"La prima cosa a venirmi in aiuto è stata la poesia, il contatto con i poeti negli anni cinquanta.
Il poeta inventa fuori dal mondo esistente, il mondo che dovrebbe esistere... il valore del linguaggio della poesia dipende direttamente dalla sua lontananza dal linguaggio parlato...
La poesia è il crinale in cui gli estremi si toccano, dove non esiste nè contraddizione nè dubbio.
Il poeta ci tende la mano per condurci oltre l'ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso, oltre la vita e la morte, oltre lo spazio e il tempo, oltre la ragione e la fantasia, oltre lo spirito e la materia...nella sua voce c'è un incendio inestingiubile...
Questi cinque poeti costituivano un mandala alchemico:
Neruda era l'acqua, Parra l'aria, De Rokha il fuoco, Gabriela Mistral la terra e Huidobro, al centro, la quintessenza .
"La poesia è azione".
A partire da quel momento abbiamo cominciato a prestare molta più attenzione all'atto poetico che alla scrittura in sè.
Per tre o quattro anni non abbiamo fatto altro che consegnarci all'atto poetico. Pensavamo solo a quello giorno e notte.
Il poeta inventa fuori dal mondo esistente, il mondo che dovrebbe esistere... il valore del linguaggio della poesia dipende direttamente dalla sua lontananza dal linguaggio parlato...
La poesia è il crinale in cui gli estremi si toccano, dove non esiste nè contraddizione nè dubbio.
Il poeta ci tende la mano per condurci oltre l'ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso, oltre la vita e la morte, oltre lo spazio e il tempo, oltre la ragione e la fantasia, oltre lo spirito e la materia...nella sua voce c'è un incendio inestingiubile...
Questi cinque poeti costituivano un mandala alchemico:
Neruda era l'acqua, Parra l'aria, De Rokha il fuoco, Gabriela Mistral la terra e Huidobro, al centro, la quintessenza .
"La poesia è azione".
A partire da quel momento abbiamo cominciato a prestare molta più attenzione all'atto poetico che alla scrittura in sè.
Per tre o quattro anni non abbiamo fatto altro che consegnarci all'atto poetico. Pensavamo solo a quello giorno e notte.
Il coraggio, il senso dell'umorismo, la propensione a mettere in discussione i mediocri assiomi della vita comune e l'amore per l'atto gratuito.
E qual è la definizione dell'atto poetico? Deve essere bello, estetico e prescindere da qualsiasi giustificazione.
Può anche comportare una certa violenza.
L'atto poetico è un richiamo alla realtà...Questa vita che noi vorremmo logica è in realtà folle, scioccante, meravigliosa e crudele.
Se osserviamo lucidamente la nostra realtà, constatiamo che è poetica. illogica, esuberante.
La poesia è convulsione come un terremoto! Denuncia le apparenze, trapassa con la sua spada menzogne e convenzioni.
Realizzare un atto poetico è un processo cosciente che mira a introdurre volontariamente una frattura nell'ordine della morte perpetuato dalla società, non è la manifestazione complessiva di una ribellione cieca.
L'atto poetico permette di manifestare energie normalmente represse o talenti in noi.
L'atto poetico deve essere sempre positivo, cercare la costruzione non la distruzione...
Sono convinto che il senso di colpa sia inutile.
L'errore è lecito se commesso una sola volta e in seno a un processo di sincera ricerca della coscienza... L'uomo cerca la conoscenza, e che cos'è l'uomo alla ricerca di qualcosa se non un essere erratico? L'errore è parte integrante del percorso.
Abbiamo smesso di compiere esperienze negative, ma non abbiamo mai avuto rimorsi.
Quelle esperienze ci avevano aperto la via all'atto poetico autentico. Non si fa una frittata senza prima aver rotto le uova.
Quelle esperienze ci avevano aperto la via all'atto poetico autentico. Non si fa una frittata senza prima aver rotto le uova.
Si diventa saggi soltanto nella misura in cui si passa attraverso la propria follia.
Non dimenticare mai che il fiore del loto nasce dalla melma, è necessario esplorare il fango, toccare la morte per salire nel cielo limpido."
Tratto da "Psicomagia una terapia panica" Alejandro Jodorowsky
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