Occorre che la psicologia finisca di digerire certi fatti parapsicologici: ciò che essa non ha neppure incominciato a fare.
Pare infatti che la nostra psiche inconscia possieda proprietà che gettano una nuova e strana luce sui suoi rapporti con lo spazio e col tempo.
Si tratta di quei fenomeni telepatici, spaziali e temporali che, come sappiamo, è più facile ignorare che spiegare.
La scienza ha assunto la posizione più comoda; ma occorre convenire che le cosiddette capacità telepatiche della psiche hanno creato molti rompicapi, non certo sciolti dalla magica parola "telepatia".
La limitazione spazio-temporale della coscienza è cosa talmente prepotente, che ogni eccezione a tale verità fondamentale costituisce un fatto della massima importanza teoretica.
La psiche a cui la spazio-temporalità spetterebbe tutt'al più come una proprietà relativa e cioè condizionata, la barriera della spazio-temporalità potrebbe anche essere infranta e ciò necessariamente per mezzo della sua proprietà essenziale di essere relativamente extra spazio-temporale.
Questa possibilità è di tale incalcolabile portata che dovrebbe spingere ai massimi sforzi lo spirito di ricerca.
Accenno a questo tipo di fenomeni per rilevare come l'imprigionamento della psiche nel cervello, e cioè la sua limitazione spazio-temporale, non sia per nulla così indubbia e incrollabile come si è creduto sinora.
Chi conosca appena la documentazione parapsicologica abbastanza seria di cui già si dispone, sa che i cosiddetti fenomeni telepatici sono fatti incontrovertibili.
Un vaglio obbiettivo e una critica delle osservazioni fatte può stabilire l'esistenza di percezioni che accadono in parte come se non ci fosse lo spazio e in parte come se non ci fosse il tempo.
Non si può trarre una conclusione metafisica, nel senso che per l'essenza delle cose lo spazio e il tempo non esistano e che quindi lo spirito umano sia avviluppato nelle categorie dello spazio e del tempo come in una nebbia illusoria.
Spazio e tempo, oltre a costruire le certezze più immediate e spontanee, sono senz'altro evidenti empiricamente, giacché tutto ciò che è percettibile accade come se si svolgesse nello spazio e nel tempo.
Ma dove ci si attenga a determinati fatti non si può non riconoscere che l'apparente extra spazio-temporalità ne costituisce l'essenza più profonda.
Il fatto che le nostre capacità di rappresentazione non siano assolutamente in grado di immaginare una forma di realtà extra spazio-temporale, non prova però che una tale realtà non sia possibile.
Cosa significa in fin dei conti la "limitatezza dello spazio" considerata filosoficamente, se non una relativizzazione della categoria spaziale? E anche alla categoria temporale (come alla casualità) potrebbe accadere qualcosa di simile.
L'essenza della psiche si estende in tenebre che sono molto al di là delle nostre categorie intellettuali.
L'anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia l'universo con le sue galassie, di fronte al cui sublime aspetto soltanto uno spirito privo di fantasia può non riconoscere la propria insufficienza.
La conclusione è che la psiche partecipi profondamente a una forma di realtà extra spazio-temporale e appartenga quindi a ciò che in modo inadeguato e simbolico viene detto "eternità".
Tratto da "Realtà dell'anima" di C.G.Jung
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