Paracelso è capace di parlare di una "chiromanzia delle erbe" o di una "anatomia delle stelle", poiché "anatomia" diventa per lui la conoscenza dello stato originario di un corpo e la sua scomposizione in sale, zolfo e mercurio.
Egli disprezzava l'anatomia ordinaria.
Considerava quale retta anatomia la conoscenza della volontà e delle forme del mondo e dei loro effetti nelle funzioni organiche del corpo.
Quanto all'astrologia, Paracelso riprende il concetto platonico della duplicità dell'uomo, scisso in un corpo visibile ed uno invisibile.
L'uomo così composto è sottoposto all'influenza delle stelle.
Anzitutto egli rigetta l'astronomia jurdiciaria e cioè quella ordinaria che pretende di predire l'avvenire in ogni dettaglio.
Divide poi nettamente l'uomo in un essere bestiale ed uno celestiale o angelico, e limita l'influsso delle stelle alla "bestia" nell'uomo, cioè alle sensazioni materiali.
L'adagio "volentem fata ducunt, nolentem trahunt", è espresso nel seguente modo: l'uomo saggio comanda alle stelle e al suo destino meccanicamente preordinato nel corso della Natura, operando, quanto alla sua persona, un'alterazione nel determinismo cosmico mediante una esplicazione del suo libero volere: l' uomo bestiale è invece 'dominato, retto, costretto, forzato dalle stelle".
Le costellazioni agiscono puramente sul lato bestiale dell' uomo, non avendo invece potere sulla sua anima divina in lui, essendo diretta emanazione del volete divino.
Si potrebbe dire che la nostra concezione delle leggi naturali coincida con la costellazione paracelsiana oppure che Paracelso inquadri l'uomo in un determinismo cosmico ove l'azione svolgentesi sulla stella più lontana si ripercuote sul divenire mondiale e sui casi umani; ad esso l'uomo rettamente ispirato e purificato da ogni scoria può opporsi però mediante uno sforzo volitivo della sua essenza divina.
Paracelso tenta di penetrare negli arcani dell'Eterno e di scoprire il volere del cielo '
"magicamente" e non "astrologicamente", gettando il suo sguardo nella correlazione del cosmo ben evidente nella sua coscienza magica.
Gli astri sorgono come il Tutto dal vento "Fiat" della volontà divina e corrispondono alle necessità causali insite nei fenomeni, mediante una correlazione strettissima tra macrocosmo e microcosmo.
"Le stelle sono i modelli, gli stampi, le forme e le matrici di tutte le piante. Per mezzo della forza d'attrazione ogni stella genera sulla terra un'erba che le corrisponde".
Tale concetto richiama il principio indiano di un "karma" mondiale, ossia di una catena di cause ed effetti esplicantesi in una correlazione cosmica ineluttabile e priva di elasticità.
La costellazione è dunque per Paracelso "l'unione di ciò che sta in basso con ciò che sta in alto".
Paracelso presupponeva in ogni cosa una volontà e vede a espressa questa tendenza volitiva in particolare nella costellazione, nella congiunzione tra gli elementi (fattori) e la terra, esprimentesi in una forza invisible che dà loro configurazione alle stelle.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso
Egli disprezzava l'anatomia ordinaria.
Considerava quale retta anatomia la conoscenza della volontà e delle forme del mondo e dei loro effetti nelle funzioni organiche del corpo.
Quanto all'astrologia, Paracelso riprende il concetto platonico della duplicità dell'uomo, scisso in un corpo visibile ed uno invisibile.
L'uomo così composto è sottoposto all'influenza delle stelle.
Anzitutto egli rigetta l'astronomia jurdiciaria e cioè quella ordinaria che pretende di predire l'avvenire in ogni dettaglio.
Divide poi nettamente l'uomo in un essere bestiale ed uno celestiale o angelico, e limita l'influsso delle stelle alla "bestia" nell'uomo, cioè alle sensazioni materiali.
L'adagio "volentem fata ducunt, nolentem trahunt", è espresso nel seguente modo: l'uomo saggio comanda alle stelle e al suo destino meccanicamente preordinato nel corso della Natura, operando, quanto alla sua persona, un'alterazione nel determinismo cosmico mediante una esplicazione del suo libero volere: l' uomo bestiale è invece 'dominato, retto, costretto, forzato dalle stelle".
Le costellazioni agiscono puramente sul lato bestiale dell' uomo, non avendo invece potere sulla sua anima divina in lui, essendo diretta emanazione del volete divino.
Si potrebbe dire che la nostra concezione delle leggi naturali coincida con la costellazione paracelsiana oppure che Paracelso inquadri l'uomo in un determinismo cosmico ove l'azione svolgentesi sulla stella più lontana si ripercuote sul divenire mondiale e sui casi umani; ad esso l'uomo rettamente ispirato e purificato da ogni scoria può opporsi però mediante uno sforzo volitivo della sua essenza divina.
Paracelso tenta di penetrare negli arcani dell'Eterno e di scoprire il volere del cielo '
"magicamente" e non "astrologicamente", gettando il suo sguardo nella correlazione del cosmo ben evidente nella sua coscienza magica.
Gli astri sorgono come il Tutto dal vento "Fiat" della volontà divina e corrispondono alle necessità causali insite nei fenomeni, mediante una correlazione strettissima tra macrocosmo e microcosmo.
"Le stelle sono i modelli, gli stampi, le forme e le matrici di tutte le piante. Per mezzo della forza d'attrazione ogni stella genera sulla terra un'erba che le corrisponde".
Tale concetto richiama il principio indiano di un "karma" mondiale, ossia di una catena di cause ed effetti esplicantesi in una correlazione cosmica ineluttabile e priva di elasticità.
La costellazione è dunque per Paracelso "l'unione di ciò che sta in basso con ciò che sta in alto".
Paracelso presupponeva in ogni cosa una volontà e vede a espressa questa tendenza volitiva in particolare nella costellazione, nella congiunzione tra gli elementi (fattori) e la terra, esprimentesi in una forza invisible che dà loro configurazione alle stelle.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso
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