martedì 11 settembre 2018

Prajna lo stato di sonno profondo


Quando l'essere che dorme non prova più desideri, non è più soggetto ai sogni, esso è nello stato di sonno profondo; colui che in questo stato è divenuto uno, che si è identificato ad un insieme sintetico di Conoscenza integrale.
"Tutto è uno, dice il Taoismo; durante il sonno, l'anima, non distratta, si concentra in questa unità; ma durante la veglia, distratta, essa distingue diversi esseri".
La Conoscenza integrale s'oppone qui alla conoscenza distintiva, che, riferendosi specialmente all'individuale o al formale, caratterizza i due stati precedenti; è il primo degli involucri di Atma (vijnanamaya-kosha) penetrando nel "mondo dei nomi e delle forme" che è pieno di Beatitudine e che gode veramente di essa, e la cui bocca (lo strumento di conoscenza) è unicamente la Conoscenza totale, chiamato Prajna (Colui che conosce al di fuori e al di là ogni condizione speciale).
Il veicolo d'Atma nello stato di Prajna è il karana-sharira, esso non è affatto distinto veramente da Atma, poiché ormai siamo di là dalla distinzione.
La Beatitudine è fatta da tutte le possibilità d'Atma, si potrebbe dire che essa ne sia la somma stessa; Atma, in quanto Prajna, gode di questa Beatitudine come del suo proprio dominio, perché essa è, in realtà, la pienezza del suo essere.
È una stato essenzialmente informale e sopra-individuale; non potrebbe dunque trattarsi d'uno stato "psichico" o comunque "psicologico" (ciò che è propriamente psichico è lo stato sottile).
Questo stato di indifferenziazione, nel quale l'intera conoscenza è centralizzata sinteticamente nell'unità essenziale e fondamentale dell'essere, è lo stato non-manifestato o non-sviluppato, principio e causa di tutta la manifestazione e a partire dal quale essa è sviluppata nella molteplicità dei suoi diversi stati, e più particolarmente, per quel che concerne l'essere umano, nei suoi stati sottile e grossolano.
Questo non- manifestato è identificato, sotto questo rapporto, alla Natura primordiale; ma in realtà esso è contemporaneamente Purusha e Prakriti, poiché li contiene entrambi nella sua stessa indifferenziazione.
In questo stato i diversi oggetti della manifestazione (anche di quella individuale) sia esterni che interni, sussistono in modo principiale essendo unificati perché non più concepiti nell'aspetto secondario e contingente della distinzione; essi si trovano fra la possibilità del Sé che quando ha coscienza dell sua permanenza nell'"eterno presente" è per se stesso cosciente di tutte queste possibilità, considerate "non-distintivamente" nella Conoscenza integrale.
Nello stato di Prajna designato col nome di "serenità" (Nirvana), la Luce intelligibile è colta direttamente, ciò che costituisce l'intuizione intellettuale, e non più per riflesso attraverso il mentale come negli stati individuali.
Buddhi (facoltà di conoscenza soprarazionale), nello stato Prajna comprenderà tutto ciò che è oltre l'esistenza individuale.
Dobbiamo allora considerare nell'Essere un nuovo ternario, costituito da Purusha, Prakriti e Buddhi.
Purusha è il polo "subiettivo" della manifestazione e Prakriti ne è il polo "obbiettivo"; Buddhi corrisponde naturalmente alla conoscenza che è quasi una risultante del soggetto e dell'oggetto, o il loro "atto comune".
Tuttavia è bene notare che nell'ordine dell'Esistenza universale, e Prakriti che "concepisce" le sue produzioni per l'influenza non-agente di Purusha, mentre nell'ordine delle esistenze individuali il soggetto conosce al contrario per l'azione dell'oggetto; l'analogia è dunque invertita.
Se si considera l'intelligenza come inerente al soggetto si dovrà dire che l'Intelletto universale è essenzialmente attivo, mentre l'intelligenza individuale è passiva, per lo meno relativamente, ciò che del resto implica il suo carattere "riflesso".
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il vedanta" di R. Guénon

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