martedì 26 giugno 2018

Le Upanishad


Le Upanishad, facendo parte integrante del Veda, sono una delle basi stesse della tradizione ortodossa.
Le Upanishad rappresentano qui la tradizione primordiale e fondamentale, costituiscono il Vedanta stesso nella sua essenza, come tutti gli altri testi vedici fanno parte della Shruti.
La Shruti non è una "rivelazione" nel senso religioso ed occidentale, ma è il frutto di una ispirazione diretta, in modo da possedere per sé stessa la sua propria autorità.
La Shruti è necessariamente dipendente da un'altra autorità; la Smriti rappresenta una parte analoga a quella dell'induzione, poiché anch'essa fonda la sua autorità su un'autorità altra che se stessa.
Perché non si faccia confusione sul senso dell'indicata analogia tra la conoscenza trascendente e quella sensibile, bisogna aggiungere che, come ogni vera analogia, questa dev'essere intesa in senso inverso [Nella tradizione ermetica, il principio dell'analogia è espresso da questa frase della Tavola Smeraldina: "Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso"; ma per comprendere questa formula ed applicarla correttamente, bisogna riferirla al simbolo del "Sigillo di Salomone" formato da due triangoli disposti in senso inverso l'uno all'altro ]: mentre l'induzione s'innalza al di sopra della percezione sensibile e permette di trasporsi ad un grado superiore, al contrario la percezione diretta o l'ispirazione, nell'ordine trascendente, raggiunge da sola il principio stesso, vale a dire ciò che vi è di più elevato e da cui in seguito bisogna soltanto dedurre le conseguenze e le diverse applicazioni.
La distinzione tra Shruti e Smriti equivale in fondo a quella dell'intuizione intellettuale immediata e della conoscenza riflessa; se la prima è designata con un nome il cui senso originario è "audizione", è appunto precisamente per far notare il suo carattere intuitivo (il suono secondo la dottrina cosmologica indù ha il primo posto fra le qualità sensibili).
Per la Smriti il senso originario del suo nome è "memoria"; infatti la memoria, essendo un semplice riflesso della percezione, può significare, per estensione, tutto quello che presenta il carattere di una coscienza riflessa o discorsiva, cioè indiretta; se la conoscenza è simbolizzata dalla luce, l'intelligenza pura e la memoria o anche la facoltà intuitiva e la facoltà discorsiva, potranno essere rappresentate rispettivamente dal sole e dalla luna.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

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