giovedì 6 settembre 2018

Taijasa, lo stato di sogno


In questo stato, le facoltà esterne, anche sussistendo potenzialmente, si riassorbono nel senso interno (manas) che ne è la comune sorgente, il loro appoggio e il loro fine immediato; esso risiede nelle arterie luminose (nadi) della forma sottile, dove è diffuso in modo indiviso come il calore.
L'elemento igneo, considerato nelle sue proprietà essenziali, è contemporaneamente luce e calore.
Tutto ciò che si riferisce a questo stato riguarda molto da vicino la natura stessa della vita, che è inseparabile dal calore; quanto alla luminosità bisogna intendere da ciò il riflesso e la diffrazione della Luce intelligibile nelle modalità extra-sensibili della manifestazione formale.
Per nadi o arterie della forma sottile, esse non debbono essere affatto confuse con le arterie corporee per le quali si effettua la circolazione del sangue, ma piuttosto corrispondono fisiologicamente, alle ramificazioni del sistema nervoso, poiché sono espressamente descritte come luminose; ora, essendo il fuoco in qualche modo polarizzato in luce e calore, lo stato sottile è collegato a quello corporeo in due modi differenti e complementari; per il sangue, quanto alla qualità calorica, per il sistema nervoso, quanto a quella luminosa.
Fra le nadi ed i nervi non vi è un'identificazione poiché le prime non sono corporee ed anche perché si tratta in realtà di due differenti domini nell'individualità integrale.
Parimenti quando si stabilisce un rapporto tra le funzioni di queste nadi e la respirazione, fondati sull'assimilazione di certi ritmi, principalmente legati al regolamento della respirazione...essa è essenziale al mantenimento della vita e corrisponde veramente all'atto vitale principale, ma non bisogna affatto concludere di poter rappresentare (i nadi) quasi come una specie di canali nei quali l'aria circolerebbe; sarebbe confondere con un elemento corporeo il "soffio vitale" (prana) che appartiene propriamente all'ordine della manifestazione sottile.
Il numero totale delle nadi è di 72000; per altri testi tuttavia sarebbe 720 milioni; ma la differenza è più apparente che reale, poiché questi numeri debbono essere intesi simbolicamente.
Nello stato di sogno, l'"anima vivente" individuale (jivatma) è per se stessa la sua propria luce  e produce, per l'effetto del suo desiderio (kama), un mondo che procede interamente da sé stessa, ed i cui oggetti consistono esclusivamente in concezioni mentali, vale a dire in combinazione d'idee rivestite di forme sottili, che dipendono sostanzialmente dalla forma sottile dell'individuo stesso, di cui questi oggetti ideali sono altrettante modificazioni accidentali e secondarie.
Questa produzione è considerata come illusoria i come se avesse solamente un'esistenza apparente, mentre, nel mondo sensibile, dov'è allo stato di veglia, la stessa "anima vivente" ha la facoltà d'agire nel senso d'una produzione "pratica" anche indubbiamente illusoria in rapporto alla realtà assoluta e transitoria come ogni manifestazione, ma che tuttavia ha una realtà relativa ed una stabilità sufficiente per servire ai bisogni della vita ordinaria e "profana".
Questa differenza non implica una superiorità effettiva dello stato di veglia su quello di sogno.
Le possibilità dello stato di sogno sono più estese di quelle dello stato di veglia e permettono all'individuo di sfuggire, in una certa misura, a qualcuna delle condizioni limitative alle quali è sottomesso nella modalità corporea.
Il Sé (Atma) però non può essere in nessun modo raggiunto da concezioni che in qualche modo si limitano alla considerazione degli oggetti esterni ed interni, la cui conoscenza costituisce rispettivamente lo stato di veglia e quello di sogno e perciò non spingendosi oltre l'insieme di questi due stati, restano interamente nei limiti della manifestazione formale e dell'individualità umana.
Il dominio della manifestazione sottile può, in ragione della sua natura mentale, designarsi come un modello ideale al fine di così distinguerlo dal mondo sensibile, che è il domino della manifestazione grossolana.
Sia che lo si consideri al punto di vista "macrocosmico" o a quello "microcosmico", il mondo ideale è concepito da facoltà che corrispondono analogicamente a quelle per le quali è percepito il mondo sensibile o, se si preferisce, che sono quelle stesse facoltà in principio, ma considerate in un altro modo d'esistenza e ad un altro grado di sviluppo, la loro attività esercitandosi in un dominio differente.
Perciò Atma, in questo stato di sogno, vale a dire in quanto è Taijasa, ha lo stesso numero di membra e di bocche (o strumenti di conoscenza) che in quello di veglia.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

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