martedì 11 aprile 2017

La realtà psichica e il conflitto tra natura e spirito


Il conflitto tra natura e spirito non è che l'espressione del carattere paradossale dell'essere spirituale: esso ha un aspetto fisico e un aspetto psichico; e tali aspetti ci appaiono contraddittori perché noi effettivamente non comprendiamo l'essenza della realtà spirituale.
Il conflitto fra l'aspetto fisico e l'aspetto spirituale è soltanto una prova del fatto che la realtà psichica è in definitiva qualche cosa di inafferrabile.
"Qualche cosa" c'è.
Essa è senza dubbio l'unica nostra esperienza immediata; tutto ciò che io sperimento è psichico.
Anche il dolore fisico è un dato psichico.
E tutti i dati sensoriali per i quali s'impone a me un mondo di cose, occupanti spazio e fra loro impenetrabili, sono pur essi immagini psichiche, costituenti la mia unica esperienza immediata.
La mia psiche altera e falsa la realtà in modo tale che ho bisogno di qualche artificiale mezzo sussidiario per poter stabilire che cosa siano le cose fuori di me, per poter affermare ad esempio che il suono è una vibrazione dell'aria di una data frequenza, o che il colore è una data lunghezza d'onda della luce.
Siamo talmente avviluppati in immagini psichiche che non possiamo per nulla procedere nella ricerca dell'essenza delle cose fuori di noi; e tutto ciò che possiamo conoscere consiste pur sempre di elementi psichici.
La psiche è la più reale delle essenze, giacché è l'unica realtà immediata.
Alcune immagini o contenuti sembrano provenire da un cosiddetto ambiente fisico, a cui appartiene anche il mio corpo; mentre altri provengono da una cosiddetta fonte spirituale la quale sembra essere diversa dalle cose materiali.
Si tratta sempre di fatti psichici egualmente reali.
Solo che gli uni si riferiscono al mondo delle cose fisiche, gli altri al mondo delle cose spirituali.
Se io trasferisco il mio concetto di realtà nella psiche, dove esso ha la sua sola vera sede, cessa anche il conflitto tra natura e spirito come principi di spiegazione.
Se fuoco mi scotta io non dubito della realtà del fuoco; se temo invece che mi possa apparire uno spirito, cerco di difendermi rifugiandomi nel pensiero che si tratta di una mera immaginazione.
Ma come il fuoco non è che l'immagine psichica di un processo materiale la cui natura mi è fondamentalmente ignota, la mia paura del fantasma è un'immagine psichica, di origine spirituale, ma reale quanto il fuoco, giacché essa provoca in me un'angoscia reale al modo stesso come il fuoco mi causa dolore reale.
Il primitivo non ha spezzato nei due opposti la sua esperienza originaria; nel suo mondo, spirito e materia si compenetrano ancora, e gli dèi s'aggirano per i boschi e per i prati.
Egli è come un bambino non ancora interamente nato, ancora racchiuso sognante nella propria anima: è cioè nel mondo come esso è realmente e non ancora alterato dalle difficoltà di conoscenza di un intelletto albeggiante. Nella scissione del mondo originario in natura e spirito l'Occidente tenne per sé la natura in cui esso crede e in cui è rimasto sempre più impigliato nonostante i suoi dolorosi e disperati sforzi di spiritualizzazione.
L'Oriente ha invece scelto per sé lo spirito, spiegando la materia come illusione (maya), per vivere la sua vita di sogno nella miseria e nella sporcizia asiatica.
Ma vi è una sola terra e Oriente e Occidente non possono spezzare l'umanità in due metà distinte, cosi la realtà psichica ancora consiste di una fondamentale unità e attende che la coscienza umana superi la fede dell'una parte e la negazione dell'altra, per riconoscere entrambe come elementi costitutivi dell'anima una.
La realtà sensibile può forse bastare alla ragione, ma essa è incapace di dare significato alla vita umana, la quale comprende in sé e da sé esprime anche il sentimento.
Tratto da "Realtà dell'anima" di C.G. Jung

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