Di per sé spazio e tempo non consistono in nulla. Emergono
come concetti ipotizzati solo dall’attività discriminante della coscienza, e
formano le coordinate indispensabili per la descrizione del comportamento di
corpi in movimento.
Sono quindi sostanzialmente di origine psichica.Ma se se sono proprietà apparenti di corpi in movimento prodotte dalle necessità intellettive dell’osservatore, la loro relativizzazione ad opera di una condizione psichica non è più in ogni caso un che di prodigioso, ma rientra nell’ambito del possibile.
Questa possibilità sorge però quando la psiche osserva non corpi esterni ma sé stessa.
I fattori decisivi della psiche inconscia sono gli archetipi che fanno la struttura dell’inconscio collettivo.
Questo inconscio però rappresenta una “psiche” che è identica a sé in tutti gli uomini, e che al contrario dell’elemento psichico a noi noto, è imperscrutabile, per cui l’ho definita con il termine “psicoide”.
Gli archetipi hanno una “carica specifica”: sviluppano effetti numinosi che si manifestano come affetti.
L’affetto provoca un parziale abaissement du niveau mental, elevando un determinato contenutoa un livello di chiarezza superiore al normale, ma sottraendo anche in pari misura agli altri possibili contenuti della coscienza tanta energia che essi si oscurano, diventano inconsci.
E’ quindi un’esperienza quasi regolare che nell’affetto erompano e giungano a manifestarsi contenuti inattesi, che di norma sono inibiti o inconsci.
Apperentmente sembra proprio che gli archetipi siano legati in certe circostanze a fenomeni di contemporaneità, cioè di sincronicità.
Si tratta di “coincidenze” legate tra loro quanto al significato in modo che il loro coincidere “casuale” comporta un’improbabilità che andrebbe espressa mediante una grandezza incommensurabile.
L’esperienza psicologica s’imbatte costantemente in casi in cui l’affiorare di parallelismi simbolici non può essere spiegato senza ricorrere all’ipotesi dell’inconscio collettivo.
I casi di coincidenze significative – che vanno distinti da semplici gruppi casuali – sembrano basarsi su fondamento archetipo.
Per “sincronicità” si indica la contemporaneità di due eventi connessi quanto al significato, ma in maniera acasuale e ciò è il criterio essenziale di questo termine.
“Sincronicità” è usato in opposizione a “sincronismo”, che rappresenta la semplice contemporaneità di due eventi.
Sincronicità significa anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi esterni che paiono paralleli significativi della condizione momentaneamente soggettiva e (incerti casi) anche viceversa.
Eventi sincronici si basano sulla contemporaneità di due stati psichici diversi: uno è lo stato normale, probabile ( cioè sufficientemente spiegabile in senso causale), l’altro è lo stato non deducibile dal primo per via causale, ossia l’evento critico.
In tutti i casi si tratti di ESP spaziale o temporale, esiste una contemporaneità tra lo stato normale o abituale e un altro stato o esperienza non deducibile per via causale, la cui obbiettività può essere di norma verificata solo a posteriori (intuizione profetica o veggenza).
Bisogna tener particolarmente d’occhio questa definizione quando entrano in gioco eventi futuri.
Essi infatti non sono evidentemente sincroni ma sincronistici poiché vengono vissuti al presente come immagini psichiche, quasi che l’evento obbiettivo fosse già presente. Un contenuto inatteso in relazione immediata o mediata con un evento esterno oggettivo coincide con lo stato psichico abituale: è questo fatto che si chiama sincronicità, e si tratta esattamente della stessa categoria di eventi, anche se la loro obbiettività sembra separata dalla coscienza nello spazio e nel tempo.
In linea di principio in questi eventi né lo spazio, né il tempo influiscono sulla sincronicità.
E’ possibile concepire la sincronicità spaziale come un percepire nel tempo, ma va notato che non è altrettanto facile intendere la sincronicità temporale come spaziale, perché non siamo in grado di rappresentarci uno spazio in cui eventi futuri sarebbero già obbiettivamente presenti e potrebbero venir recepiti come attuali mediante riduzione di questa distanza spaziale.
Ma poiché, stando all’esperienza, spazio e tempo sembrano in determinate circostanze ridotti approssimativamente a zero, cade con ciò anche la casualità, legata all’esistenza di spazio e tempo e di mutazioni dei corpi, dal momento ch’essa consiste nella successione di causa ed effetto.
Per questo motivo il fenomeno della sincronicità non può essere per principio posto in relazione con alcuna rappresentazione causale.
Il legante tra fattori coincidenti quanto a significato, deve essere pensato necessariamente come acausale.
Il fattore emotivo svolge un ruolo considerevole; ogni stato emotivo causa una modificazione della coscienza definita da Pierre Janet “abaissement du niveau mental” ciò significa che subentra un restringimento della coscienza e al tempo stesso un rafforzamento dell’inconscio, specialmente in presenza di affetti intensi. Il tono dell’inconscio si alza in una certa misura, il che provoca facilmente un avanzamento dall’inconscio nella coscienza.
Di conseguenza la coscienza cade sotto l’influenza di impulsi e contenuti inconsci istintivi.
Questi contenuti di regola sono complessi fondati in ultima analisi sugli archetipi, cioè sull’”instinctual pattern”.
Ma accanto agli archetipi si trovano nell’inconscio anche le percezioni subliminali e così pure immagini mnestiche dimenticate, cioè o momentaneamente o assolutamente irriproducibili.
Tra i contenuti subliminali bisogna distinguere le percezioni da ciò che definirei un “conoscere” o un “esser presente” inesplicabile.
Mentre le percezioni possono essere riferite a possibili o probabili eccitazioni sensoriali subliminali, il “conoscere” o “esser presente” di immagini inconsce o non ha nessun fondamento riconoscibile. Oppure esistono rapporti causali riconoscibili con certi contenuti (spesso archetipici) già preesistenti.
Si suppone che esista nell’inconscio un che di simile a una conoscenza a priori o, meglio una “presenza” a priori svincolata da ogni base causale.
Il fenomeno della sincronicità è quindi la risultante di due fattori:
1) un’immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento;
2) un dato di fatto obbiettivo coincide con questo contenuto. Ci si può meravigliare in eguale misura del primo o del secondo fatto.
Come si crea l’immagine inconscia, o come si crea la coincidenza?
Si può rispondere con le seguenti citazioni:
da Alberto Magno nel "De mirabilibus mundi" che prende in considerazione il ruolo dell’affetto nell’insorgere di eventi di sincronicità:
“Trovai (in riferimento alla magia) una spiegazione illuminante nel sesto libro dei Naturalia di Avicenna in cui si dice che è insita nell’anima umana una certa proprietà (virtus) di cambiare le cose, e che le altre cose ne sono soggette; e precisamente quando essa è trascinata a un grande eccesso di amore o di odio o qualcosa di analogo.
Se quindi l’anima di un uomo cade in preda a un grande eccesso di qualche passione si può stabilire sperimentalmente che esso (l’eccesso) costringe (magicamente) le cose e le cambia nella direzione verso cui tende l’eccesso… l’emotività dell’anima umana è la radice principale di tutte le cose, sia che essa, a causa della sua grande emozione, modifichi il suo corpo e altre cose alle quali tende, sia che ad essa anima siano soggette, data la sua dignità, le altre cose inferiori, o che con tale affetto spinto al di là di ogni limite corra parallelamente l’ora adatta o la situazione astrologica o un’altra forza, e noi crediamo (di conseguenza) che ciò che produca questa forza sia causato dall’anima….. Chi vuole quindi conoscere il segreto di questo fatto per provocarlo e scatenarlo, deve sapere che chiunque può influenzare magicamente ogni cosa, se cade preda di un grande eccesso… e allora lo deve fare precisamente in quell’ora in cui l’eccesso lo aggredisce e agire con le cose che l’anima gli prescrive.”
Questo testo mostra chiaramente che l’evento sincronistico (“magico”) era visto come un fatto dipendente dall’affetto.
Ma il “potere magico dell’anima” è preordinato quanto la rappresentazione coincidente che anticipa l’evento fisico esterno. La rappresentazione coincidente prende le mosse dall’inconscio e rientra quindi tra le “idee che sono indipendenti da noi”. Causate da Dio e non dipendenti da noi.
Quindi vi sono degli avvenimenti sincronistici a precindere dalla volontà di volerli scatenare.
Anche Goethe pensa in termini “magici” i tema di eventi sincronistici:
“Tutti abbiamo in noi un che di forze elettriche e magnetiche, e come il magnete esercitiamo un potere di attrazione e di ripulsione a seconda che veniamo in contatto con qualcosa di uguale o disuguale”.
Dopo queste considerazioni generali, torniamo ora al nostro problema dei fondamenti empirici della sincronicità.
Le esperienze di cui parliamo sono tutt’altro che a portata di mano. Dobbiamo quindi arrischiarci negli angoli più oscuri e trovare il coraggio di dare una scossa alle prevenzioni della nostra concezione attuale del mondo, se vogliamo tentare di allargare le basi della nostra conoscenza della natura.
La domanda è se esista un metodo che renda possibili risultati misurabili o numerabili, e che al tempo stesso ci dia modo di penetrare nei retroscena psichici della sincronicità.
Da tempo esistono certi metodi intuitivi i così detti metodi mantici, che procedono sostanzialmente dal fattore psichico, ma che presuppongono come ovvia la realtà della sincronicità.
In un primo tempo ho diretto particolarmente la mia attenzione su quella tecnica ausiliaria della comprensione intuitiva della totalità che è caratteristica della Cina, ossia l’I Ching.
Al contrario dello spirito occidentale educato dal pensiero greco, lo spirito cinese tende a non cogliere il fatto singolo per amore del fatti in sé, ma a una concezione che vede il singolo come parte di un tutto.
L’I Ching, questa base della filosofia classica cinese è un metodo destinato da tempi antichissimi a cogliere nella sua totalità una situazione e a porre quindi il problema singolo nel quadro del grande gioco antitetico di Yin e Yang.
Cogliere la totalità è ovviamente lo scopo anche della scienza naturale.
Nell’I Ching a una domanda sconosciuta tiene dietro una risposta incomprensibile. Le condizioni per una reazione totalitaria sono quindi quasi ideali. Lo svantaggio però salta agli occhi: contrariamente a quanto accade nell’esperimento scientifico, non si sa cosa è successo.
Due saggi cinesi cercano già nel dodicesimo secolo della nostra era di rimediare a questo inconveniente, tentando, in base all’ipotesi dell’unità di tutta la natura, di spiegare come concordanza significativa la contemporaneità di uno stato psichico con un processo fisico.
In altre parole essi supposero che sia nello stato psichico che in quello fisico si esprima la stessa realtà. Per verificare quest’ipotesi occorreva però, in questo esperimento apparentemente illimitato, una condizione ancora, ossia una certa forma del processo fisico, un metodo o una tecnica che costringesse la natura a formulare la sua risposta mediante numeri pari e dispari.
In quanto rappresentati di Yin e Yang questi numeri sono propri sia dell’inconscio che della natura in forma di opposti, ossia di madri e padri di tutto ciò che accade, e costituiscono quindi il tertium comparationis tra il mondo psichico interiore e il mondo fisico esterno.
I due saggi trovarono così un metodo che permetteva di rappresentare uno stato interiore come esteriore e viceversa.
Naturalmente però occorreva una conoscenza intuitiva del significato della figura offerta di volta in volta dall’oracolo.
L’I Ching consiste quindi in una raccolta di 64 interpretazioni nelle quali è elaborato il senso di ognuna delle 64 combinazioni Yang-Yin. Queste rivelazioni danno forma alla conoscenza interiore, inconscia, che coincide con lo stato in cui si trova di volta in volta la coscienza.
Con questa premessa psichica coincide il risultato casuale del metodo, ossia i numeri pari e dispari che risultano dalla caduta delle monete o dalla suddivisione casuale di gambi di achillea.
Come tutte le tecniche divinatorie, ossia intuitive, il metodo è basato sul principio del nesso acasuale o sincronistico.
Nell’esecuzione pratica dell’esperimento si verificano effettivamente numerosi casi illuminanti per chiunque non sia prevenuto, casi che dal punto di vista razionale, e operando una certa violenza, si potrebbero spiegare solo come proiezioni. Ma se si ammette che sono realmente ciò che sembrano, allora si tratta di coincidenze significative per le quali la nostra conoscenza non ha spiegazioni causali da offrire.
Fonte: "La sincronicità" di Carl G. Jung
Per provare a consultare l'I Ching consiglio questo sito:
http://www.labirintoermetico.com/09IChing/index.htm
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