Il Sè non deve essere distinto da Atma, Atma è identificato a Brahma stesso: possiamo chiamare ciò l'"Identità Suprema", da un'espressione dell'esoterismo islamico la cui dottrina, malgrado le grandi differenze di forma, è in fondo la stessa di quella della tradizione indù.
La realizzazione di questa identità si opera per mezzo dello Yoga, vale a dire l'unione divina ed essenziale dell'essere col Principio Divino....il senso proprio della parola Yoga è infatti "unione"...questa realizzazione non deve essere considerata propriamente come una "effettuazione" o come "la produzione di un risultato non preesistente"...poiché l'unione di cui si tratta....esiste pur sempre potenzialmente o piuttosto virtualmente; si tratta, per l'essere individuale, di prendere effettivamente coscienza di ciò che è realmente e dall'eternità.
È detto che Brahma...è considerato come corrispondente analogicamente al più piccolo ventricolo (guha) del cuore (hridaya), ma non deve essere tuttavia confuso col cuore nel senso ordinario della parola, vale a dire con l'organo fisiologico che ha appunto questo nome, poiché è in realtà non solamente il centro dell'individualità corporea, ma dell'individualità integrale, suscettibile di un'estensione indefinita nel suo dominio...
Il cuore, considerato il centro della vita, lo è effettivamente dal punto di vista fisiologico, per la circolazione del sangue, al quale la vitalità stessa è essenzialmente legata in modo particolarissimo, come tutte le tradizioni lo riconoscono; ma è anche altresì considerato come tale, in un ordine superiore, ed in qualche modo simbolicamente, per l'Intelligenza universale nelle sue relazioni con l'individuo....
Quando si considera il cuore centro dell'individualità integrale....si tratta propriamente di una corrispondenza...perfettamente fondata..
"In questa dimora di Brahma (Brahma-pura), vi è un piccolo loto, una dimora nella quale vi è una piccola cavità (dahara), occupata dall'Etere (Aksasha); se si ricerca Ciò che risiede in questo luogo, Lo si conoscerà" [Chhandogya Upanishad, 8° Prapathaka, 1°Khanda, shruti 1].
In questo centro...non vi è soltanto l'elemento etereo, principio degli altri quattro elementi sensibili,... quello che si riferisce unicamente al mondo corporeo, nel quale questo elemento rappresenta infatti la parte del principio, ma (è) in un'accezione molto relativa, come questo stesso mondo è eminentemente relativo...
Come "appoggio" per questa trasposizione è designato l'Etere...il loto e la cavità di cui si tratta debbono essere anche rilevati simbolicamente, non dovendosi intendere letteralmente una tale "localizzazione", quando si oltrepassa il punto di vista dell'individualità corporea, poiché le altre modalità non sono più sottomesse alla condizione spaziale.
Non si tratta veramente neanche soltanto dell'"anima vivente" (jivatma), vale a dire della manifestazione particolare del "Sé" nella vita (jiva).... infatti, metafisicamente, questa manifestazione non deve essere considerata separatamente dal suo principio, vale a dire dal "Sé"; se questo, nell'esistenza individuale, e dunque in modo illusorio, appare come jiva, esso è Atma nella realtà suprema.
"Questo Atma, che sta nel cuore, è più piccolo di un chicco di riso, più piccolo di un chicco d'orzo, più piccolo di un chicco di mostarda, più piccolo di un chicco di miglio; più piccolo del germe racchiuso in un chicco di miglio; questo Atma, che sta nel cuore, è anche più grande della terra (il dominio della manifestazione grossolana), più grande dell'atmosfera (il dominio della manifestazione sottile), più grande del cielo (il dominio della manifestazione informale), più grande di tutti questi mondi insieme (vale a dire oltre tutta la manifestazione, essendo l'incondizionato)"
[Chhandogya Upanishad,3° Prapathaka, 14° khanda, shruti 3]
Il Sé sta potenzialmente nell'individuo, finché non è realizzata l'"Unione"....
L'individuo che è nel Sè, e l'essere ne prende effettivamente coscienza quando l'"Unione" è realizzata; ma questa presa di coscienza implica la liberazione dalle limitazioni che costituiscono l'individualità come tale, e che, più generalmente, condizionano l'intera manifestazione.
Quando parliamo del Sé come in un certo modo nell'individuo, il nostro punto di vista è quello della manifestazione...l'individuo e l'intera manifestazione esistono soltanto per esso ed hanno realtà solo perché partecipano alla sua essenza, mentre esso oltrepassa immensamente l'intera manifestazione, essendo il Principio unico delle cose.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R Guénon
La realizzazione di questa identità si opera per mezzo dello Yoga, vale a dire l'unione divina ed essenziale dell'essere col Principio Divino....il senso proprio della parola Yoga è infatti "unione"...questa realizzazione non deve essere considerata propriamente come una "effettuazione" o come "la produzione di un risultato non preesistente"...poiché l'unione di cui si tratta....esiste pur sempre potenzialmente o piuttosto virtualmente; si tratta, per l'essere individuale, di prendere effettivamente coscienza di ciò che è realmente e dall'eternità.
È detto che Brahma...è considerato come corrispondente analogicamente al più piccolo ventricolo (guha) del cuore (hridaya), ma non deve essere tuttavia confuso col cuore nel senso ordinario della parola, vale a dire con l'organo fisiologico che ha appunto questo nome, poiché è in realtà non solamente il centro dell'individualità corporea, ma dell'individualità integrale, suscettibile di un'estensione indefinita nel suo dominio...
Il cuore, considerato il centro della vita, lo è effettivamente dal punto di vista fisiologico, per la circolazione del sangue, al quale la vitalità stessa è essenzialmente legata in modo particolarissimo, come tutte le tradizioni lo riconoscono; ma è anche altresì considerato come tale, in un ordine superiore, ed in qualche modo simbolicamente, per l'Intelligenza universale nelle sue relazioni con l'individuo....
Quando si considera il cuore centro dell'individualità integrale....si tratta propriamente di una corrispondenza...perfettamente fondata..
"In questa dimora di Brahma (Brahma-pura), vi è un piccolo loto, una dimora nella quale vi è una piccola cavità (dahara), occupata dall'Etere (Aksasha); se si ricerca Ciò che risiede in questo luogo, Lo si conoscerà" [Chhandogya Upanishad, 8° Prapathaka, 1°Khanda, shruti 1].
In questo centro...non vi è soltanto l'elemento etereo, principio degli altri quattro elementi sensibili,... quello che si riferisce unicamente al mondo corporeo, nel quale questo elemento rappresenta infatti la parte del principio, ma (è) in un'accezione molto relativa, come questo stesso mondo è eminentemente relativo...
Come "appoggio" per questa trasposizione è designato l'Etere...il loto e la cavità di cui si tratta debbono essere anche rilevati simbolicamente, non dovendosi intendere letteralmente una tale "localizzazione", quando si oltrepassa il punto di vista dell'individualità corporea, poiché le altre modalità non sono più sottomesse alla condizione spaziale.
Non si tratta veramente neanche soltanto dell'"anima vivente" (jivatma), vale a dire della manifestazione particolare del "Sé" nella vita (jiva).... infatti, metafisicamente, questa manifestazione non deve essere considerata separatamente dal suo principio, vale a dire dal "Sé"; se questo, nell'esistenza individuale, e dunque in modo illusorio, appare come jiva, esso è Atma nella realtà suprema.
"Questo Atma, che sta nel cuore, è più piccolo di un chicco di riso, più piccolo di un chicco d'orzo, più piccolo di un chicco di mostarda, più piccolo di un chicco di miglio; più piccolo del germe racchiuso in un chicco di miglio; questo Atma, che sta nel cuore, è anche più grande della terra (il dominio della manifestazione grossolana), più grande dell'atmosfera (il dominio della manifestazione sottile), più grande del cielo (il dominio della manifestazione informale), più grande di tutti questi mondi insieme (vale a dire oltre tutta la manifestazione, essendo l'incondizionato)"
[Chhandogya Upanishad,3° Prapathaka, 14° khanda, shruti 3]
Il Sé sta potenzialmente nell'individuo, finché non è realizzata l'"Unione"....
L'individuo che è nel Sè, e l'essere ne prende effettivamente coscienza quando l'"Unione" è realizzata; ma questa presa di coscienza implica la liberazione dalle limitazioni che costituiscono l'individualità come tale, e che, più generalmente, condizionano l'intera manifestazione.
Quando parliamo del Sé come in un certo modo nell'individuo, il nostro punto di vista è quello della manifestazione...l'individuo e l'intera manifestazione esistono soltanto per esso ed hanno realtà solo perché partecipano alla sua essenza, mentre esso oltrepassa immensamente l'intera manifestazione, essendo il Principio unico delle cose.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R Guénon
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