venerdì 22 novembre 2019

Folk-lore

La concezione di folk-lore, come abitualmente intesa, si fonda su un'idea radicalmente falsa, e questa è l'idea che ci possano essere delle "creazioni popolari", prodotti spontanei della massa del popolo; si percepisce immediatamente lo stretto rapporto che questo modo di vedere ha con i "pregiudizi" democratici.
Qualcuno ha detto, molto giustamente, che "l'interesse profondo di tutte le tradizioni cosiddette popolari consiste soprattutto nel fatto che, in origine, esse non sono popolari" Luc Benoist..
Si tratta, come quasi sempre, di elementi tradizionali nel vero senso della parola, per quanto deformati, sminuiti o frammentari essi possano talvolta essere, e di cose che abbiano un valore simbolico, tutte queste cose, ben lungi dall'essere di origine popolare, non sono neppure di origine umana.
Quel che può essere popolare è unicamente il fatto che tali elementi "sopravvivano", quando appartengano a forme tradizionali scomparse; e, sotto questo riguardo, il termine folk-lore assume un significato abbastanza prossimo a quello di "paganesimo", tenendo di quest'ultimo presente solo l' etimologia, con l'intenzione "polemica" e ingiuriosa in meno.
Il popolo conserva in tal modo, senza capirli, i frammenti di antiche tradizioni, frammenti che risalgono talvolta a un passato così lontano che sarebbe impossibile determinarlo, e che ci si accontenta di riferire, per tal ragione, all'oscuro campo della "preistoria"; adempie in tal modo al ruolo di una sorta di memoria collettiva più o meno "subconscia", il cui contenuto è palesemente venuto da altre fonti (è questa funzione essenzialmente lunare, e si può osservare che, secondo l' astrologia, la massa popolare corrisponde di fatto alla Luna, ciò che indica nello stesso tempo, opportunamente, il suo carattere puramente passivo, incapace di iniziativa o di spontaneità)..
Quando si va al fondo delle cose si constata che quel che si è conservato in tal maniera contiene soprattutto, in forma più o meno velata, una somma notevole di dati d'ordine esoterico, vale a dire precisamente quanto è meno popolate nella sua essenza.
Quando una forma tradizionale è sul punto di estinguersi, i suoi ultimi rappresentanti possono benissimo affidare volontariamente, alla memoria collettiva, ciò che altrimenti si perderebbe senza remissione; in fondo è questo il solo mezzo per salvare quel che salvare si può ancora in una certa misura; e nel contempo l'incomprensione naturale della massa è una garanzia sufficiente perché ciò che possedeva un carattere esoterico non resti snaturato, ma si conservi soltanto, in guisa di testimonianza del passato, per coloro che in tempi diversi saranno capaci di capirlo.
Tratto da "Sull'esoterismo cristiano" di René Guénon

giovedì 14 novembre 2019

La bella addormentata in chiave cabalistica


C'è una similitudine che unisce le due parole porta-dalet דלח e conoscenza-da'at דעח.
Una lettera, quella mediana, le differenzia.
Nella parola "conoscenza", questa lettera, 'ayin ע, simbolizza la "sorgente" cui l' uomo deve attingere, così come l'"occhio" nuovo che deve acquisire avanzando sul cammino degli sponsali.
Nella parola "porta", questa lettera, lamed ל, simbolizza la "guida" sul cammino.
Il "conoscente" passa la "porta" tra le due lettere dalet ד e taw ח, la cui unione costituisce la parola דח che significa la legge.
Se passa la porta senza tener conto della legge, senza essersi reso conforme ad essa, è annientato dal complesso energetico nuovo cui la porta dà accesso; è fulminato dal fuoco della realtà che incontra e che le sue strutture non possono allo sopportare.
L'uomo non può dunque passare la porta se non nella conoscenza che, ancora una volta, non è intellettuale ma esperienza vissuta.
Lasciare il primo piano dell'esistenza per entrare nell'essere, passare la porta stretta che le tradizioni chiamano "porta degli uomini", vuol dire lasciare l'ignoranza intellettuale per vivere.
Chi può passare questa porta?
Ce lo dice la storia ben nota de La bella addormentata nel bosco:
Da 100 anni una principessa dorme all'interno di un castello nascosto nel centro di una foresta che si infoltisce di giorno in giorno ogni anno di più, fino a divenire invalicabile, al punto da soffocare questa vita nel sonno.
Con la principessa dormono il cane, i domestici, il castello intero, il giardino... al termine dei cent'anni, il figlio del re vicino viene a sapere dell'esistenza della bella addormentata.
Il suo cuore si infiamma per lei.
Decide di andare a svegliarla.
Si possono immaginare le avventure del giovane principe che sfoltisce la foresta per penetrarvi e arrivare fino al centro. Dopo un lungo tempo, con 1000 ferite, il principe ardente d'amore giunge a deporre sulle labbra della principessa un bacio che la sveglia.
Con lei si svegliano il cane, i domestici, la casa, il giardino. Tutto questo piccolo universo apre gli occhi.
Cosa è successo? La Bella che dorme e tif'eret-bellezza, il sole dell'essere, cui non sarebbe possibile brillare se prima l'uomo non ne ha portato a termine l'ascesa.
Non può raggiungerlo se prima non si è spogliato della foresta psichica, cosciente e inconscia, che l'invade, e lo soffoca a poco a poco.
Non può intraprendere questa avventura se non dopo aver preso coscienza della presenza di questa principessa, il suo essere essenziale, spirituale, riflesso e promessa del divino, germe nascosto, addormentato.
Il principe seducente che viene a sapere  della presenza della Bella non è altro che la coscienza informata, capace di orientare sul cammino di questa avventura l'uomo risvegliato al solo desiderio giusto.
E l'uomo non può vivere l'avventura se non sotto l'impulso dell'amore, in una dimensione dell'amore in cui, purtroppo, questa parola oggi incredibilmente usurata, non può più e rendere l'accezione.
Solo l'amore vero permette al principe di attraversare le prove della foresta.
Dato il bacio, si ha il risveglio dell'essere.
Teniamo presente che contemporaneamente si risveglia Il cosmo intero.
I familiari, il cane, il giardino, sono i regni che attendono tutti il risveglio dell'umanità per brillare del loro "vero colore".
Lo possono testimoniare coloro che hanno fatto l'esperienza: il quotidiano, il gesto quotidiano, vissuto fino ad allora nella banalità della ripetizione, prende a questo livello un rilievo sempre nuovo:  "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Apocalisse 21, 5)
Tratto da "Il simbolismo del corpo umano" di Annick de Souzenelle

lunedì 4 novembre 2019

La falsa "opera al bianco"


L'abito di luce non può che bruciare colui che non è divenuto luce.
Questo è il processo della falsa "opera al bianco".
Non mediteremo mai abbastanza su questa grandiosa tentazione di potere, uno dei tre tentacoli dell'idra -śatan, opera nera per rifiuto dell' "opera al nero".
E molte opere nere hanno l'apparenza del bianco.
Ma quando l'"opera al nero" viene elusa, la tunica brucia prima o poi chi l'ha rubata.
Ogni potenza acquisita per magia (scoramento dei misteri fuori dal NOME) è del śatan - opera di indiscrezione di colui che getta uno sguardo sul mistero che egli non è divenuto, e che va a diffonderlo all'esterno.
La magia non è che uno degli aspetti dei rapporti di forza dell'uomo e del cosmo.
Essa usa dei mezzi segreti che esigono il rinnovo dell'atto di Adamo che apre il suo nucleo prima del tempo.
Lungi da far uscire l'uomo dalla sua condizione di tunica di pelle, la magia ve lo imprigiona ulteriormente.
Essa non ha niente a che vedere con l'arte dei Magi, sacerdoti e uomini di scienza dell'antichità che formavano primitivamente la casta sacerdotale dei Medi.
In ciò consiste l'insidioso pericolo presentato da tutte le tecniche che pretendono di condurre all'"opera al bianco", quando non sono insegnate da maestri capaci di risvegliare nei loro discepoli la coscienza della totalità dell'"opera".
L'occidente è tanto più tentato da questo "falso bianco" in quanto è stato rinchiuso per secoli in una costruzione morale molto poco esaltante.
Ha cercato un compenso, finendo nella trappola inaridente di un attivismo intellettuale ad oltranza, che conduce all'attuale impasse.
Per reazione rischia fortemente di cadere nella trappola contraria di una mistica ad ogni costo.
Ciò viene diffusamente sollecitato con esperienze di ogni genere, praticate oggi senza discernimento, dalle tecniche che appaiono le più sagge fino ai viaggi artificiali più folli.
Via arida e via umida sono entrambe vissute come compensazione d'una tradizione rifiutata, perché infantilizzante e totalmente insufficiente per la nuova esigenza di un'umanità che affronti il mostro divoratore della "porta degli uomini".
L'uomo deve ritrovare la tradizione e, in essa, un'altra dimensione del suo messaggio.
Solo se vivrà questo messaggio, la tradizione gli affiderà il resto dei suoi tesori, e l'uomo comincerà a vivere la propria incarnazione autentica.
Tratto da "Il simbolismo del corpo umano" di Annick de Souzenelle

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