giovedì 16 marzo 2017

L'archetipo e gli opposti


L'archetipo per se è ambivalente è paradossale, abbraccia spirito e naturapsiche e materia, coscienza e incoscienza; in esso sì e no sono un'unica cosa.
Non c'è né giorno né notte, semmai un albeggiare continuo.
L'opposizione implicita nell'archetipo si scinde in due poli quando esso entra nella coscienza egoica.
È con l'Io che sorge il giorno; e la notte è lasciata alle spalle.
La coscienza diurna coglie una parte soltanto e la trasforma in un polo.
Nell'istante in cui accendiamo la candela,  creiamo le "tenebre fuori",  come se la nostra luce fosse un furto, una sottrazione di paradossale luce archetipica alla penombra crepuscolare.
Il processo del "rendere conscio" rende anche inconsci ovvero come Jung ebbe a esprimere;
"Si giunge così alla paradossale conclusione che non esiste contenuto della coscienza che non sia inconscio sotto un altro aspetto. E forse non esiste neppure psichismo inconscio che non sia al tempo stesso conscio".
La luce non è rubata al buio, che è assenza di luce; piuttosto, l'Io concentra in un unico polo la divina primordiale mezza luce, con ciò stesso oscurando il divino.
Spegni la candela, e alla periferia della stanza, che poco prima era un impenetrabile recesso di ombre, sorgerà di nuovo il crepuscolo.
I poli dell'archetipo sono necessari e si equivalgono.
Sul piano della visione, dell'intuizione, siamo al di là degli opposti, al di là di bene e male.
Il mondo umano ha inizio quando i giudizi di valore sentimento aggiungono complessità alla percezione e infatti noi avvertiamo le polarità con il sentimento è riconosciamo la scelta morale.
Sicché l'idea che ci facciamo di una metà di una polarità e il valore che le attribuiamo sono desunti da dentro il punto di vista dell'altra metà.
Il punto di vista oggettivo dell'osservatore cosciente si trova all'interno del medesimo archetipo,  solo all'estremità opposta.
Le polarità possono perfino combattersi ma esse posso anche essere riavvicinate.
Tale riavvicinamento fu lo scopo di Jung nello studiare la coniunctio alchemica.
La divisione in polarità reciprocamente indifferenti oppure respingenti sta provocando una lacerazione dell'anima.
L'anima si trova al centro di ogni sorta di opposizione come "terzo fattore".
La sua esistenza si è sempre situata a metà strada tra Paradiso e Inferno, tra spirito e carne, tra dentro e fuori, tra individuo e collettivo; o meglio, questi opposti sono sempre stati tenuti insieme dalle insondabili profondità dell'anima.
L'anima mantiene in armonia le polarità.
L'anima è la funzione di connessione della psiche.
L'Io.... è incapace di reggere la tensione...l'Io crea divisione dove l'anima offre connessioni con il sentimento e unità con il mito.
Tratto da "Puer Aeternus" di James Hillman

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