Nella
romanità antica il 21 Aprile (e il mese di Aprile in genere) era sacro a
Venere. Il 21 Aprile entra il sole in Toro e secondo i canoni astrologici si fa
riferimento a Venere una Venere nascente e diurna.
La
simbologia che si fonda sugli archetipi è universale, è un’opera di sintesi e
di parallelismi, alla scoperta delle radici comuni dell’uomo.In questo mese il culto era tutto rivolto alla Terra (Natura) che era stata preparata precedentemente dal sole vivificante di marzo; mese, questo, dedicato al Dio Marte. In pratica questo era il periodo in cui Marte s’univa a Venere ed, analogicamente, la fecondazione era rappresentata dall’azione rituale della fenditura del terreno prodotta da mano umana. Forse per questo gli iniziati di allora scelsero proprio aprile per fondare Roma; Aprile da aprilis, che vuol dire l’aprirsi della terra; ricordiamo in questo l’apertura del solco primigenio.
Ancora: aprilis ha le sue radici in Afrodite (Venere); aprilis da aprile, la spuma del mare, dalla quale, secondo la tradizione greca, la Dea nacque.
Venere da vincire (avvincere) unione dell’umore e del calore sinonimo di vittoria.
Venere è anche regolatrice del cielo e della terra, quando viene rappresentata come Venus Mater allattante Giove e Giunone.
Nei giorni dedicati alla Dea Rossa la libagione sacrificale che le si offriva era un succo di papavero, latte e miele.
Se andiamo a collocare sull’Albero della Vita cabalistico questi alimenti, ci accorgiamo di quanto equilibrio ci sia tra queste tre componenti, ovverosia di come siamo mirabilmente armonizzate.
Secondo la mistica ebraica ogni alimento ha un rapporto con l’Albero della Vita; ogni alimento appartiene a un pilastro dell’Albero:
Il latte associato al pilastro della Misericordia e il vino a quello del Rigore, il succo di papavero è associato al pilastro del Rigore, il miele a quello della Clemenza; l’Albero della Vita così attivato ed equilibrato nelle sue tre componenti essenziali: gli alimenti così riuniti sono tra loro in perfetto equilibrio ed apporteranno un effetto benefico.
Gli antichi romani avevano la vista lunga soprattutto per quanto riguarda le visioni di uccelli augurali infatti vollero rappresentare con l’acuta vista della simbolica aquila imperiale, che ardiva guardare direttamente il sole.
I colori scelti per il vessillo romano sono giallo-arancio e rosso-purpureo colori non scelti a caso come tutti i simboli romani;
Secondo testi attendibili di maestri che hanno studiato i chakra posso riferire il chakra della corona ovvero il ‘fiore dai mille petali’ è composto all’interno di dodici petali ed ha i seguenti colori: oro-rosso e arancio.
Anche il chakra cardiaco è composto da dodici petali e dai seguenti colori: ORO e ROSSO.
È interessante notare come la romanità prima attribuisse a Venere il colore rosso, tanto che ea chiamata la ‘Dea Rossa’ e il colore oro a Marte, che usualmente è il colore attribuito al Sole; anche il chakra ‘basale’ del sesso e ‘surrenale’ hanno i petali dei colori rosso e arancio.
Fonte"Roma segreta e pagana" di C. Monachesi
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