Il Mar Rosso indica l'acqua battesimale che salva e trasforma, ed è l'equivalente dell'aqua pontica degli alchimisti.
Onorio di Autun afferma: 'Il Mar Rosso è il battesimo vermiglio del sangue di Cristo, in cui vengono affogati i nemici, ossia i nostri peccati'.
L'Esodo dall'Egitto significa per i peccati l'esodo dal corpo, che è un Egitto in miniatura (essendo la quintessenza della peccaminosità), e la traversata del Mar Rosso è la traversata di quell'acqua di corruzione che è Crono.
L'altra sponda del Mar Rosso è l'altro lato della Creazione.
L'arrivo nel deserto è una "genesi al di fuori della generazione".
Là si ritroverebbero tutti insieme "gli dei della perdizione" e il "dio della salvezza".
Il Mar Rosso significa un'acqua di morte per coloro che sono "inconsci"; per coloro che sono "coscienti" invece, esso rappresenta un'acqua battesimale di rinascita e di "trascendenza" o "passaggio": esiste un livello di soglia di coscienza caratteristico di una data epoca o di un determinato strato sociale.
Lo si può paragonare al livello dell'acqua.
L'inconscio penetra ovunque la coscienza si ritiri e viceversa.
Ciò che non rientra nel campo visivo, rimane invisibile e costituisce il contenuto dell'inconscio.
Con l'attributo "inconsci" si indicano quelli a cui manca la gnosi, vale a dire l'illuminazione sulla natura e la destinazione dell'uomo nel cosmo;
Di coloro che non conoscono i contenuti dell'inconscio personale e collettivo.
Il primo corrisponde all'Ombra e alla cosiddetta "funzione inferiore", nel linguaggio gnostico- cristiano alla peccaminosità e alla impuritas che dev'essere lavata dall'acqua battesimale.
L'inconscio collettivo si esprime nelle dottrine mitologiche caratteristiche della maggior parte dei Misteri, che rivelano le conoscenze segrete, da un lato l'origine di tutte le cose, dall'altro la salvezza.
Coloro che vivono nello stato d'incoscienza annegano, ossia si arenano nell'inconscio e restano vittime della morte spirituale...per procedere oltre essi dovrebbero diventare coscienti anche di ciò che finora era rimasto inconscio.
Il confronto con i dati consci (razionale) e quelli fino ad allora inconsci (irrazionale) produce necessariamente una modificazione del punto di vista, questo confronto si chiama "funzione trascendente".
Il cambiamento è però possibile solo se si ammette l'esistenza dell'"altro".
Si compirebbe un notevole passo avanti se si comprendesse che alla maggioranza degli "altri" corrisponde una minoranza di noi stessi.
Chiunque si appropri anche di un unico frammento dell'inconscio, con il prenderne coscienza esce un po' del proprio tempo e del proprio strato sociale e finisce nell'eremos, nella solitudine...
Ma soltanto in tale dimensione si ha la possibilità di incontrare il "dio della salvezza".
Questa rappresentazione è comprensibile se consideriamo l'interpretazione patristica e gnostica del Mar Rosso. Si tratta del Sangue di Cristo, nel quale siamo stati battezzati.
Onorio di Autun afferma: 'Il Mar Rosso è il battesimo vermiglio del sangue di Cristo, in cui vengono affogati i nemici, ossia i nostri peccati'.
L'Esodo dall'Egitto significa per i peccati l'esodo dal corpo, che è un Egitto in miniatura (essendo la quintessenza della peccaminosità), e la traversata del Mar Rosso è la traversata di quell'acqua di corruzione che è Crono.
L'altra sponda del Mar Rosso è l'altro lato della Creazione.
L'arrivo nel deserto è una "genesi al di fuori della generazione".
Là si ritroverebbero tutti insieme "gli dei della perdizione" e il "dio della salvezza".
Il Mar Rosso significa un'acqua di morte per coloro che sono "inconsci"; per coloro che sono "coscienti" invece, esso rappresenta un'acqua battesimale di rinascita e di "trascendenza" o "passaggio": esiste un livello di soglia di coscienza caratteristico di una data epoca o di un determinato strato sociale.
Lo si può paragonare al livello dell'acqua.
L'inconscio penetra ovunque la coscienza si ritiri e viceversa.
Ciò che non rientra nel campo visivo, rimane invisibile e costituisce il contenuto dell'inconscio.
Con l'attributo "inconsci" si indicano quelli a cui manca la gnosi, vale a dire l'illuminazione sulla natura e la destinazione dell'uomo nel cosmo;
Di coloro che non conoscono i contenuti dell'inconscio personale e collettivo.
Il primo corrisponde all'Ombra e alla cosiddetta "funzione inferiore", nel linguaggio gnostico- cristiano alla peccaminosità e alla impuritas che dev'essere lavata dall'acqua battesimale.
L'inconscio collettivo si esprime nelle dottrine mitologiche caratteristiche della maggior parte dei Misteri, che rivelano le conoscenze segrete, da un lato l'origine di tutte le cose, dall'altro la salvezza.
Coloro che vivono nello stato d'incoscienza annegano, ossia si arenano nell'inconscio e restano vittime della morte spirituale...per procedere oltre essi dovrebbero diventare coscienti anche di ciò che finora era rimasto inconscio.
Il confronto con i dati consci (razionale) e quelli fino ad allora inconsci (irrazionale) produce necessariamente una modificazione del punto di vista, questo confronto si chiama "funzione trascendente".
Il cambiamento è però possibile solo se si ammette l'esistenza dell'"altro".
Si compirebbe un notevole passo avanti se si comprendesse che alla maggioranza degli "altri" corrisponde una minoranza di noi stessi.
Chiunque si appropri anche di un unico frammento dell'inconscio, con il prenderne coscienza esce un po' del proprio tempo e del proprio strato sociale e finisce nell'eremos, nella solitudine...
Ma soltanto in tale dimensione si ha la possibilità di incontrare il "dio della salvezza".
Questa rappresentazione è comprensibile se consideriamo l'interpretazione patristica e gnostica del Mar Rosso. Si tratta del Sangue di Cristo, nel quale siamo stati battezzati.
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