Nella natura individuale di ogni essere vi sono due elementi di ordine diverso che è opportuno distinguere chiaramente:
La natura individuale procede in primo luogo da ciò che l'essere è in sé stesso (lato interno attivo), e in secondo luogo dall'insieme degli influssi dell'ambiente in cui esso si manifesta (lato esterno passivo).
Possiamo servirci di una rappresentazione geometrica che corrisponde al raggio luminoso e al suo piano di riflessione con il primo elemento al senso verticale e il secondo al senso orizzontale.
La verticale rappresenta ciò che unisce fra loro tutti gli stati di manifestazione di un medesimo essere, e che rappresenta l'espressione dell'essere stesso o, se vogliamo, della sua "personalità", la diretta proiezione mediante la quale essa si riflette in tutti gli stati, mentre il piano orizzontale rappresenterà l'ambito di un certo stato di manifestazione, qui inteso in senso "macrocosmico". La manifestazione dell'essere in tale stato sarà determinata dall'intersezione della verticale e considerata con questo piano orizzontale.
In altri termini potremmo dire che è l'essere, per sua natura, a determinare le condizioni della propria manifestazione, ma con un limite: dal momento che la sua manifestazione deve necessariamente costituire uno sviluppo di possibilità contenute in tale stato, a esclusione di quelle che appartengono ad altri stati, questo limite è indicato geometricamente dal piano orizzontale. L'essere si manifesterà dunque rivestendosi di elementi desunti dall'ambiente, elementi la cui "cristallizzazione" sarà determinata dall'azione operata su tale ambiente dalla sua natura interna;
Nel caso dello stato individuale umano questi elementi appartengono naturalmente sia all'ordine corporeo che all'ordine sottile psichico.
Per esempio in termini di "eredità" potremmo dire che esiste non soltanto un'eredità fisiologica ma anche una psichica.
In Occidente taluni si rifiutano di ammettere l'eredità psichica perché, non conoscendo nulla che vada oltre l'ambito individuale, e pensano che l'essere sia determinato solo da sé stesso.
Altri ammettono questa eredità ma credono di poter concludere che l'essere, in tutto ciò che esso è, sia interamente determinato dall'ambiente e che sia ciò che l'ambiente lo fa essere.
Entrambi riducono l'intero essere alla sua sola manifestazione individuale e ignorano ogni principio trascendente rispetto ad essa.
Alla base di tutte le concezioni moderne dell'essere umano sta sempre l'idea della dualità cartesiana "corpo-anima" che equivale a quella fisiologico psichico.
Sull'eredità dobbiamo dire che essa non esprime integralmente gli influssi dell'ambiente sull'individuo ma ne costituisce solo la parte più immediatamente percepibile; in realtà questo influssi si propagano molto più in là, si propagano indefinitamente in tutte le direzioni, infatti l'ambiente cosmico (ambito della manifestazione) può essere concepito soltanto come un insieme le cui siano tutte legate fra loro, senza soluzione di continuità, perché concepirlo diversamente significherebbe presupporvi un vuoto.
Di conseguenza debbono necessariamente esservi relazioni, cioè reciproche azioni e reazioni, fra tutti gli esseri individuali manifestati in tale ambito, che ciò avvenga simultaneamente o successivamente.
Dal momento che in un'intima analisi la posizione dell'essere nell'ambiente è determinata dalla sua peculiare natura, gli elementi ch'esso desume dal suo ambiente più prossimo, e anche quelli che in qualche modo esso attira a sé da tutto l'insieme indefinito del suo ambito di manifestazione debbono necessariamente trovarsi in corrispondenza con tale natura (cioè qualcosa di ordine puramente interno), altrimenti esso non potrebbe assimilarseli in modo da farne quasi altrettante modificazioni secondarie di sé stesso.
In ciò consiste l'"affinità" in virtù della quale l'essere assume dall'ambiente solo quanto è conforme alle possibilità che esso porta in sé, che gli sono proprie e non appartengono a nessun altro essere, solo quanto, fornirà le condizioni contingenti che consentiranno a tali possibilità di svilupparsi o di "attualizzarsi" nel corso della sua manifestazione individuale.
Ogni relazione tra due esseri qualsiasi, per essere reale, deve per forza essere l'espressione di qualcosa che appartenga alla natura di entrambi; così, l'influsso che un essere sembra subire dal di fuori e ricevere da altri, quando lo si esamina da un punto di vista più profondo in verità è solo una specie di traduzione di una possibilità inerente alla peculiare natura di quest'essere medesimo.
Tratto da "La Grande Triade" di R. Guenon
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