Sappiamo quale stretta relazione dobbiamo vedere fra ciò che di morale-spirituale avviene nell'evoluzione dell'umanità e ciò che avviene in natura.
Per stabilire con una certa comprensione il ponte tra esistenza naturale e ordine morale del mondo noi possiamo accostarci al nesso, che ci occupa da tanti anni, fra Cristo Gesù e l'essere il cui riflesso esteriore appare nel Sole.
Dioniso l'Areopagita chiama il sole monumento di Dio, e in Agostino troviamo dappertutto accenni del genere.
Persino nella scolastica troviamo ancora accenni al fatto che nelle stelle e nei loro movimenti si deve vedere l'immagine dell'esistenza divino-spirituale nel mondo.
Come molte altre cose nella nostra vita, anche la festa di Natale è diventata una frase fatta. La vita moderna è anzi giunta alla sua calamità, al suo caos, proprio perché queste cose sono diventate frasi fatte.
Se nella nostra comunità potessimo sviluppare i giusti sentimenti per quanto nel presente è diventato frase fatta, se da tali giusti sentimenti potessimo trovare gli impulsi per i rinnovamenti che sono necessari, allora la comunità che chiamiamo antropofisica sarebbe degna della sua esistenza.
Deve esservi comprensione per il fatto che in avvenire queste cose non dovranno continuare allo stesso modo, che dovranno ricevere un contenuto nuovo, che le antiche abitudini dovranno essere abbandonate e sostituite da vedute nuove.
Se non riusciamo a trovare il necessario coraggio interiore, noi mentiamo conservando l'antica frase fatta della festa natalizia annuale (come per tutte le altre feste sacre) e celebrandola senza che l'anima sia presa da sentimenti adeguati.
Dovremmo poter prendere la decisione di dare un contenuto, che faccia passare per le nostre anime sentimenti davvero sublimi e unici, a una festa che deve sollevare l'umanità a comprenderne il significato.
La disgrazia del nostro tempo è proprio che non si possa trovare il coraggio di sollevarsi a un nuovo contenuto, al di sopra del carattere di frase fatta.
La nostra anima potrà giungere a sentimenti unici, se sentirà l'impegno di sperimentare la nuova leggenda di Iside nell'ambito dell'umanità moderna, il suo ritrovamento attraverso lo stimolo delle interiori forze conoscitive spirituali che al posto del cielo morto pongono ciò che, muovendo dalla vita interiore, ci fa di nuovo apparire le stelle e i pianeti come monumenti delle potenze spirituali che si muovono nello spazio.
Dobbiamo imparare nuovamente a guardare la nuova Iside, la santa Sofia.
Nel corso del XX secolo il Cristo ricomparirà nella sua figura spirituale perché gli uomini troveranno la forza che è rappresentata dalla santa Sofia o Maria.
Essa è stata uccisa da tutto quanto si è formato nella coscienza moderna dell'umanità; le confessioni moderne hanno appunto distrutto, almeno in parte, la concezione che si riferisce a Maria.
La comunità antroposofica dovrebbe essere una comunità di persone legate frac loro da amore, perché sentono che è il loro compito una ricerca in comune.
I sacrifici i doni insiti nella coscienza devono passare come qualcosa di unico attraverso la nostra anima affinché l'umanità moderna giunga ad adempiere il suo compito di iniziare una vera e nuova civiltà dopo essere uscita dalle barbarie.
A questo scopo è per altro necessario che fra di noi ognuno sia di aiuto all'altro con amore, che veramente la nostra diventi una comunità di anime, che scompaia fra noi ogni forma di gelosia, che non si guardi solo a quel che fa l'altro, ma che tutti insieme si miri al grande scopo comune.
Tratto da "La ricerca della nuova Iside. La divina Sofia" R. Stainer
Conferenza a Dornarch, 24 dicembre 1920
Per stabilire con una certa comprensione il ponte tra esistenza naturale e ordine morale del mondo noi possiamo accostarci al nesso, che ci occupa da tanti anni, fra Cristo Gesù e l'essere il cui riflesso esteriore appare nel Sole.
Dioniso l'Areopagita chiama il sole monumento di Dio, e in Agostino troviamo dappertutto accenni del genere.
Persino nella scolastica troviamo ancora accenni al fatto che nelle stelle e nei loro movimenti si deve vedere l'immagine dell'esistenza divino-spirituale nel mondo.
Come molte altre cose nella nostra vita, anche la festa di Natale è diventata una frase fatta. La vita moderna è anzi giunta alla sua calamità, al suo caos, proprio perché queste cose sono diventate frasi fatte.
Se nella nostra comunità potessimo sviluppare i giusti sentimenti per quanto nel presente è diventato frase fatta, se da tali giusti sentimenti potessimo trovare gli impulsi per i rinnovamenti che sono necessari, allora la comunità che chiamiamo antropofisica sarebbe degna della sua esistenza.
Deve esservi comprensione per il fatto che in avvenire queste cose non dovranno continuare allo stesso modo, che dovranno ricevere un contenuto nuovo, che le antiche abitudini dovranno essere abbandonate e sostituite da vedute nuove.
Se non riusciamo a trovare il necessario coraggio interiore, noi mentiamo conservando l'antica frase fatta della festa natalizia annuale (come per tutte le altre feste sacre) e celebrandola senza che l'anima sia presa da sentimenti adeguati.
Dovremmo poter prendere la decisione di dare un contenuto, che faccia passare per le nostre anime sentimenti davvero sublimi e unici, a una festa che deve sollevare l'umanità a comprenderne il significato.
La disgrazia del nostro tempo è proprio che non si possa trovare il coraggio di sollevarsi a un nuovo contenuto, al di sopra del carattere di frase fatta.
La nostra anima potrà giungere a sentimenti unici, se sentirà l'impegno di sperimentare la nuova leggenda di Iside nell'ambito dell'umanità moderna, il suo ritrovamento attraverso lo stimolo delle interiori forze conoscitive spirituali che al posto del cielo morto pongono ciò che, muovendo dalla vita interiore, ci fa di nuovo apparire le stelle e i pianeti come monumenti delle potenze spirituali che si muovono nello spazio.
Dobbiamo imparare nuovamente a guardare la nuova Iside, la santa Sofia.
Nel corso del XX secolo il Cristo ricomparirà nella sua figura spirituale perché gli uomini troveranno la forza che è rappresentata dalla santa Sofia o Maria.
Essa è stata uccisa da tutto quanto si è formato nella coscienza moderna dell'umanità; le confessioni moderne hanno appunto distrutto, almeno in parte, la concezione che si riferisce a Maria.
La comunità antroposofica dovrebbe essere una comunità di persone legate frac loro da amore, perché sentono che è il loro compito una ricerca in comune.
I sacrifici i doni insiti nella coscienza devono passare come qualcosa di unico attraverso la nostra anima affinché l'umanità moderna giunga ad adempiere il suo compito di iniziare una vera e nuova civiltà dopo essere uscita dalle barbarie.
A questo scopo è per altro necessario che fra di noi ognuno sia di aiuto all'altro con amore, che veramente la nostra diventi una comunità di anime, che scompaia fra noi ogni forma di gelosia, che non si guardi solo a quel che fa l'altro, ma che tutti insieme si miri al grande scopo comune.
Tratto da "La ricerca della nuova Iside. La divina Sofia" R. Stainer
Conferenza a Dornarch, 24 dicembre 1920
Nessun commento:
Posta un commento