venerdì 25 ottobre 2019

Il simbolismo delle mani


Tutto ciò che può essere oggetto della nostra meditazione è a portata di mano, a condizione che la mano prolunghi il nostro cuore, tif'eret, informato da keter.
Il verbo ebraico yada' דע', "conoscere",  è costruito sulla radice yad - la mano - cui si aggiunge la lettera 'ayin ע che vuol dire "occhio".
Potremmo dire che la mano è dotata della visione, e l'occhio di una certa qualità del toccare.
Visione e toccare conducono alla conoscenza che libera.
In questa prospettiva, l'iconografia cristiana, che non rappresenta mai la persona del Padre della rivelazione trinitaria, poiché è l'inconoscibile, lo rappresenta comunque attraverso una mano;  in quanto l'Inconoscibile si fa conoscere.
L'iconografia Cristiana rappresenta anche il Cristo in gloria con mani smisuratamente lunghe (il Cristo della basilica di Autun, per esempio).
Intende significare con ciò l'uomo che conosce.
La mano dell'uomo in tanto conosce in quanto è icona di quella del Padre e ne riceve le energie.
La tradizione cristiana, sulla scia di quella ebraica (salmi), parla delle due mani del Padre che agiscono nel mondo: - una quella del Figlio Verbo che struttura; - l'altra, quella dello Spirito Santo che vivifica.
Ad immagine di queste, le due mani dell'uomo conoscente strutturano e vivificano.
Le mani strutturano, plasmano, modellano, ritmano e quindi danno vita a questi differenti piani. Una non è nulla senza l'altra.
La mano dell'"uomo che aveva la mano inaridita" (Luca 6,6), che Cristo guarisce nel giorno di sábbat, è quella destra, mostrando così che il rigore della legge, senza la vita, è sterile.
Con l'imposizione delle mani e dato ogni potere al consacrato, all'unto, costituito secondo i rituali propri alle differenti iniziazioni: quella del vescovo, del prete, del cavaliere, del re.
Con l'imposizione delle mani la vita risorge.
Il medico, quando era anche sacerdote, lo sapeva.
Il numero 10 legato allo yod, che è yad (la mano), simbolizza l'unità che si ritiene vissuta a livello della testa da parte dell'uomo.
Le due mani giunte ricompongono con le loro dieci dita questa unità e ciascuna delle mani è lo strumento che opera nella conoscenza, che implica la conquista di tale unità, e nella potenza che essa conferisce.
Per questo motivo lo scettro è spesso sormontato da una mano, al posto della testa.
I due emisferi cerebrali sono inseparabili dalle mani - come inseparabili dalla loro sono i due polmoni che esse prolungano
Conoscere דע' può essere solo cerebrale, allora non è più amore.
Se la conoscenza e anche amore, le mani sono soffio creatore!
Attraverso le cinque dita la mano è collegata a precisi organi del corpo.
- il pollice (dito di Venere) è legato alla testa. I romani, che abbassavano il pollice in segno di condanna a morte, lo sapevano.
-  l'indice (dito di Giove) è legato alla cistifellea.
- il medio (dito di Saturno) è legato alla milza-pancreas.
- l'anulare (dito del Sole) è legato al fegato.
- il mignolo (dito di Mercurio) è legato al cuore, come conferma l'inconscio collettivo che emerge dalle filastrocche: "il dito mignolo gli racconta tutto"
Ogni dito ha il suo segreto e la sua potenza, tutti i gesti della mano delle dita che gli yogi e le danzatrici sacre compiono, muovono così delle energie che mettono l'uomo in una relazione con l'uno con l'altro aspetto della sua potenzialità divina.
Lo yoga delle dita in India è chiamata mudrā - ogni mudrā è significativo -; ogni movimento della mani o delle due mani giunte, è carico di potenza.
Doveva esistere uno yoga occidentale, come ci rivela in particolare l'opera del  qabbalista Avraham Abulafia.
In questa prospettiva la posizione delle mani del sacerdote celebrante i santi misteri cristiani potrebbe essere un retaggio di questo yoga.
Non comprendendone più il significato, i preti occidentali hanno fatto tabula rasa dei simboli e contemporaneamente dei misteri.
Le mani esprimono le due faccie dell'unità, l'unica potenza, l'unica conoscenza che si manifesta nelle dualità con il numero 5.
Questo simbolo del germe, è promessa della totalità che le mani giunte realizzano ricostituendo il 10.
Perciò le sue mani riunite nell'unità simboleggiano la "forza", in ebraico koah בח     (20+8 che si fondono in 10).
Non dimentichiamo che siamo sul sentiero della giustizia-rigore che, tradizionalmente, è anche quello della forza (gevurah, la forza divina).
Tratto da "Il simbolismo del corpo umano" di Annick de Souzenelle

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