Anticamente nell'Europa mediterranea e a Nord, germanica e celtica, la quercia era un albero ancestrale magico.
Tutto ciò che le era associato partecipava dei suoi poteri: gli uccelli che vi nidificavano, le vespe nelle sue galle, le api e il loro miele, il vischio che vi si abbarbica e, naturalmente, la ghianda.
Le querce erano alberi paterni che arrattiravano le folgori dal cielo ed erano sacri a divinità potenti come Zeus, Thor/Donar, Giove e Wotan.
Ed erano anche alberi materni (proterai materes, le prime madri dei greci), che secondo molti miti sulla comparsa dell'uomo sulla terra, avevano origine dagli esseri umani.
Benché tutti gli alberi siano stati classificati come simbologicamente femminili, la quercia e la ghianda erano immaginate come fondamentale maschili.
Non soltanto perché la quercia era un albero-Dio-Grande Padre (Giove nell'Europa latina, Thor/Donar nel Nord), ma anche perché la ghianda era detta junglans, il glande di Juppiter/Giove.
In inglese la parola albero tree e la parola verità truth sono affini, così l'albero nella sua forma di ghianda contiene, in nuce, la verità.
Il linguaggio del mito compone in immagini ciò che il linguaggio concettuale espone in frasi.
Ciò che fa della ghianda un'immagine primordiale della personalità è il fatto che le querce sono abitate da figure dell'anima oracolari.
Le querce, in particolare, sono alberi dell'anima perché offrono rifugio alle api e custodiscono nel loro tronco il miele, che nell'antichità mediterranea, come in molte altre parti del mondo, era considerato un ingrediente del nettare, la bevanda degli dèi, una sorta di primordiale, ultraterreno "cibo dell'anima".
Ninfe, profetesse e sacerdotesse vivevano nei pressi o nel cavo del loro tronco e davano espressione, per allusioni o oracoli, alla precognizione e comprensione degli eventi possedute dalla quercia.
Tutti gli alberi grandi sono saggi perché i loro movimenti sono impercettibili, il nesso con il sopra e il sotto è così saldo, la loro presenza fisica così generosamente utile.
La quercia, con le sue dimensioni ed età e bellezza e solidità, sarebbe perciò particolarmente saggia e le sue ghiande conterranno compressa in un minuscolo nucleo tutta la sapienza dell'albero.
Tutto ciò che le era associato partecipava dei suoi poteri: gli uccelli che vi nidificavano, le vespe nelle sue galle, le api e il loro miele, il vischio che vi si abbarbica e, naturalmente, la ghianda.
Le querce erano alberi paterni che arrattiravano le folgori dal cielo ed erano sacri a divinità potenti come Zeus, Thor/Donar, Giove e Wotan.
Ed erano anche alberi materni (proterai materes, le prime madri dei greci), che secondo molti miti sulla comparsa dell'uomo sulla terra, avevano origine dagli esseri umani.
Benché tutti gli alberi siano stati classificati come simbologicamente femminili, la quercia e la ghianda erano immaginate come fondamentale maschili.
Non soltanto perché la quercia era un albero-Dio-Grande Padre (Giove nell'Europa latina, Thor/Donar nel Nord), ma anche perché la ghianda era detta junglans, il glande di Juppiter/Giove.
In inglese la parola albero tree e la parola verità truth sono affini, così l'albero nella sua forma di ghianda contiene, in nuce, la verità.
Il linguaggio del mito compone in immagini ciò che il linguaggio concettuale espone in frasi.
Ciò che fa della ghianda un'immagine primordiale della personalità è il fatto che le querce sono abitate da figure dell'anima oracolari.
Le querce, in particolare, sono alberi dell'anima perché offrono rifugio alle api e custodiscono nel loro tronco il miele, che nell'antichità mediterranea, come in molte altre parti del mondo, era considerato un ingrediente del nettare, la bevanda degli dèi, una sorta di primordiale, ultraterreno "cibo dell'anima".
Ninfe, profetesse e sacerdotesse vivevano nei pressi o nel cavo del loro tronco e davano espressione, per allusioni o oracoli, alla precognizione e comprensione degli eventi possedute dalla quercia.
Tutti gli alberi grandi sono saggi perché i loro movimenti sono impercettibili, il nesso con il sopra e il sotto è così saldo, la loro presenza fisica così generosamente utile.
La quercia, con le sue dimensioni ed età e bellezza e solidità, sarebbe perciò particolarmente saggia e le sue ghiande conterranno compressa in un minuscolo nucleo tutta la sapienza dell'albero.
Vedi anche: Meditazione con gli alberi e fiori di Bach
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
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