In ciascuno di noi l'"elemento" bestiale primitivo che può venire ridestato dalle "colombe di Diana", per fare ciò non occore uscire "fuori da sé", ma semplicemente sprofondare maggiormente in sé stessi.
Solitamente se ne deduce che questi contenuti appartengono all'anima e si trovano, come l'anima stessa, "all'interno" dell'uomo.
Ammesso che tali fantasie (di natura bestiale) siano davvero presenti, esse non sono ancora consce, così come non lo è l'inconscio collettivo in generale.
Per renderle visibili occorre quindi un'analisi dei sogni e di altri prodotti dell'inconscio.
A tale scopo vanno spesso superate notevoli resistenze, come se ci immettesse in un terreno estraneo, in una regione della psiche che non si avverte più come familiare, per non dire identica a sé stessi; chi vi sia finito o per slancio temerario o per inavvertenza, si sente proiettato fuori di sé e diventa estraneo a sé stesso.
Ritengo doveroso tener conto di tali fatti e non attribuire alla nostra psiche personale tutto ciò che appare come contenuto psichico.
Potrebbe essere un pregiudizio ridurre rigidamente la sfera psichica a ciò che si trova "all'interno del corpo".
Nella misura in cui la psiche ha un aspetto aspaziale, può esservi un elemento psichico "al di fuori del corpo", ossia una regione così diversa dal mio spazio psichico che occorre uscire da sé stessi o far uso di alcune tecniche ausiliarie per approdarvi.
Il fatto che si possa penetrare in qualche modo in questo territorio non dimostra necessariamente che esso mi appartenga personalmente.
Se l'Io è "qui e ora", ciò che è al di fuori dell'Io è un "là" estraneo, un "prima" e un "dopo"; ciò significa, se ci si riflette un poco, che il tempo psichico è relativo, come dimostrano gli esperimenti ESP.
Nessuna meraviglia quindi, che lo spirito primitivo avverta l'"al di fuori dell'Io" come un altro paese, abitato dagli spiriti degli scomparsi.
A un livello un poco superiore, questo regno viene ad assumere piuttosto il carattere di una nebulosa semirealtà e, al livello delle civiltà antiche, le ombre dell'Aldilà divengono idee.
In ambito cristiano-gnostico ne deriva un sistema dogmaticamente ordinato, gerarchico, cosmogonico e chiliastico, che a noi moderni appare come un'involontaria e simbolica asserzione della psiche sulla struttura del non-Io psichico.
Rispetto ai contenuti personali, i prodotti del non-Io hanno molte volte un carattare specifico di "rivelazione" e, di conseguenza, sembra che siano ispirati da una presenza estranea o che comportino la percezione di un oggetto indipendente dell'Io.
Le esperienze archetipiche hanno spesso un effetto numinoso e per tale motivo sono della massima importanza sotto il profilo terapeutico.
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung
Solitamente se ne deduce che questi contenuti appartengono all'anima e si trovano, come l'anima stessa, "all'interno" dell'uomo.
Ammesso che tali fantasie (di natura bestiale) siano davvero presenti, esse non sono ancora consce, così come non lo è l'inconscio collettivo in generale.
Per renderle visibili occorre quindi un'analisi dei sogni e di altri prodotti dell'inconscio.
A tale scopo vanno spesso superate notevoli resistenze, come se ci immettesse in un terreno estraneo, in una regione della psiche che non si avverte più come familiare, per non dire identica a sé stessi; chi vi sia finito o per slancio temerario o per inavvertenza, si sente proiettato fuori di sé e diventa estraneo a sé stesso.
Ritengo doveroso tener conto di tali fatti e non attribuire alla nostra psiche personale tutto ciò che appare come contenuto psichico.
Potrebbe essere un pregiudizio ridurre rigidamente la sfera psichica a ciò che si trova "all'interno del corpo".
Nella misura in cui la psiche ha un aspetto aspaziale, può esservi un elemento psichico "al di fuori del corpo", ossia una regione così diversa dal mio spazio psichico che occorre uscire da sé stessi o far uso di alcune tecniche ausiliarie per approdarvi.
Il fatto che si possa penetrare in qualche modo in questo territorio non dimostra necessariamente che esso mi appartenga personalmente.
Se l'Io è "qui e ora", ciò che è al di fuori dell'Io è un "là" estraneo, un "prima" e un "dopo"; ciò significa, se ci si riflette un poco, che il tempo psichico è relativo, come dimostrano gli esperimenti ESP.
Nessuna meraviglia quindi, che lo spirito primitivo avverta l'"al di fuori dell'Io" come un altro paese, abitato dagli spiriti degli scomparsi.
A un livello un poco superiore, questo regno viene ad assumere piuttosto il carattere di una nebulosa semirealtà e, al livello delle civiltà antiche, le ombre dell'Aldilà divengono idee.
In ambito cristiano-gnostico ne deriva un sistema dogmaticamente ordinato, gerarchico, cosmogonico e chiliastico, che a noi moderni appare come un'involontaria e simbolica asserzione della psiche sulla struttura del non-Io psichico.
Rispetto ai contenuti personali, i prodotti del non-Io hanno molte volte un carattare specifico di "rivelazione" e, di conseguenza, sembra che siano ispirati da una presenza estranea o che comportino la percezione di un oggetto indipendente dell'Io.
Le esperienze archetipiche hanno spesso un effetto numinoso e per tale motivo sono della massima importanza sotto il profilo terapeutico.
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung
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