"L'apparato sensorio, nella sua funzione, è preciso come la natura l'ha fatto, per darci conto di ciò che immediatamente ci riguarda.
Le impressioni che dalla periferia si trasmettono ai centri, dalle più semplici alle più complesse, sono però tutte false quando i centri che le rivelano non sono tersi, cioè spogli da qualunque nebbia, cioè non malati, né fisicamente per alterazioni anatomiche, né passionalmente per attività suggestiva.
Il senso, in un uomo sano, compie il suo ufficio: il ricettore lo altera secondo le sue condizioni di ricettività."
G.Kremmerz
I 5 tanmatra, determinazioni elementari sottili, dunque incorporee e non percettibili esteriormente, sono in modo diretto, i principi rispettivi dei 5 bhuta o elementi corporei e sensibili, ed hanno la loro definita espressione nelle condizioni stesse dell'esistenza individuale al grado dove si colloca lo stato umano.
La parola tanmatra significa letteralmente un'"assegnazione" (mantra, misura, determinazione) che delimita l'estensione propria d'una certa qualità (tad o tat, pronome neutro "quello").
Nell'Esistenza universale i 5 tanmatra sono abitualmente designati con i nomi delle qualità sensibili: auditiva o sonora (shabda), tangibile (sparsha), visibile (rupa, nel duplice significato di forma e colore), sapida (rasa), olfattiva (gandha); ma siffatte qualità, poiché saranno effettivamente manifestate nell'ordine sensibile soltanto dai bhuta, non possono essere qui considerate che allo stato principiale e "non-sviluppato"; la relazione dei tanmatra ai bhuta è analoga, nel suo grado relativo, a quella fra l'"essenza" e la "sostanza", perciò i tanmatra potrebbero giustamente chiamarsi "essenze elementari".
I 5 bhuta sono, nell'ordine della loro produzione e delle loro manifestazione l'Etere (Akasha), l'Aria (Vayu), il Fuoco (Tejas), l'Acqua (Ap) e la Terra (Prithvi o Prithivi); tutta la manifestazione grossolana o corporea è appunto formata da questi elementi.
Fra i tanmatra ed i bhuta, e costituendo con questi ultimi il gruppo delle "produzioni improduttive", vi sono 11 facoltà distinte, propriamente individuali, che procedono d'ahankara, e che partecipano tutte contemporaneamente dei 5 tanmatra.
10 di queste facoltà sono esterne: 5 di sensazione ed altrettante di azione; l'undicesima, la cui natura partecipa contemporaneamente di queste e di quelle, è il senso interno o la facoltà mentale (mamas), che è unita alla coscienza (ahankara) direttamente.
A manas deve essere riferito il pensiero individuale, d'ordine formale (includendo ragione, memoria e immaginazione).
Per Aristotele, l'intelletto puro è d'ordine trascendente ed ha per oggetto proprio la conoscenza dei principi universali; questa conoscenza, nient'affatto discorsiva, è ottenuta direttamente ed immediatamente dall'intuizione intellettuale, la quale, non ha alcun punto comune con la pretesa "intuizione" d'ordine unicamente sensitivo e vitale.
"L' intelletto, il senso interno e le facoltà di sensazione e d'azione sono sviluppati (nella manifestazione) e riassorbiti (nel non-manifestato) in un simile ordine, ordine che è sempre quello degli elementi da cui procedono queste facoltà per la loro costituzione tranne l'intelletto che è sviluppato nell'ordine informale, precedentemente ad ogni principio formale o propriamente individuale"
Brahma-Sutra
"Le diverse facoltà di sensazioni e d'azione (designate con la parola prana) sono 11: 5 di sensazione (buddhindrya o jnanendrya, mezzi o strumenti di conoscenza nel loro campo particolare), 5 d'azione (karmendriya), e il senso interno (manas)"
Le undici facoltà menzionate (designate insieme con la parola prana) non sono semplici modificazioni del mukhya-prana o dell'atto vitale principale (la respirazione) ma principi distinti (al punto di vista speciale dell'individualità umana).
La parola prana significa propriamente "soffio vitale": è detto che nel sonno profondo (sushupti) le facoltà sono riassorbite nel prana, poiché, "mentre un uomo dorme senza sognare, il suo principio spirituale (Atma) è uno con Brahma e questo stato è sopra-individuale; perciò la parola swapiti, "dorme", è interpretata con swam apito bhavati, "è entrato nel suo proprio Sè".
Le facoltà ed il suo organo corporeo insieme costituiscono uno strumento sia di conoscenza (buddhi o jnana) sia d'azione (karma), e sono così designate da uno stesso ed unico vocabolo indriya (potere, facoltà).
I 5 strumenti di sensazione sono: gli orecchi o l'udito (shrotra), la pelle o il tatto (twach), gli occhi o la vista (cakshus), la lingua o il gusto (rasana), il naso o l'odorato (ghrana), essendo così remunerati nell'ordine dello sviluppo dei sensi, vale a dire quello degli elementi (bhuta) corrispondenti.
I 5 strumenti d'azione sono: gli organi di escrezione (payu), gli organi generatori (upastha), le mani (pani), i piedi (pada), e finalmente la voce o l'organo della parola (vach) [termine identico al latino vox].
Il manas dev'essere considerato l'undicesimo, poiché implica per la sua propria natura la duplice funzione, serve cioè alla sensazione ed all'azione e poi, partecipa alle proprietà degli uni e degli altri strumenti, che centralizza in certo modo in se stesso.
Un senso corporeo percepisce, ed un organo d'azione esegue, fra i due il manas esamina, la coscienza (ahankara) compie il riferimento individuale, vale a dire l'assimilazione della percezione dell'"io", e l'intelletto puro (Buddhi) traspone nell'Universale i dati delle facoltà precedenti.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon
La parola tanmatra significa letteralmente un'"assegnazione" (mantra, misura, determinazione) che delimita l'estensione propria d'una certa qualità (tad o tat, pronome neutro "quello").
Nell'Esistenza universale i 5 tanmatra sono abitualmente designati con i nomi delle qualità sensibili: auditiva o sonora (shabda), tangibile (sparsha), visibile (rupa, nel duplice significato di forma e colore), sapida (rasa), olfattiva (gandha); ma siffatte qualità, poiché saranno effettivamente manifestate nell'ordine sensibile soltanto dai bhuta, non possono essere qui considerate che allo stato principiale e "non-sviluppato"; la relazione dei tanmatra ai bhuta è analoga, nel suo grado relativo, a quella fra l'"essenza" e la "sostanza", perciò i tanmatra potrebbero giustamente chiamarsi "essenze elementari".
I 5 bhuta sono, nell'ordine della loro produzione e delle loro manifestazione l'Etere (Akasha), l'Aria (Vayu), il Fuoco (Tejas), l'Acqua (Ap) e la Terra (Prithvi o Prithivi); tutta la manifestazione grossolana o corporea è appunto formata da questi elementi.
Fra i tanmatra ed i bhuta, e costituendo con questi ultimi il gruppo delle "produzioni improduttive", vi sono 11 facoltà distinte, propriamente individuali, che procedono d'ahankara, e che partecipano tutte contemporaneamente dei 5 tanmatra.
10 di queste facoltà sono esterne: 5 di sensazione ed altrettante di azione; l'undicesima, la cui natura partecipa contemporaneamente di queste e di quelle, è il senso interno o la facoltà mentale (mamas), che è unita alla coscienza (ahankara) direttamente.
A manas deve essere riferito il pensiero individuale, d'ordine formale (includendo ragione, memoria e immaginazione).
Per Aristotele, l'intelletto puro è d'ordine trascendente ed ha per oggetto proprio la conoscenza dei principi universali; questa conoscenza, nient'affatto discorsiva, è ottenuta direttamente ed immediatamente dall'intuizione intellettuale, la quale, non ha alcun punto comune con la pretesa "intuizione" d'ordine unicamente sensitivo e vitale.
"L' intelletto, il senso interno e le facoltà di sensazione e d'azione sono sviluppati (nella manifestazione) e riassorbiti (nel non-manifestato) in un simile ordine, ordine che è sempre quello degli elementi da cui procedono queste facoltà per la loro costituzione tranne l'intelletto che è sviluppato nell'ordine informale, precedentemente ad ogni principio formale o propriamente individuale"
Brahma-Sutra
"Le diverse facoltà di sensazioni e d'azione (designate con la parola prana) sono 11: 5 di sensazione (buddhindrya o jnanendrya, mezzi o strumenti di conoscenza nel loro campo particolare), 5 d'azione (karmendriya), e il senso interno (manas)"
Le undici facoltà menzionate (designate insieme con la parola prana) non sono semplici modificazioni del mukhya-prana o dell'atto vitale principale (la respirazione) ma principi distinti (al punto di vista speciale dell'individualità umana).
La parola prana significa propriamente "soffio vitale": è detto che nel sonno profondo (sushupti) le facoltà sono riassorbite nel prana, poiché, "mentre un uomo dorme senza sognare, il suo principio spirituale (Atma) è uno con Brahma e questo stato è sopra-individuale; perciò la parola swapiti, "dorme", è interpretata con swam apito bhavati, "è entrato nel suo proprio Sè".
Le facoltà ed il suo organo corporeo insieme costituiscono uno strumento sia di conoscenza (buddhi o jnana) sia d'azione (karma), e sono così designate da uno stesso ed unico vocabolo indriya (potere, facoltà).
I 5 strumenti di sensazione sono: gli orecchi o l'udito (shrotra), la pelle o il tatto (twach), gli occhi o la vista (cakshus), la lingua o il gusto (rasana), il naso o l'odorato (ghrana), essendo così remunerati nell'ordine dello sviluppo dei sensi, vale a dire quello degli elementi (bhuta) corrispondenti.
I 5 strumenti d'azione sono: gli organi di escrezione (payu), gli organi generatori (upastha), le mani (pani), i piedi (pada), e finalmente la voce o l'organo della parola (vach) [termine identico al latino vox].
Il manas dev'essere considerato l'undicesimo, poiché implica per la sua propria natura la duplice funzione, serve cioè alla sensazione ed all'azione e poi, partecipa alle proprietà degli uni e degli altri strumenti, che centralizza in certo modo in se stesso.
Un senso corporeo percepisce, ed un organo d'azione esegue, fra i due il manas esamina, la coscienza (ahankara) compie il riferimento individuale, vale a dire l'assimilazione della percezione dell'"io", e l'intelletto puro (Buddhi) traspone nell'Universale i dati delle facoltà precedenti.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon
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