo scopo di Dio viene compiuto, e, per così dire, Egli viene "elevato".
"Il risveglio dal basso" è coinvolto nel concetto di benedizione.
La pioggia che giunge dall'alto rappresenta il sostentamento di Dio che discende dall'aspetto in cui Egli "circonda tutti i mondi".
L'umidità del terreno è ciò che giunge dall'aspetto in cui Egli "riempie tutti i mondi".
Eppure, "acqua" deve anche provenire dal basso, dalla sorgente.
Ciò allude al fatto che il "risveglio dal basso" avviene primariamente attraverso la Torah.
Questo è anche il concetto di Lode, che comincia dalla base con la Regalità e ascende verso l'alto.
Tratto da "BAHIR. Il libro dell'illuminazione" di Aryeh Kaplan commento al Baihr

mercoledì 17 aprile 2019

La Creazione e la Luce di Dio


Dio deve essere immanente e trascendente.
Egli deve riempire tutta la creazione, eppure, allo stesso tempo deve essere nettamente separato da essa...
La creazione deve esistere come entità indipendente e quindi non può essere totalmente infusa della Presenza Divina.
Allo stesso tempo, tuttavia, non si può dire che questa Essenza non si infonda in tutta la creazione, poiché "non vi è luogo vuoto di Lui".
Pertanto quando guardiamo verso Dio, questa Luce deve in realtà essere lì.
La Costrizione esiste solo per quanto riguarda la creazione, ma non rispetto al Creatore.
Sebbene Lo vediamo circondato dall'oscurità, Egli vede Se stesso circondato dalla Luce, poiché per Lui perfino questa oscurità in realtà è luce...
Dio è un' Unità assolutamente semplice, e non può essere descritto da alcun tipo di caratteristica...
Due dei concetti più basilari sono quelli di donare e ricevere... ci si riferisce al concetto di donare come Luce, mentre il concetto di ricevere è detto Vaso..
Per ricevere la Luce di Dio un Vaso deve in qualche modo essere connesso a Dio.
La differenza basilare tra spirituale e fisico è il fatto che lo spazio non esiste nello spirituale e quindi non c'è modo di connettere fisicamente i Vasi a Dio.
Per questo l'unica possibile relazione è quella di somiglianza.
Quindi per ricevere la Luce di Dio, il Vaso deve, almeno in parte, somigliare a Dio.
Tuttavia, ciò presenta una difficoltà.
Se Dio è il Donatore finale, mentre il Vaso riceve soltanto, allora i due sono opposti assoluti.
Per questo, affinché un vaso possa ricevere appropriatamente, deve anche donare.
Ciò che è quindi necessario è un vaso che doni e riceva.
Il vaso finale di questo tipo è l'uomo.
Se l'uomo intende ricevere la Luce di Dio, deve prima somigliare a Dio nell'essere un donatore.
Lo fa... fornendo sostentamento spirituale ai mondi superni.
Prima di poter fare questo, tuttavia, Egli deve anche somigliare a Dio nell'avere sia libero arbitrio che libertà di scelta, e ciò è possibile solo se esistono sia il bene che il male...
Se una persona è confusa, significa che sta percependo un'idea che la sua mente non può contenere... La confusione e il disorientamento frammentano il ragionamento...
La ragione per la quale i Vasi in origine furono creati senza la capacità di contenere la Luce era fare in modo che il male giungesse all'essere, dando quindi all'uomo la libertà di scelta che era necessaria per la rettificazione dei Vasi...
Dopo essere stati frantumati, i Vasi furono rettificati e ricostruiti in Personificazioni.
Ciascuna di queste Personificazioni consiste di 613 parti, corrispondenti ale 613 parti del corpo, così come ai 613 comandamenti della Torah.
Dunque, queste Personificazioni erano capaci di interagire reciprocamente.... erano anche in grado di interagire con l' uomo e per questo diventarono donatori oltre che ricevitori.
Nello stato rettificato i Vasi erano adatti a ricevere la Luce di Dio.
Nella terminologia kabbalistica, questo viene chiamato l'Universo della Rettificazione (Tikkun).
Poiché i Vasi di Bohu possono interagire, si dice che c'è "pace" tra loro.
Per questo Bohu è considerato la fonte della pace.
Bohu viene tradotto come "desolazione", o più precisamente "vuoto".
Rappresenta il "vuoto" di un Vaso pronti a ricevere.
La parola Bohu si può anche leggere Bo Hu, letteralmente "in esso è" oppure "è in esso", anche perché vi è qualcosa che può contenere la Luce "in esso"...
Lo scopo primario di Dio nella creazione era che Egli fosse in grado di rivelare Se stesso alla Sua opera, essendo questa il maggior bene possibile che Egli possa concedere.
Dio deve costringere la Sua essenza, e abbassare e nascondere la Sua luce.
Tratto da "BAHIR. Libro dell'illuminazione" di Aryeh Kaplan
parte II commento al Bahir

martedì 16 aprile 2019

Mercurio nelle tradizioni: Seyidna Idris (Enoch) e Seydna Aissa (Cristo)

Nella tradizione islamica, Seyidna Idris viene assimilato contemporaneamente a Ermete e a Henoch: tale duplice assimilazione, sembra indicare una continuità di tradizione che risalirebbe al di là del sacerdozio egizio, quest'ultimo avendo solamente raccolto il retaggio di quanto Henoch rappresenta, e che si riferisce manifestatamente ad un'epoca anteriore.
Taluni affermano che il profeta Idris si identifica con Buddha ma in realtà si riferisce a Budha, l'equivalente indù di Ermete.
Infatti non potrebbe trattarsi del Buddha storico, la cui morte è un'avvenimento noto, mentre di Idris è detto espressamente che è stato assunto vivente in cielo, in correlazione con l'Henoch biblico.
Le scienze attribuite a Seyidna Idris e poste sotto la sua speciale influenza, non sono le scienze puramente spirituali, ricollegate a Seyidna Aissa, cioè al Cristo; sono le scienze che si possono definire "intermedie", fra cui figurano in prima linea l'alchimia e l'astrologia; e sono appunto queste, in effetti, che si possono definire propriamente scienze "ermetiche" (di origine egizia).
Nell'angelologia ebraica: in generale, Mikael è l'angelo del Sole e Raphael l'angelo di Mercurio, ma accade talvolta che i ruoli si invertano.
D'altronde, se Mikael, in quanto rappresentante del Metatron solare, è assimilato esotericamente al Cristo, Raphael, conformemente al significato del suo nome, è il "divino guaritore", e il Cristo viene visto anche come "guaritore spirituale" e come "riparatore"; del resto, si potrebbero trovare ancora altre correlazioni fra il Cristo e il principio rappresentato da Mercurio fra le sfere planetarie.
Il Cristo solare sarebbe propriamente il Cristo glorioso, cioè il decimo avatâra, che dovrà venire alla fine del ciclo.
A titolo di curiosità il mese di maggio deriva il suo nome da Maia, madre di Mercurio (che è detta essere una delle Pleiadi), alla quale era anticamente consacrato; ora miei cristianesimo, è divenuto il "mese di Maria", con un'assimilazione certo non solo fonetica, fra Maria e Maia.
Presso i Greci la medicina era attribuita ad Apollo, cioè al principio solare, e a suo figlio Asklepios (trasformato in Esculapio dai latini); ma, nei "libri ermetici", Asklepios diventa figlio di Ermete; si noti che il bastone che costituisce il suo attributo ha stretti rapporti simbolici con il caduceo.
Attorno al bastone di Esculapio è avviluppato un solo serpente, quello che rappresenta la forza benefica, perché quella malefica deve scomparire, trattandosi del genio della medicina.
L' esempio della medicina permette di comprendere come una medesima scienza possa avere degli aspetti che si riferiscono in realtà a differenti ordini... poiché vi è la medicina puramente spirituale o "teurgica", e vi è la medicina ermetica o "spargirica"
La medicina dal punto di vista tradizionale era ritenuta essenzialmente una scienza sacerdotale.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" di René Guénon

mercoledì 10 aprile 2019

'Olamot i mondi secondo la tradizione ebraica


'Olam significa mondo, gli 'Olamot vengono indicati come universi o livelli d'esistenza superni.
Nella Kabbalah esistono i diversi gradi dell'esistenza, ovvero i cinque mondi principali.
Il quinto mondo, il più elevato, è chiamato Adam Qadmon.
Ogni mondo dopo lo Adam Qadmon ha gradazioni crescenti di complessità e densità, percezione e realtà, fino all'ultimo mondo, lo Asijah (quello che percepiamo come nostro ambiente primario), che è il più denso e dà origine a forme fisiche e materiali di incredibile complessità
Lo Asijah è il mondo fisico insieme ai suoi aspetti spirituali; 
Jetzirah è il mondo dei Mal'Akhim (angeli); 
Berij'Ah è il mondo del Trono della Gloria e delle Forze; 
infine Atzijlut è il mondo degli Influssi di Dio, che si manifestano sotto forma di Partzufim e Sefirot.
Nei quattro mondi spirituali un'idea generale o un impulso creativo corrispondono al primo stadio della Creazione, il livello dello Atzijlut; il secondo stadio, in cui un'idea assume forme specifiche, corrisponde al mondo di Berij'Ah; il terzo stadio, in cui si formula un progetto e si radunano gli strumenti necessari a mettere in pratica l'idea nella realtà manifesta, corrisponde al mondo dello Asijah.
In tutti gli 'Olamot è infusa la saggezza della più alta Sefirot Superna (Chòkhmah de' Atzijlut.
Nei testi Kabbalistici, molte discussioni incentrate sui mondi riguardano solo quattro di essi, perché il primo, quello dello Adam Qadmon, è così prossimo alla sorgente divina da risultare inintellegibile per noi.
Ogni 'Olam è più denso del precedente, fino a che non inizia a esistere il nostro mondo finito e materiale.
Tutti i cinque mondi hanno alla base lo 'Asijah, la cui densità è tale da nascondere alla percezione umana u mondi più elevati.
Perché noi esseri umani possiamo esistere nel mondo dello 'Asijah e percepirci come esseri distinti, l'infinita luce di Dio deve essere parzialmente nascosta: da qui la relazione tra i termini ebraici 'Olam e he'elem, che significa "occultamento".
L'infinita luce di Dio deve condensarsi e contrarsi.
Questo triplice processo di condensazione, contrazione e occultamento viene riassunto dalla parola ebraica Tzimtzum.
Tale processo si rese necessari per "sminuire" la luce infinita di Dio, facendo la decrescere fino a rendere possibili i "Mondi", ognuno dotato delle proprie uniche possibilità e di modi diversi in cui l'Energia divina si manifesta.
Tutti i mondi esistono nello stesso spazio che sperimentiamo come il "nostro mondo".
Ciò è possibile perché i mondi che vibrano a una frequenza maggiore esistono al di là della portata dei normali organi della percezione umana, adatta solo a cogliere i segnali dello 'Asijah, il mondo in cui dimoriamo principalmente.
Questo fenomeno è analogo alla nostra esperienza dei colori e della luce: esistono tutti all'interno dello spettro luminoso, eppure alcuni di essi, come gli infrarossi e i raggi X, rimangono al di fuori delle nostre percezioni sensoriali.
Esistono, ma non riusciamo a vederli senza usare uno strumento apposito.
Gli 'Olamot possono essere percepiti come mondi che esistono a vari livelli di vibrazione. Si pensi all'energia elettromagnetica: quando vibra a una velocità (frequenza), 30-15.000 Hz, per esempio, viene percepita come suono, alla frequenza di 0,76-0,39 μm viene percepita come luce.
L'energia è la stessa, ma noi la percepiamo attraverso organi sensoriali diversi a seconda della frequenza della sua vibrazione.
Possiamo dunque comprendere come gli 'Olamot possano essere percepiti nello stesso tempo (simultaneamente) e nello stesso spazio (ubiquamente), mentre le nostre percezioni sensoriali ci permettono di percepirne solo uno, quello dalla vibrazione più "densa": il mondo fisico di 'Asijah.
Il nostro mondo vibra così lentamente che le sue manifestazioni sono di densa materia fisica.
Gli altri 'Olamot hanno vibrazioni molto più rapide, che vanno oltre la capacità delle nostre percezioni sensoriali e quelle degli strumenti di misurazione da noi inventati finora.
Gli 'Olamot (Mondi) circondano e pervadono la nostra esistenza, pur rimanendo al di là delle nostre capacità di percepirli singolarmente.
Riassumendo:
Il sistema di mondi si estende uno dopo l'altro dal più elevato e rarefatto al più denso: i mondi facilitano la discesa progressiva e la contrazione della Luce divina fino a che la sua destinazione ultima, il nostro mondo, non inizia a esistere.
Il risultato di questo processo incessante è una serie graduale di mondi caratterizzati da livelli discendenti di percezione tra le creature e livelli ascendenti di limitazioni e occultamento della luce infinita di Dio.
L'intero sistema di livelli di realtà interconnessi tra loro a volte viene chiamato Seder Ha-Hishtalshelut. La radice del termine ebraico Hishtalshelut è shalshelet, che significa "catena", a indicare l'interconnessione esistente tra tutti i mondi.
Tratto da "Kabbalah. Tutti i segreti del misticismo ebraico" di Gabriella Samuel

mercoledì 3 aprile 2019

Il simbolo precede la spiegazione


È stato detto che il pensiero si è sviluppato dal linguaggio, non il linguaggio dal pensiero.
Ciò che le parole sono per il pensiero, i simboli lo sono per l'intuizione.
Per quanto ciò possa sembrare curioso, il simbolo precede la spiegazione...
... si faceva riferimento al glifo sacro e la meditazione su esso rivelava ciò che generazioni di meditazione ci aveva infuso.
Ai mistici è ben noto che se un uomo medita su di un simbolo attorno al quale sono state associate mediante la passata meditazione determinate idee, egli otterrà accesso a quelle idee, anche se il glifo non gli è stato mai spiegato...
Il misticismo è insito nella razza umana, e sebbene la Chiesa avesse distrutto tutte le radici della tradizione nella sua anima-gruppo, nondimeno spiriti devoti nel suo ambito riscoprirono la tecnica dell'accostamento dell'anima a Dio...
Tutti gli uomini e tutte le donne che hanno avuto esperienza pratica di vita spirituale ci dicono di aver ricevuto l'insegnamento da esseri Divini.
Saremmo assai sciocchi se trascurassimo completamente una qualità così grande di testimoni, specialmente quanti fra noi non hanno mai avuto alcuna esperienza personale di stati superiori di coscienza.
Alcuni psicologi ci diranno che gli Angeli dei Cabalisti e gli Dei e i Mani di altri sistemi sono i nosti propri complessi repressi; altri, con una visione meno limitata, ci diranno che questi esseri Divini sono le capacità latenti dei nostri propri io superiori.
Per il mistico devozionale questo non è un punto di grande importanza; egli ottiene i suoi risultati e ciò è quanto interessa; ma il mistico filosofico.... riflette sul problema e arriva a determinate conclusioni.
Queste conclusioni posso essere comprese soltanto quando... abbiamo una chiara linea di demarcazione tra il soggettivo e l'oggettivo...
"La Cabala mistica" Dion Fortune
Pensare che a un simbolo possa essere attributo un significato nuovo, da esso non posseduto prima, equivale pressapoco a negare il simbolismo, perché significa ridurlo a qualcosa di artificiale, se pur non interamente arbitrario...
Ogni vero simbolo porta i suoi molteplici sensi in se stesso, e questo fin dall'origine, giacché esso non è costituito come tale in virtù di una convenzione umana, ma in grazia della "legge di corrispondenza" che ricollega tra di loro tutti i mondi; che mentre qualcuno questi significati li vede, altri non li percepiscono o non ne vedono che una parte, non per questo essi vi sono meno realmente contenuti in realtà, e la differenza è provocata dall'"orizzonte intellettuale" di ognuno; il simbolismo è una scienza esatta e non una fantasmagoria rispetto alla quale le fantasie individuali possono darsi libero corso.
Tratto da "Sull'esoterismo cristiano" di René Guénon
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