lunedì 28 aprile 2014

Jung e Einstein

Spesso mi sono domandata se questi due grandi uomini del passato avessero avuto modo di confrontarsi, di influenzarsi e di interagire tra loro.
Fin ora non avevo trovato grandi informazioni fino a quando leggendo un libro sulla lettura dell'orecchio di Piera Vitali sono incappata in questo capitolo!
Ho così potuto dissipare questo mio quesito nel modo più semplice e didascalico possibile.
Ho sempre pensato che ci fosse molto di simile nei pensieri di Einstein e Jung e questa è la conferma che una teoria nata come prettamente scientifica, fu per l'altro fonte di ispirazione per una teoria folle (al tempo) introducendo i concetti di sincronicità!
Già in precedenti letture era chiaro come l'uomo in connessione con l'universo può attingere da esso e di conseguenza aver la facoltà di "vedere" in qualsiasi direzione che sia passata o futura.
Einstein e Jung si conobbero a Zurigo al tempo in cui il grande fisico stava perfezionando la sua teoria della relatività.
Fu lui che indusse Jung a pensare a una possibile relatività del tempo, oltre che dello spazio, e al loro condizionamento psichico.
La teoria di Einstein, in cui la causa non necessariamente precedere l'effetto, fu la base della teoria junghiana della sincronicità, per la quale le coincidenze significative  si verificano attraverso meccanismi estranei alla semplice casualità.
Dal libro "Come io vedo il mondo" di Einstein:
«La sensazione più bella che possiamo trovare è il mistero.
Costituisce l'emozione fondamentale che sta alla base della vera arte e della vera scienza. Colui che l'ha provata e che non è ancora in grado di emozionarsi è come una merce avariata, come una candela spenta.
È l'esperienza del mistero, spesso mischiata con la paura, che ha generato la religione.
La conoscenza di qualche cosa che non possiamo penetrare, delle ragioni più profonde di una bellezza che si irradia...
È questa la conoscenza e l'emozione che sta alla base della religione; in questo senso, e in questo solamente, io posso definirmi profondamente religioso»

Entrambi questi "Grandi" del passato hanno dato un contributo fondamentale all'umanità:
Jung dedicò molti studi alla materie esoteriche, dallo spiritismo all'alchimia, ampliando così il concetto di psicologia analitica che vede l'uomo non solo come essere materiale ma anche spirituale.
Concetti come sincronicità e archetipo, stanno entrando nel linguaggio comune di chi ha una diversa percezione della realtà psichica e della relazione tra uomo e cosmo, ampliando così il concetto di esistenza.
Jung sosteneva che la sincronicità fosse un rapporto non casuale fra gli eventi, e che fosse possibile il sogno premonitore, la preveggenza di qualsiasi natura e che non tutte le coincidenze fossero puramente casuali, quando sfidano le normali leggi causa ed effetto.
Einstein padre della fisica moderna, ipotizzò che non esiste un tempo assoluto ma esso cambia con il movimento dell'osservatore.
Noi concepiamo il tempo come se fosse lineare, un susseguirsi di eventi l'uno dopo l'altro.
La preveggenza però mette in discussione la natura stessa del tempo.
Infatti se si può vedere il futuro, esso deve già esistere, come parte di qualche struttura temporale.
Così dimostrò che passato, presente e futuro non occupano necessariamente una posizione fissa e, in teoria, è possibile percepirli secondo un ordine variabile.
Questa teoria influenzò profondamente Jung.
In quanto l'uno era interessato a dimostrare come il tempo sia un illusione mentre l'altro aveva bisogno di una risposta scientifica (anche solo teorica) per spiegare a se stesso e agli altri l'idea di inconscio cosmico.
Entrambi erano dotati di un talento straordinario e di un'intelligenza interiore superiore e chiaroveggente, accompagnata dalla regione che indusse entrambi a ricercare per le loro brillanti intuizioni, una spiegazione scientifica e una teoria che potesse dimostrare la veridicità della loro idea all'umanità.
Nell'AniMo Antico 

Fonte: Iniziazioni mediterranee

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