mercoledì 1 aprile 2015

Le otto incarnazioni del profeta


"Quando Adamo era in Paradiso, Dio gli inviò il santo angelo Razìel, che presiede ai segreti superiori, con un libro in cui era descritta la sacra scienza superiore.
In quel libro erano descritte, in seicentosettanta capitoli, settantadue specie di sapienza. Grazie a quel libro gli furono trasmesse millecinquecento chiavi della sapienza, che non erano note ad alcuno dei santi superiori e che erano rimaste segrete fino al momento in cui il libro giunse ad Adamo (...) Da allora in poi egli tenne segreto e nascosto quel libro, e usò quotidianamente quel tesoro del Signore che gli rivelava i segreti superiori, segreti dei quali non sapevano nulla neppure gli angeli più nobili, finché non venne cacciato dal Paradiso.
Ma quando egli peccò e infranse il comando del Signore, quel libro gli sfuggì (...) Lo trasmise a suo figlio Seth. Da quest'ultimo passò ad Enoch, e da questi (...) giunse fino ad Abramo."
Zôhar
Nelle Omelie di Clemente Romano (secondo secolo), Adamo compare come prima delle otto incarnazioni "del vero profeta", l'ultima delle quali è Cristo (la serie è composta da Adamo, Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè e Cristo)
Le fonti ebraiche narrano che Adamo s'intendeva di tutte le arti, inventò la scrittura e dagli angeli apprese a coltivare la terra e ogni altro mestiere, inclusa l'arte del fabbro.
In uno scritto dell'undicesimo secolo vengono menzionate trenta diverse specie di frutta che egli portò con sé dal Paradiso.
Rabbi Eliezer attribuisce ad Adamo la fabbricazione delle tavole su cui Dio incise in seguito la Legge.
Da questa stessa fonte deriva l'affermazione dell'alchimista Trevisano secondo cui Ermete Trismegisto avrebbe trovato nella valle di Ebron sette tavole di pietra, risalenti ad epoca antidiluviana, che contenevano la descrizione delle sette arti liberali, che Abramo pose lì dopo la cacciata dal Paradiso.
La serie delle otto incarnazioni del "vero profeta" è caratterizzata dalla posizione particolare dell'ottava, ossia Cristo.
L'ottavo profeta non è un semplice anello della serie; corrisponde al primo e rappresenta al tempo stesso un compimento del sette, significando l'ingresso di un nuovo ordine.
Mentre i sette formano una serie ininterrotta, il passaggio all'otto implica un'esitazione o un'incertezza ed è una ripetizione del fenomeno riscontrato nel tre e nel quattro [assioma di Maria(“L’Uno diventa Due, i Due Diventano Tre,e per mezzo del Terzo il Quarto compie l’Unità”)].
La serie taoista degli "otto immortali" rivela lo stesso fenomeno: ci sono sette grandi saggi o santi che abitano, immortali, in cielo o sulla terra; ma l'ottavo è una fanciulla che spazza i fiori caduti davanti alle porte del cielo.
In questo contesto viene in mente anche la Sophia, di cui Ireneo dice: "Chiamano la madre anche Ogdoade, e Sophia, Terra, Gerusalemme, Spirito Santo, e -al maschile- Signore.
Essa si trova "Ia di sotto e all'esterno del Pleroma".
La duplice natura di Adamo (Adamo ermafrodita) ricompare in Cristo: egli è allo stesso tempo sia maschile che femminile.
Là dove c'è il Verbo c'è anche la Vergine, poiché il Verbo è in lei. Essa è il "seme della donna" che "schiaccerà il capo al serpente" (Genesi 3.15).
In Boehme la "vergine" presenta anche la caratteristica di Anima, poiché essa è "data come compagna" all'anima stessa, e al contempo in quanto forza divina e "Sapienza" si trova in cielo e in Paradiso.
Essa esprime la profondità della divinità e la sua infinitezza, e corrisponde alla Sakti indiana.
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung

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