martedì 24 aprile 2018

Rivelazione e poesia



"una poesia dovrebbe somigliare 
non essere veritiera...
Una poesia non dovrebbe significare 
solo essere"
Perceval 
Dalla maschera allo smascheramento, da uno specchio oscuro ed enigmatico all'illuminazione e a uno stato di conoscenza avremmo slittamenti incessanti dentro qualunque rappresentazione; "rivelato" e "occultato": un semplice gioco tra primo piano e sfondo, tra superficie e profondità; "rivelato" e "occultato": felici trasposizioni all'interno di qualunque metafora, modi di scherzare, allusione....nessun velo più da sollevare, aprire, squarciare.
Il velo diventa.. una vergogna, una timidezza che sta nella scoperta...A ogni nudità; il velo un sentimento dell'anima che mantiene...."diffidenti", riservati nello sguardo, che ci mantiene dal pronunciarci persino nel pieno significato.
...è l'emozione appropriata all'incontro, la risposta alla presenza piena che vorrebbe mantenerla parzialmente assente, nascosta.
...il mondo intrinsecamente intellegibile nel suo presentarsi all'esperienza estetica non necessita di alcuna rivelazione per essere divino...
L'esegesi diventa non un disvelamento del significato nascosto, bensì piuttosto una poiēsis, un'elaborazione poetica del dato, condotta nel piacere di un incessante immaginare.
Il cosiddetto 'nascosto' può essere riconosciuto come una necessaria letteralizzazione a posteriori dell'intuizione...
La rivelazione...Non ha bisogno di testimoni letterali, di speciali doni profetici, solo di intelligenza esegetica, della capacità di leggere il dispiegarsi dei fenomeni, di avvertire bellezza....
La rivelazione...è una categoria dell'esistenza che, se "rivelata", diventa letteralizzata come "l'occultato", mentre, in quanto categoria dell'esistenza, contiene e offre profondità, segretezza, interiorità, pregnanza, ricettacolo, risonanza, potenzialità e morte in ogni e qualunque fenomeno, e promuove nei confronti del fenomeno attenzione, cura diligente, proficua vigilanza e un modo di valutare che non considera mai le cose soltanto per quelle che a prima vista e semplicemente sembrano.
Tratto da "La vana fuga dagli dei" di J. Hillman

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