martedì 10 novembre 2015

Da Abraham al Cadueco

L'interpretazione del nome Abraham esprime le finalità delle anime nel trigono delle Acque Vive, come nell'interpretazione del nome Brahmâ.(Vedi: I due triangoli principali nell'Archeometra )
In sanscrito ogni vocale lunga deve essere considerata come un raddoppio della vocale breve corrispondente, di modo che â equivale a aa contratto comr si vede nella parole prese in considerazione.
Si può dunque dire che nei due nomi aBRAHaM e BRAaHMâ ci sono tre a semplici di cui una sola, la prima in ebraico e l'ultima in sanscrito, è rappresentata da un segno distinto nelle scritture dell'una e dell'altra lingua; le altre due a non essendo state segnate non devono essere considerate separatamente dalla consonanti che le sostengono e non entrano nel calcolo dei valori numerici.
Nella parola Brahmâ la a è posta come iniziale nella forma ebraica (involuzione) e come termine nella forma sanscrita (evoluzione), questo nome designa la Potenza che presiede alla seconda nascita (iniziazione battesimale o rigenerazione mediante le Acque), quella dell'anima mediante la Fede, mediante la Grazia, il Padre dei Credenti.
La Fede caratterizza il grado raggiunto dalla seconda nascita,  quello dei Psichici, come la Conoscenza caratterizza quello che è  raggiunto dalla terza, la nascita spirituale, cioè dei Pneumatici.
Leggendo in senso inverso il nome di aBRaHaM, diventa MaHâ-RaBa, la Grande Maestria; è  anche MaHâ-RaBa  la grande creazione mediante la Parola e il suo risultato, l'Atto, il poema divino.
In ebraico come in sanscrito la radice BRA esprime l'idea di creazione queste tre lettere formano la seconda parola della genesi.
Formando nel Trigono della Terra dei Viventi  il nome esattamente omologo a quello di BRaHMâ (mediante l'unione della planetaria del vertice, che è qui quello di Saturno, con le tre zodiacali e la terminale) si ottiene SOPhIa la Saggezza Divina.
Il serpente, che è uno dei simboli della Saggezza è chiamato in greco: OPHhIS, nome formato dalle stesse lettere di quello di SOPhIa  (meno la finale), la lettera iniziale S divenendo qui terminale.
OPhI letto anche nell'altro senso IPhO, è uno dei nomi del Verbo e più particolarmente del Verbo considerato sotto il suo aspetto di Redentore.
Lo stesso rapporto simbolico è evidenziato dalla figura biblica del Serpente di Bronzo, immagine del Salvatore Crocifisso (questo simbolo deve essere riavvicinato a quello di Quetzacohuatl nella tradizione degli Aztechi, che deriva direttamente da quella degli Atlantidi); questa figura può essere rappresentata schematicamente dall'unione delle due lettere S e T le cui corrispondenti ebraiche formano il nome di Sheth.
Il Serpente preso in questa accezione è  il Kneph egizio, mentre il suo significato inferiore e malefico è  l'Apap egizio (ogni simbolo è suscettibile di due interpretazioni opposte che si equilibriano e si uniscono nel suo significato universale e totale), il Vritra vedico, il serpente biblico; è l'Idra delle Tenebre, Tifone e Pitone, vinto infine e ucciso dall'Eroe solare, Osiride, Apollo, Eracle, Mikael.
Il Serpente arrotolato su se stesso è un simbolo di "rivoluzione" in tutte le accezioni differenti di questa parola.
Riuniti i due serpenti simbolici rappresentano le due correnti ascendente e discendente  (evoluzione e involuzione) della Forza Universale, che arrotolandosi all'Asse del Mondo, formano la figura del Caduceo, la cui importanza nel simbolismo greco-romano è nota.
Il Serpente ascendente o evolutivo figura soltanto intorno al bastone di Esculapio  (Asklêpios), il principio della Medicina spirituale  (Dhavantari); il simbolo così formato è geroglificamente identico all'unione delle due lettere I e S.
Il Serpente è spesso raffigurato con la testa del leone, animale solare; esso viene allora considerato come un simbolo del Redentore.
                  Il verme e il serpente
Tratto da "L'Archeometra" di René Guenon

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