martedì 28 giugno 2016

Gli accidenti che travolgono la barca

Ci sono accidenti che travolgono la barca, scompaginano la forma.
Gli shock, le psicosi traumatiche, gli incidenti, gli stupri...
Eppure, alcune anime sembrano assumerseli e addirittura collaborare con essi, mentre altre vi rimangono fissate e si dibattono nel vano tentativo di trovarvi un senso.
Viene da chiedersi: la ghianda è  stata dunque così deteriorata da questi accidenti che la sua forma rimane incurabilmente lesa, un timone irrimediabilmente spezzato, che non risponde più alle sterzate del timoniere?
Il fatalismo risponde: Tutto è  nelle mani degli dèi.
Il finalismo teologico aggiunge: Tutto ha un fine nascosto e fa parte del tuo sviluppo.
L'Eroe dice: Occorre integrare l'Ombra oppure ucciderla; lasciati alla spalle la tragedia, la vita deve continuare.
In ciascuna di queste risposte, l'accidentale, come categoria, si dissolve, assorbito nella filosofia più  vasta del fatalismo, del finalismo, dell'eroismo.
Io (Hillman) dico che è  meglio mantenerlo come un'autentica categoria dell'esistenza, che obbliga a riflettere su di essa.
Un grave incidente esige risposte.
Che cosa significa, perché è  accaduto, che cosa vuole?
Questo aggiornare continuamente le nostre valutazioni è  come le scosse di assestamento dopo un terremoto.
Può darsi che l'incidente non sarà mai integrato, però potrebbe rafforzare l'integrità della forma dell'anima, aggiungendovi perplessità, sensibilità, vulnerabilità e tessuto cicatriziale.
...Che appartengano coerentemente alla ghianda.
Non nel senso che quegli accidenti fossero predetti dalla ghianda come scritti in un disegno divino, né che siano stati determinati per la successiva carriera, incanalandola a forza in un percorso definito.
Piuttosto, sono stati "accidenti necessari", necessari e accidentali insieme.
Sono stati gli strumenti per far emergere la vocazione, modi in cui la ghianda ha espresso la propria forma e ha dato forma alla loro vita.
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman

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