lunedì 27 ottobre 2014

Gli archetipi

Come spesso ha rilevato Jung, tutti gli archetipi sono collegati fra loro nell'inconscio ed è impossibile scinderli l'uno dall'altro. Se si approfondisse sufficientemente lo studio di uno qualsiasi di essi, facendo emergere tutte le associazioni che vi convergono, si finirebbe col farli affiorare tutti.
Nella sfera della psicologia non si può e non si deve accostarsi ai contenuti dell'inconscio soltanto attraverso la funzione del pensiero.
In psicologia la funzione del sentimento è indispensabile per cogliere la tonalità affettiva dell'immagine archetipica, parallelamente al suo rapporto logico con le altre immagini. L'albero, per esempio, possiede in quanto simbolo una connotazione affettiva molto particolare.
Appena vi accostate a questi simboli con il sentimento, constatate che, sebbene siano contaminati o collegati, ciascuno di loro esercita su voi un impressione emotiva diversa.
La Madre Terra, la Madre Albero o l'Albero della Vita non vengono sentiti allo stesso modo da tutti.
A livello intellettuale si potrebbe quasi identificarli, ma il sentimento si rifiuta di farlo.
È proprio il ruolo esercitato dalla funzione del sentimento in psicologia a infastidire coloro che ci definiscono "non scientifici".
E invece, è proprio per avere un orientamento preciso, per non finire alla deriva nel mare infinito dell'inconscio che dobbiamo ricorrere al sentimento, una funzione di discriminazione e di valutazione.
Evidentemente, in un tipo-pensiero il sentimento è la funzione interiore: quale che sia questa funzione, essa ha la particolarità di essere talvolta eccellente, talvolta del tutto inadeguata.
Un tipo-pensiero non può far altro che usare il suo sentimento così com'è è cercare di fidarsene, ma conservando un atteggiamento critico nei suoi confronti e chiedendosi: "Sto facendo una proiezione?"
Quel che conta è conoscere i propri complessi, poiché una vera e propria distorsione si verifica solo nel caso in cui intervenga un complesso perturbante.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

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