Nella sua opera sulla sincronicità, Jung parla di un fattore che si chiama « il sapere assoluto».
Questo concetto ci introduce in territori ancora inesplorati, in una zona d'ombra della conoscenza umana dove dobbiamo ancora avanzare a tentoni, nell'oscurità.
Quando si verifica un fenomeno sincronistico sotto forma di eventi che, visti dall'esterno, sembrano coincidere in modo casuale, ma che dal punto di vista soggettivo sono significativi, non si può fare a meno di concludere che, in un modo o nell'altro, esiste un «sapere».
Gli elementi onirici comunemente definiti "premonitori" o le coincidenze fra un sogno e un evento esterno sono frequenti.
La costellazione inconscia, sembra spesso conoscere i fatti prima ancora che si verifichino e la maggior parte dei metodi divinatori ha questo stesso fondamento.
Se accettiamo l'ipotesi che la coincidenza significante è una delle forme in cui si manifesta un archetipo, dobbiamo ammettere che con questo archetipo è costellata una certa numinositá o semicoscienza.
Jung cita il famoso Agrippa von Nettesheim il quale dichiara che negli oracoli, negli stati di estasi e nel fenomeno della profezia, si manifesta nell'essere umano la capacità di predire il futuro.
Secondo Jung anche Agrippa allude con ciò a un "sapere" o "rappresentarsi" innato negli esseri viventi, al quale ricorre in epoca moderna anche Driesh. Infatti volenti o nolenti, si cade in questa perplessità non appena si rifletta seriamente sui processi finalizzati in biologia, oppure si indaghi più affondo sulla funzione compensatrice dell'inconscio, o addirittura si voglia spiegare il fenomeno della sincronicità.
Le cosiddette cause finali presuppongono una prescienza di qualche tipo.
Non si tratta certamente di una coscienza connessa con l'Io, ossia non di una scienza quale noi la conosciamo, ma piuttosto di una scienza "inconscia" esistente o presente di per sé, definita da Jung con il termine di « scienza assoluta» che pare consista in simulacra, in immagini prive di soggetto.
Queste immagini così postulate sono presumibilmente la stessa cosa degli archetipi da Jung ipotizzati, e che possiamo dimostrare essere i fattori normali nelle creazioni spontanee della fantasia.
Esprimendoci in altri termini, l'idea del microcosmo, che contiene "le immagini di ogni creatura" rappresenterebbe l'inconscio collettivo.
La mancanza di comunicazione con questa scienza assoluta ci priva di ogni possibilità di prevedere il futuro, di ricevere dall'inconscio una qualsiasi informazione su ciò che avverrà e sul modo in cui avverrà.
Se ci separiamo da fondamento istintivo della nostra personalità, ci escludiamo nello stesso tempo da ogni possibilità di beneficiare di questa scienza assoluta, riducendo la nostra capacità di conoscere il reale alle possibilità dell'Io.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz
Questo concetto ci introduce in territori ancora inesplorati, in una zona d'ombra della conoscenza umana dove dobbiamo ancora avanzare a tentoni, nell'oscurità.
Quando si verifica un fenomeno sincronistico sotto forma di eventi che, visti dall'esterno, sembrano coincidere in modo casuale, ma che dal punto di vista soggettivo sono significativi, non si può fare a meno di concludere che, in un modo o nell'altro, esiste un «sapere».
Gli elementi onirici comunemente definiti "premonitori" o le coincidenze fra un sogno e un evento esterno sono frequenti.
La costellazione inconscia, sembra spesso conoscere i fatti prima ancora che si verifichino e la maggior parte dei metodi divinatori ha questo stesso fondamento.
Se accettiamo l'ipotesi che la coincidenza significante è una delle forme in cui si manifesta un archetipo, dobbiamo ammettere che con questo archetipo è costellata una certa numinositá o semicoscienza.
Jung cita il famoso Agrippa von Nettesheim il quale dichiara che negli oracoli, negli stati di estasi e nel fenomeno della profezia, si manifesta nell'essere umano la capacità di predire il futuro.
Secondo Jung anche Agrippa allude con ciò a un "sapere" o "rappresentarsi" innato negli esseri viventi, al quale ricorre in epoca moderna anche Driesh. Infatti volenti o nolenti, si cade in questa perplessità non appena si rifletta seriamente sui processi finalizzati in biologia, oppure si indaghi più affondo sulla funzione compensatrice dell'inconscio, o addirittura si voglia spiegare il fenomeno della sincronicità.
Le cosiddette cause finali presuppongono una prescienza di qualche tipo.
Non si tratta certamente di una coscienza connessa con l'Io, ossia non di una scienza quale noi la conosciamo, ma piuttosto di una scienza "inconscia" esistente o presente di per sé, definita da Jung con il termine di « scienza assoluta» che pare consista in simulacra, in immagini prive di soggetto.
Queste immagini così postulate sono presumibilmente la stessa cosa degli archetipi da Jung ipotizzati, e che possiamo dimostrare essere i fattori normali nelle creazioni spontanee della fantasia.
Esprimendoci in altri termini, l'idea del microcosmo, che contiene "le immagini di ogni creatura" rappresenterebbe l'inconscio collettivo.
La mancanza di comunicazione con questa scienza assoluta ci priva di ogni possibilità di prevedere il futuro, di ricevere dall'inconscio una qualsiasi informazione su ciò che avverrà e sul modo in cui avverrà.
Se ci separiamo da fondamento istintivo della nostra personalità, ci escludiamo nello stesso tempo da ogni possibilità di beneficiare di questa scienza assoluta, riducendo la nostra capacità di conoscere il reale alle possibilità dell'Io.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz
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