giovedì 27 settembre 2018

Il Magistero del Sole

Nell'uomo occulto, vero laboratorio trasmutante, il Magistero del Sole corrisponde alla purità della sostanza salina contenuta nella Materia Filosofica.
A questo punto si genera nell'uomo rosso (Zolfo), lo stato d'amore nei confronti della donna bianca (Mercurio), anche se il matrimonio tra il re (Zolfo) e la regina (Mercurio) non si è ancora verificato.
Tale processo si realizzerà per mezzo dell'attrazione del Mercurio, il quale, simpatizzando con lo Zolfo, sublimato si lascerà accattivare e coagulare da quest'ultimo .
Essendo lo Zolfo-Re colui che comanda in noi, la sua sovranità si esprime per mezzo della volontà.
L'attenuazione della condizione egoica consentirà di sopprimere le sovrastrutture che sottendono alla schiavitù della sentimentalità non controllata.
Si genererà quella luce spirituale che è in grado di fugare le tenebre interiori.
Il Sol Invictus, dimorante nelle profondità dell'anima, sorgerà glorioso in noi per illuminare la coscienza e metterci al riparo dalle tempeste interne che minano l'autentica fortezza animica.
Sole che spazza via con la fulgida luce le paure, le angosce e le passioni incontrollate che destabilizzano la psiche e il cuore.
Il compito dell'iniziato consiste nel penetrare la parte nascosta, occulta, esoterica della divinità. Facendo emergere l'Uomo Storico, il Nume, l'Adam Kadmon cabalistico o Uomo Celeste, egli entra in contatto con il suo aspetto primigenio, il Maestro interiore della Tradizione.
Questa parte sconosciuta che abita in lui possiede un livello di conoscenza elevatissimo e primordiale e può guidare l'iniziato sulle impervie vie del sapere.
Chi vincerà il serpente e domerà se stesso, perverrà alla vera realizzazione. Il Serpente-Drago crea nebbia, un fitto muro generatosi dal suo alito: l'alito del drago.
Tratto da "La Scienza dell'Hermes" di S.Mayorca

martedì 25 settembre 2018

Il canto delle Sirene


Le forme illusorie tendono a sviare l'iniziato dalla strada maestra della Conoscenza.
Sono le larve dei desideri, energie fantasmatiche, residui di pensieri morbosi che destabilizzano la mente e l'animo di colui che percorre il sentiero iniziatico.
Entrare in contatto con questi aggregati significa precipitare in un vortice magnetico che risucchia l'impronta animica consumandola.
Questa sudditanza è tanto più dolorosa quando vi si è intrappolati e pur coscienti di ciò non vi si riesce di liberarsi da tale giogo.
Solo una volontà ferrea, unita a un equilibrio fuori dal comune, consentono all'iniziato di salvarsi e di ritrovare la rotta perduta.
Il canto delle Sirene è vinto e il sapiente veleggia di nuovo verso le acque sicure della Lux rigeneratrice.
Queste forze oscure e dissolutrici sono sempre in agguato pronte a ghermire quanti cadono nella loro ragnatela.
Possono presentarsi sotto forma di una donna seducente, di una situazione appagante.
Prendono le fattezze dell'amico sincero e nel contesto di un misticismo esasperato e fuorviante corrodono lo spirito.
Si tratta di un vero e proprio contagio che assale i sensi fisici e quelli sottili per mezzo di una esaltazione destabilizzante.
Tali esperienze possono anche assumere il valore di prove, che si manifestano maggiormente quando il percorso intrapreso è giunto a un punto critico, a uno stadio avanzato.
Per quale ragione si innescano determinate dinamiche in un individuo evoluto, avanti nel cammino?
Possiamo definire il meccanismo come fattore umano.
L' uomo, pur con un bagaglio evolutivo di alto spessore, è soggetto alle leggi fisiche che si sostanziano sotto forma di passioni, desideri, aspirazioni mancate.
Tutti elementi radicati nel profondo, sopiti nell'inconscio, pronti a emergere sotto la spinta, lo stimolo di situazioni esterne.
Quando il terreno è fertile, la trappola scatta e l'iniziato proietta su talune situazioni quanto celato animicamente.
Le passioni e gli istinti non vanno eliminate vivendo una vita ascetica, ma solo dominati, controllati, al fine di disporne a piacimento diventandone padroni e non schiavi.
Viviamo nel mondo e non possiamo isolarci completamente, tuttavia è necessario proteggere la nostra essenza più nascosta, una sorta di barriera capace di respingere il Mare Magnum di energie che ci attraversano.
Tratto da "La scienza dell'Hermes" di S. Mayorca

giovedì 20 settembre 2018

I 5 sensi come strumenti di conoscenza


Il Risvegliato non accetta le mezze verità ma ricerca, sperimenta, opera per avvicinarsi alla Verità.
La sua testa svetta verso il cielo, si proietta tra le stelle dell'Astrale Superiore.
La prigione costituita dai sensi è ingannevole, però attenzione: non stiamo affermando che sia necessario estinguerli, ma semplicemente controllarli, dominarli e dirigerli.
Contrariamente, si entrerebbe nella filosofia dei mistici, che non ha nulla a che vedere con un percorso di ordine iniziatico-operativo.
Il misticismo dà vita alla passività e di conseguenza alla stagnazione.
L' alchimia, viceversa, abbisogna di un'azione dinamica, di sforzo attivo che ne esalti le qualità volitive facendo emergere la parte più antica dell'essere umano, o Uomo Storico.
I cinque sensi dell' uomo, demonizzati dall'egemonia religiosa sono al centro di ogni manifestazione vitale e percezione del mondo.
La loro funzione è fondamentale.
Senza questi strumenti l'essere umano non potrebbe sperimentare il bene e il male, quanto è luminoso e quanto è oscuro, la gioia e il dolore, in una parola tutta la gamma delle sensazioni ed emozioni che compongono il nostro vissuto.
Attraverso questi canali percettivi si forma l'esperienza dell'individuo, la sua personale evoluzione in sintonia con il bagaglio animico di cui viene dotato alla nascita.
Ermeticamente parlando, i sensi vanno purgati dalla tempeste vibratorie che la corrente volgare impone sin da quando veniamo al mondo.
Se nel quotidiano tenere a bada questo aspetto è importante, a livello iniziatico deve essere un principio inalienabile.
I sensi alterati generano un sentire falsato, inquinato dalle suggestioni della natura inferiore e della matrice lunare, impressionabile e instabile, in continuo mutamento.
Senza controllo essi producono una visione alterata della realtà, creando confusione, distorcendo negativamente quanto cade sotto il loro raggio d'azione.
Vanno educati e istituti, dominati, incanalati e diretti giacché sono parte integrante della struttura sottile.
Dobbiamo immaginare l'apparato sensorio come un sismografo sensibilissimo, capace di intercettare la minima scossa sismica.
La stessa cosa si palesa per i cinque sensi i quali, se non purgati e resi neutri percepiscono quanto li circonda in modo fantastico e contraffatto.
Il sensismo ermetico, intelligenza purissima, è connesso con forze, elementi che rinveniamo anche nell'antichità, per esempio nello Gnosticismo o nella filosofa campanelliana.
Quest'ultimo afferma che i sensi sono gli strumenti elettivi deputati alla conoscenza del mondo, della dimensione visibile e di quella non visibile.
I cinque sensi non vanno condannati come peccaminosi perché Dio li ha donati all'uomo per fare esperienza e sperimentare quanto lo circonda.
Ogni cosa creata manifesta uno spirito immanente e possiede in sé una forma di vita o principio intelligente e arcano.
Alla base del sensismo inteso in senso ermetico è presente l'unione con il Tutto.
I sensi ripuliti dal sostrato pesante, interagiscono con l'intera Creazione, con l'Universo...
Il Pentalfa che svetta in alto è simbolo dell'uomo evoluto, equilibrato, che ha dominato le sue passioni senza estinguerle.
Egli è padrone della sua esistenza fin dove il suo destino lo consente, poiché nessuno può sottrarsi completamente al fato.
Oltre i bagliori fugaci della dissolvenza di un mondo in rovina, la Luce, quella vera, illumina il sentiero che conduce alla Grande Opera.
Tratto da "La scienza dell'Hermes" di S. Mayorca

martedì 18 settembre 2018

L'evoluzione dopo la morte


Non bisogna credere che lo stato sottile cessi all'istante stesso del sopraggiungere della morte corporea; al contrario, è un passaggio dell'essere nella forma sottile, una fase transitoria nel riassorbimento delle facoltà individuali dal manifestato al non- manifestato.
L'"evoluzione postuma" dell'essere umano, vale a dire le conseguenze che derivano dalla morte, o per meglio dire dalla dissoluzione di quel composto che costituisce la sua individualità attuale.
Quando questa dissoluzione è avvenuta, non vi è più propriamente l'essere umano, poiché è appunto essenzialmente questo composto che costituisce l'uomo individuale; il solo caso in cui è ancora possibile chiamarlo umano è quando, dopo la morte corporea, l'essere resta in qualcuno di quei prolungamenti dell'individualità, alcuni dei suoi elementi psichici o sottili sussistono, in un certo qual modo, senza dissolversi.
Negli altri casi l'essere non può più considerarsi umano, poiché, dallo stato al quale si applica questo nome, è passato ad un altro stato che può essere individuale o non.
Se si considera la morte in un senso più generale, vale a dire come cambiamento di stato, ci rendiamo conto immediatamente che nascita e morte  sono delle modificazioni che si corrispondono analogicamente, essendo il principio e la fine d'un ciclo d'esistenza individuale.
Sono fenomeni rigorosamente equivalenti, la morte per uno stato, essendo nello stesso tempo la nascita in un altro.
La stessa modificazione che è una morte o una nascita, secondo lo stato o il ciclo di esistenza in rapporto al quale lo si considera è propriamente il punto comune ai due stati o il passaggio dall'uno all'altro.
L'essere e solo passato ad un altro stato non più umano, poiché non appartiene più alla specie umana.
L'uso della parola "postumo" è soltanto dal punto di vista speciale dell'individualità umana, ed in quanto questa è condizionata dal tempo, che si può parlare di ciò che si produrrà "dopo la morte"..si intende conservare quel significato cronologico.
In se stessi gli stati considerati, se sono al di fuori dell'individualità umana, non sono affatto temporali, né possono, per conseguenza, essere rilevati cronologicamente.
Lo stato non- manifestato è libero da ogni successione.
Quando un uomo sta per morire, la parola e poi il resto delle facoltà esterne, è riassorbita nel senso interno (manas) poiché l'attività degli organi esteriori cessa prima di questa facoltà interiore.
Questa facoltà interiore, nello stesso modo, si riassorbe poi nel "soffio vitale" (prana), accompagnata similmente da tutte le funzioni vitali, poiché queste funzioni sono inseparabili della vita stessa.
Il "soffio vitale" accompagnato da tutte le altre funzioni e facoltà è riassorbito nell'"anima vivente", manifestazione particolare del "Sé" al centro dell'individualità umana.
Come i servi di un re si riuniscono intorno a lui quando è in procinto di intraprendere un viaggio.
All'ultimo momento quando quest'"anima vivente" sta per ritirarsi dalla sua forma corporea essa si ritira in un'essenza individuale luminosa in uno stato sottile.
Per conseguenza si dice che il "soffio vitale" si ritira nella Luce, assimilata da un veicolo igneo.
La morte è essenzialmente sinonimo di cambiamento di stato.
Non è ancora la "Liberazione" realizzata poiché i vincoli individuali non sono interamente distrutti; ma è la possibilità di ottenere questa "Liberazione" prendendo come punto di partenza lo stato umano, nel cui prolungamento l'essere si trova mantenuto per tutta la durata del ciclo al quale questo appartiene, affinché possa essere compreso nella "trasformazione" finale che si compirà quando questo ciclo sarà compiuto, riconoscendo quello che allora vi sarà contenuto allo stato principiale di non-manifestazione.
Perciò si attribuisce a questa possibilità il nome di "Liberazione differita" o di "Liberazione per gradi", perché essa non sarà ottenuta che dopo tappe intermedie e non direttamente ed immediatamente.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

giovedì 13 settembre 2018

Il monosillabo sacro OM e l'Atma


L'Om rappresenta un "appoggio" per ottenere la conoscenza di Atma.
Atma rappresentato dalla sillaba Om che a sua volta è rappresentata da caratteri (matra) per cui le condizioni di Atma sono le matra di Om e inversamente le matra di Om sono le condizioni di Atma:
Questi caratteri sono A, U e M.
-Vaishwanara, il cui seggio è nello stato di veglia è rappresentato da A, la prima matra, perché essa è la connessione (apti, tutti i suoni, il suono primordiale  A, quello emesso dagli organi della parola nella loro posizione naturale, essendo come immanente in tutti gli altri, che ne sono modificazioni e che si unificano in esso, come Vaishwanara è presente in tutte le cose del mondo sensibile che lo riconduce all'unità.
Adi è la prima delle condizioni d'Atma, la base su cui deve compiersi, per l'essere umano, la realizzazione metafisica.
-Taijasa, il cui seggio è nello stato di sogno, è rappresentato da U, la seconda matra, perché essa è l'elevazione (utkarsha, del suono, prendendo come punto di partenza la sua prima modalità, come lo stato sottile è nella manifestazione formale, d'un ordine più elevato dello stato grossolano) ed anche perché partecipa di entrambe, vale a dire che per la sua natura e per la sua posizione, è intermediaria fra i due elementi estremi del monosillabo Om, come lo stato di sogno è intermediario fra la veglia ed il sonno profondo.
Quegli che ciò conosce procede sulla via della Conoscenza e così illuminato è in armonia con tutte le cose, poiché considera l'Universo manifestato come la produzione della sua propria conoscenza che gli è inseparabile.
-Prajna, il cui seggio è nello stato di sonno profondo è rappresentato da M, la terza matra, perché essa è la misura, miti, delle altre due, come in un rapporto matematico, il denominatore è la misura del numeratore ed anche perché è lo scopo ultimo del monosillabo Om, considerato racchiudente la sintesi di tutti i suoni come il non-manifestato confine sinteticamente ed in principio, tutto il manifestato con i suoi diversi modi possibili.
Bisogna considerare che i suoni A e U si unificano in quello di O e questo a sua volta si disperde nel suono finale è nasale di M, senza tuttavia essere distrutto ma anzi prolungandosi indefinitamente anche se indistinto ed impercettibile.
Le forme geometriche che corrispondono rispettivamente alle tre matra sono una linea retta, una semicircolare (o meglio spirale) ed un punto; la prima simbolizza il dispiegarsi completo della manifestazione; la seconda, uno stato d'inviluppo relativo, in rapporto a questo dispiegarsi, ma tuttavia ancora sviluppato e manifestato; è finalmente la terza, lo stato informale e "senza dimensioni" i condizioni limitative speciali, vale a dire il non-manifestato.
L'insieme dei tre mondi o dei differenti gradi dell'Esistenza universale, di cui l'Essere puro e il "determinante".
Tratto da L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

martedì 11 settembre 2018

Prajna lo stato di sonno profondo


Quando l'essere che dorme non prova più desideri, non è più soggetto ai sogni, esso è nello stato di sonno profondo; colui che in questo stato è divenuto uno, che si è identificato ad un insieme sintetico di Conoscenza integrale.
"Tutto è uno, dice il Taoismo; durante il sonno, l'anima, non distratta, si concentra in questa unità; ma durante la veglia, distratta, essa distingue diversi esseri".
La Conoscenza integrale s'oppone qui alla conoscenza distintiva, che, riferendosi specialmente all'individuale o al formale, caratterizza i due stati precedenti; è il primo degli involucri di Atma (vijnanamaya-kosha) penetrando nel "mondo dei nomi e delle forme" che è pieno di Beatitudine e che gode veramente di essa, e la cui bocca (lo strumento di conoscenza) è unicamente la Conoscenza totale, chiamato Prajna (Colui che conosce al di fuori e al di là ogni condizione speciale).
Il veicolo d'Atma nello stato di Prajna è il karana-sharira, esso non è affatto distinto veramente da Atma, poiché ormai siamo di là dalla distinzione.
La Beatitudine è fatta da tutte le possibilità d'Atma, si potrebbe dire che essa ne sia la somma stessa; Atma, in quanto Prajna, gode di questa Beatitudine come del suo proprio dominio, perché essa è, in realtà, la pienezza del suo essere.
È una stato essenzialmente informale e sopra-individuale; non potrebbe dunque trattarsi d'uno stato "psichico" o comunque "psicologico" (ciò che è propriamente psichico è lo stato sottile).
Questo stato di indifferenziazione, nel quale l'intera conoscenza è centralizzata sinteticamente nell'unità essenziale e fondamentale dell'essere, è lo stato non-manifestato o non-sviluppato, principio e causa di tutta la manifestazione e a partire dal quale essa è sviluppata nella molteplicità dei suoi diversi stati, e più particolarmente, per quel che concerne l'essere umano, nei suoi stati sottile e grossolano.
Questo non- manifestato è identificato, sotto questo rapporto, alla Natura primordiale; ma in realtà esso è contemporaneamente Purusha e Prakriti, poiché li contiene entrambi nella sua stessa indifferenziazione.
In questo stato i diversi oggetti della manifestazione (anche di quella individuale) sia esterni che interni, sussistono in modo principiale essendo unificati perché non più concepiti nell'aspetto secondario e contingente della distinzione; essi si trovano fra la possibilità del Sé che quando ha coscienza dell sua permanenza nell'"eterno presente" è per se stesso cosciente di tutte queste possibilità, considerate "non-distintivamente" nella Conoscenza integrale.
Nello stato di Prajna designato col nome di "serenità" (Nirvana), la Luce intelligibile è colta direttamente, ciò che costituisce l'intuizione intellettuale, e non più per riflesso attraverso il mentale come negli stati individuali.
Buddhi (facoltà di conoscenza soprarazionale), nello stato Prajna comprenderà tutto ciò che è oltre l'esistenza individuale.
Dobbiamo allora considerare nell'Essere un nuovo ternario, costituito da Purusha, Prakriti e Buddhi.
Purusha è il polo "subiettivo" della manifestazione e Prakriti ne è il polo "obbiettivo"; Buddhi corrisponde naturalmente alla conoscenza che è quasi una risultante del soggetto e dell'oggetto, o il loro "atto comune".
Tuttavia è bene notare che nell'ordine dell'Esistenza universale, e Prakriti che "concepisce" le sue produzioni per l'influenza non-agente di Purusha, mentre nell'ordine delle esistenze individuali il soggetto conosce al contrario per l'azione dell'oggetto; l'analogia è dunque invertita.
Se si considera l'intelligenza come inerente al soggetto si dovrà dire che l'Intelletto universale è essenzialmente attivo, mentre l'intelligenza individuale è passiva, per lo meno relativamente, ciò che del resto implica il suo carattere "riflesso".
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il vedanta" di R. Guénon

giovedì 6 settembre 2018

Taijasa, lo stato di sogno


In questo stato, le facoltà esterne, anche sussistendo potenzialmente, si riassorbono nel senso interno (manas) che ne è la comune sorgente, il loro appoggio e il loro fine immediato; esso risiede nelle arterie luminose (nadi) della forma sottile, dove è diffuso in modo indiviso come il calore.
L'elemento igneo, considerato nelle sue proprietà essenziali, è contemporaneamente luce e calore.
Tutto ciò che si riferisce a questo stato riguarda molto da vicino la natura stessa della vita, che è inseparabile dal calore; quanto alla luminosità bisogna intendere da ciò il riflesso e la diffrazione della Luce intelligibile nelle modalità extra-sensibili della manifestazione formale.
Per nadi o arterie della forma sottile, esse non debbono essere affatto confuse con le arterie corporee per le quali si effettua la circolazione del sangue, ma piuttosto corrispondono fisiologicamente, alle ramificazioni del sistema nervoso, poiché sono espressamente descritte come luminose; ora, essendo il fuoco in qualche modo polarizzato in luce e calore, lo stato sottile è collegato a quello corporeo in due modi differenti e complementari; per il sangue, quanto alla qualità calorica, per il sistema nervoso, quanto a quella luminosa.
Fra le nadi ed i nervi non vi è un'identificazione poiché le prime non sono corporee ed anche perché si tratta in realtà di due differenti domini nell'individualità integrale.
Parimenti quando si stabilisce un rapporto tra le funzioni di queste nadi e la respirazione, fondati sull'assimilazione di certi ritmi, principalmente legati al regolamento della respirazione...essa è essenziale al mantenimento della vita e corrisponde veramente all'atto vitale principale, ma non bisogna affatto concludere di poter rappresentare (i nadi) quasi come una specie di canali nei quali l'aria circolerebbe; sarebbe confondere con un elemento corporeo il "soffio vitale" (prana) che appartiene propriamente all'ordine della manifestazione sottile.
Il numero totale delle nadi è di 72000; per altri testi tuttavia sarebbe 720 milioni; ma la differenza è più apparente che reale, poiché questi numeri debbono essere intesi simbolicamente.
Nello stato di sogno, l'"anima vivente" individuale (jivatma) è per se stessa la sua propria luce  e produce, per l'effetto del suo desiderio (kama), un mondo che procede interamente da sé stessa, ed i cui oggetti consistono esclusivamente in concezioni mentali, vale a dire in combinazione d'idee rivestite di forme sottili, che dipendono sostanzialmente dalla forma sottile dell'individuo stesso, di cui questi oggetti ideali sono altrettante modificazioni accidentali e secondarie.
Questa produzione è considerata come illusoria i come se avesse solamente un'esistenza apparente, mentre, nel mondo sensibile, dov'è allo stato di veglia, la stessa "anima vivente" ha la facoltà d'agire nel senso d'una produzione "pratica" anche indubbiamente illusoria in rapporto alla realtà assoluta e transitoria come ogni manifestazione, ma che tuttavia ha una realtà relativa ed una stabilità sufficiente per servire ai bisogni della vita ordinaria e "profana".
Questa differenza non implica una superiorità effettiva dello stato di veglia su quello di sogno.
Le possibilità dello stato di sogno sono più estese di quelle dello stato di veglia e permettono all'individuo di sfuggire, in una certa misura, a qualcuna delle condizioni limitative alle quali è sottomesso nella modalità corporea.
Il Sé (Atma) però non può essere in nessun modo raggiunto da concezioni che in qualche modo si limitano alla considerazione degli oggetti esterni ed interni, la cui conoscenza costituisce rispettivamente lo stato di veglia e quello di sogno e perciò non spingendosi oltre l'insieme di questi due stati, restano interamente nei limiti della manifestazione formale e dell'individualità umana.
Il dominio della manifestazione sottile può, in ragione della sua natura mentale, designarsi come un modello ideale al fine di così distinguerlo dal mondo sensibile, che è il domino della manifestazione grossolana.
Sia che lo si consideri al punto di vista "macrocosmico" o a quello "microcosmico", il mondo ideale è concepito da facoltà che corrispondono analogicamente a quelle per le quali è percepito il mondo sensibile o, se si preferisce, che sono quelle stesse facoltà in principio, ma considerate in un altro modo d'esistenza e ad un altro grado di sviluppo, la loro attività esercitandosi in un dominio differente.
Perciò Atma, in questo stato di sogno, vale a dire in quanto è Taijasa, ha lo stesso numero di membra e di bocche (o strumenti di conoscenza) che in quello di veglia.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

martedì 4 settembre 2018

Vaishwanara l'Uomo Universale


Vaishwanara è l'Uomo Universale, ma considerato più particolarmente nello sviluppo completo dei suoi stati di manifestazione e nell'aspetto speciale di questo sviluppo.
L'estensione di tale parola può qui sembrare limitata ad uno di questi stati, il più esteriore, quello della manifestazione grossolana, che costituisce il mondo corporeo; ma questo stato particolare può essere un simbolo per designare l'insieme della manifestazione universale, di cui è un elemento, proprio perché esso è per l'essere umano la base ed il punto di partenza obbligato di tutta la realizzazione.
È in questo senso che lo stato di cui si tratta può riferirsi all'"Uomo Universale" e può essere descritto come costituente il suo corpo, concepito in analogia con quello dell'uomo individuale, analogia che è quella del "macrocosmo" e del "microcosmo".
Sotto questo aspetto Vaishwanara è anche identificato all'Intelligenza cosmica in quanto regge ed unifica nella sua integralità l'insieme del mondo corporeo.
Vaishwanara significa "ciò che è comune a tutti gli uomini".
Le sette membra di cui parla il testo della Mandukya Upanishad sono le sette parti principali del corpo "macrocosmico" di Vaishwanara;
1° l'insieme della sfere luminose superiori, vale a dire degli stati superiori dell'essere, ma unicamente considerati nei loro rapporti con lo stato di cui specialmente si tratta, è paragonato alla parte della testa che contiene il cervello e corrisponde organicamente alla funzione "mentale", che è un riflesso della Luce intelligibile o dei principi sopra-individuali.
2° il Sole e la Luna, o più esattamente i principi rappresentanti nel mondo sensibile da questi due astri sono i due occhi.
3° il principio igneo è la bocca e l'atto vitale principale, il calore e intimamente associato alla vita stessa.
4° le direzioni dello spazio sono gli orecchi.
5° l'atmosfera, vale a dire l'ambiente cosmico da cui procede il soffio vitale (prana) corrisponde ai polmoni.
6° la regione intermediaria che si distende fra la Terra e le sfere luminose o i Cieli, regione che è considerata come l'ambiente dove si elaborano le forme corrisponde allo stomaco (esso comprende anche l'atmosfera, considerata allora come l'ambiente di propagazione della luce e l'agente di questa propagazione non è l'Aria bensì l'Etere.
7° la Terra, vale a dire in senso simbolico, l'ultimo attuarsi di tutta la manifestazione corporea, corrisponde ai piedi, che sono l'emblema di tutta la parte inferiore del corpo.
Le relazioni di queste diverse membra tra loro e le loro funzioni nell'insieme cosmico al quale appartengono sono analoghe a quelle corrispondenti parti dell'organismo umano.
Vaishwanara ha coscienza del mondo della manifestazione sensibile per mezzo di 19 organi designati come bocche perché sono le "entrate" della conoscenza per tutto quello che si riferisce a questo dominio; l'assimilazione intellettuale che d'opera nella conoscenza è spesso simbolicamente paragonata all'assimilazione vitale che s'effettua per mezzo della nutrizione.
Questo 19 organi sono; i 5 di sensazione, i 5 d'azione, i 5 soffi vitali (vayu) il mentale o il senso interno (manas), l'intelletto (Buddhi), il pensiero (chitta) facoltà che dà forma alle idee e le associa tra loro, e la coscienza individuale (ahankara).
Lo stato di veglia nel quale si esercita l'attività degli organi e delle facoltà è considerato come la prima condizione d'Atma, quantunque la modalità grossolana o corporea, alla quale corrisponde, costituisca l' ultimo grado dell'ordine dello sviluppo del manifestato, partendo dal suo principio primordiale e non-manifestato e definisca il termine di questo sviluppo, per lo meno in rapporto allo stato d'esistenza nel quale si situa l'individualità umana.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon
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