Nella vita operano cinque sfere, che si chiamano enti: ente astrale, ente del veleno, ente naturale, ente spirituale ed ente di Dio.
L'ente astrale è una potenza che dà all'uomo il senso della comunità del destino ed è simbolicamente espresso nell'attività delle costellazioni; è "il rappresentante di quell'Unità di cui gli uomini sono i membri".
L'ente del veleno è la potenza dei rapporti fra l'uomo e le cose circostanti che egli assorbe in sé col cibo e con le impressioni dei sensi.
L'uomo si nutre di cose perfette in sé ma sottoposte ad alterazioni, una volta entrare nel corpo; perciò possono essere dannose all'uomo.
L'erba è una cosa perfetta in sé, ma entrando nel corpo umano come nutrimento, può diventare veleno.
A difendere l'armonia dell'organismo umano ed a vigilare sui mali influssi dell'ente del veleno è preposto il nostro alchimista interno che risiede nello stomaco.
Questo alchimista, emanazione dell'archeo opera per mezzo delle energie che gli fornisce il corpo stesso, separa il buono dal cattivo ed impedisce le malattie: in formulazione moderna, è la reazione dell'organismo ai perturbamenti nocivi.
L'ente naturale presiede al corso della vita umana con le sue trasformazioni e i suoi destini.
Appartengono a questo ente gli organi dei sensi e della generazione.
L'ente spirituale si riferisce ai sentimenti, all'amore, all'odio, alla vita sociale.
L'ente di Dio sta a sé, invigliando sugli altri quattro. Ad esso risalgono tutte le cause di morte che sfuggono al medico.
Quando i primi quattro enti sono in armonia, ed assolvono organicamente il loro compito, la persona è sana; in caso contrario sorge la malattia.
Ci sono dunque malattie della universalità (ente astrale), cioè di provenienza astrale (siderea), malattie derivanti da una disarmonia del nutrimento (ente del veleno), malattie del corso della vita (ente naturale) e malattie derivanti dalla ignoranza delle rette relazioni umane, ad esempio tra l'uomo e la donna (ente spirituale).
Al di sopra sta l'ente deale, che decide della vita o della morte, del ristabilimento dell'equilibrio o dello scioglimento della morte, trascendendo l'intelligenza e la sfera d'azione dell'uomo, essendo posto nella sfera impenetrabile della saggezza divina.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso
L'ente del veleno è la potenza dei rapporti fra l'uomo e le cose circostanti che egli assorbe in sé col cibo e con le impressioni dei sensi.
L'uomo si nutre di cose perfette in sé ma sottoposte ad alterazioni, una volta entrare nel corpo; perciò possono essere dannose all'uomo.
L'erba è una cosa perfetta in sé, ma entrando nel corpo umano come nutrimento, può diventare veleno.
A difendere l'armonia dell'organismo umano ed a vigilare sui mali influssi dell'ente del veleno è preposto il nostro alchimista interno che risiede nello stomaco.
Questo alchimista, emanazione dell'archeo opera per mezzo delle energie che gli fornisce il corpo stesso, separa il buono dal cattivo ed impedisce le malattie: in formulazione moderna, è la reazione dell'organismo ai perturbamenti nocivi.
L'ente naturale presiede al corso della vita umana con le sue trasformazioni e i suoi destini.
Appartengono a questo ente gli organi dei sensi e della generazione.
L'ente spirituale si riferisce ai sentimenti, all'amore, all'odio, alla vita sociale.
L'ente di Dio sta a sé, invigliando sugli altri quattro. Ad esso risalgono tutte le cause di morte che sfuggono al medico.
Quando i primi quattro enti sono in armonia, ed assolvono organicamente il loro compito, la persona è sana; in caso contrario sorge la malattia.
Ci sono dunque malattie della universalità (ente astrale), cioè di provenienza astrale (siderea), malattie derivanti da una disarmonia del nutrimento (ente del veleno), malattie del corso della vita (ente naturale) e malattie derivanti dalla ignoranza delle rette relazioni umane, ad esempio tra l'uomo e la donna (ente spirituale).
Al di sopra sta l'ente deale, che decide della vita o della morte, del ristabilimento dell'equilibrio o dello scioglimento della morte, trascendendo l'intelligenza e la sfera d'azione dell'uomo, essendo posto nella sfera impenetrabile della saggezza divina.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso
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