La montagna
nella cabala è la massima condensazione della luce: scalare una montagna,
salire su un colle equivale quindi a riappropriarci della luce che ad ogni
passo diventa nostra.
Non tutte le
montagne sono in grado di attivare questo stato, che giace a livello
postenziale.
Il Palatino
è una di quelle montagne sacre ne mondo che hanno assolto questo compito e che
tutt’ora, seppur in maniera diversa, loassolvono.
Secondo le
narrazioni arcaiche, Romulus insieme a uno stuolo di seguaci compì il rito di
fondazione della Città, che permise di aprire un canale verso l’alto e verso il
basso, tale da rendere sacro il luogo.
Così, ecco
la montagna sacra agli indù, il monte Meru o l’Olimpo dei greci antichi, il
monte Sinai, dove fu data la legge a Mosè da Dio, o il monte Ararat, dove si
posò l’arca di Noè, o il monte Moria sacro ad Abramo e ai suoi figli, e ancora
il monte Tabor dove avvenne la trasfigurazione di Gesù… e tanti altri ancora….
Tutte
montagne sacre, è sulle vette dei monti sacri che possiamo evocare la presenza
di Dio in noi:
“Numen inest”
Iniziamo
quindi questo viaggio consapevoli di fare nostra l’esperienza di salire su una
montagna sacra, al di là di ogni personale religione e cultura, consapevoli che
tutto quello che è mosso dal di fuori avviene contemporaneamente all’interno di
noi, consapevoli che ad ogni passo di questa luminosa salita ci sarà, a gradi,
un aumento della nostra luminosità, consapevoli della presenza sacra che “die
ac nocte” agisce nel nostro interno:
“Numen inest! Numen inest! Numen inest!”
Saliamo su
queste montagne sacre consapevoli che il nostro salire corrisponde al salire la
scala interiore che conduce ai cieli: “La
tua parola, Dio, è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (David
119/105).
Il Palatino
è la Montagna Sacra degli antichi romani; montagna al cui vertice viene posto
il centro dell’Universo.
Romulus scelse il Palatino, perché proprio
su questo si posero insieme dodici avvoltoi sacri ad Apollo.
Plutarco narra: “…..Romolo scavò in primo
luogo un fosso rotondo, dove furono
poste le primizie di tutte le cose utili e necessarie alla vita umana: il
rappresentante di ogni popolo portò una manciata di terra del paese da cui
proveniva e la gettò tra le primizie. Poi, preso come centro di un cerchio il
fosso che si designa con il nome usato anche per l’Universo, cioè MUNDUS,
tracciò intorno il perimetro della città”.
Romolo
attaccò un vomere di bronzo, il bronzo è sinonimo di immortalità e, aggiogati
un toro nero all’esterno simbolo di forza virile e centrifuga che deve
proteggere l’Urbe dagli attacchi del caos esterno, ed una vacca bianca
all’interno simbolo della purezza e della fecondità femminile, centripeta,
tracciò il SULCUS PRIMIGENIUS, il solco primordiale.
Ora il
palatino aveva al suo centro, il MUNDUS, la fonte di ogni provvidenza, l’utero
materno in cui si erano gettate le sementi per propiziare la fertilità.
Ovidio
precisa che: “…. dopo aver riempito il
MUNDUS
di terra, si eresse un altare sul quale venne acceso il fuoco sacro”.
Il fuoco
sacro sul MUNDUS rappresentava, anzi era il sacro sposalizio fra cielo e questa
terra: era il focolare di Roma il primitivo tempio di Vesta, la madre Terra.
Vesta
insieme a Pallade rappresentano i due fuochi del mondo sensibile: Pallade il
celeste, vesta l’elementare di questo mondo.
Il materiale
che tende alla salita, come se cercasse di separarsi dalla sostanza
corruttibile a cui rimane unito, per tornare libero, come un’anima imprigionata
in corpo ma appartenente al tempo stesso a quel corpo… l’altro all’opposto si
protende verso il basso, verso la terra, come se entrambi aspirassero senza
sosta a ritrovarsi l’uno davanti all’altro….
Viene
spontaneo citare:
“Come in alto così in basso, per realizzare i
miracoli della COSA UNA” Ermete
Trismegisto
Oppure: “ Sia fatta la tua volontà, come in cielo
così in terra”.
Da quel
momento in poi Roma diventerà “Caput
Mundi”.
Il contatto
con i piani divini era stabilito, l’alto e il basso erano comunicanti, il sacro
ponte era stato gettato, la Città di già diventa eterna. Il successivo motto
alchemico:
“Spiritualizza il
corpo, e corporizza lo spirito”
Fonte: "Roma segreta e pagana" di C. Monachesi
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