lunedì 18 aprile 2016

"Nulla si perde"


Lo stato di manifestazione è  sempre transitorio e condizionato e anche le possibilità che comportano la manifestazione, lo stato di non manifestazione è l'unico assolutamente permanente e incondizionato.
Nulla di ciò che è manifestato può "perdersi" se non con il passaggio nel non-manifestato.
Quando si tratta della manifestazione individuale, è propriamente la "trasformazione" nel senso etimologico del termine, cioè il passaggio al di là della forma.
Questo passaggio costituisce una "perdita" solo dal punto di vista particolare della manifestazione, poiché, nello stato di non-manifestazione, tutte le cose, al contrario, sussistono eternamente in principio.
Per poter affermare che "nulla si perde", sia pure con la restrizione concernente il non- manifestato, occorre considerare tutto l'insieme della manifestazione universale, e non soltanto questo o quello dei suoi stati a esclusione degli altri, poiché, per la continuità esistente tra tutti gli stati, un passaggio dall'uno all'altro può sempre avvenire come un cambiamento di modo e senza uscire dall'ambito della manifestazione.
Il Non-Essere o il non-manifestato, contiene o racchiude l'Essere, o il principio della manifestazione, così il silenzio comporta in sé il principio della parola; in altri termini, come l'Unità  (l'Essere) è soltanto lo Zero metafisico  (il Non-Essere) affermato, così la parola è  soltanto il silenzio espresso;
inversamente, però, lo Zero metafisico, pur essendo l'Unità non-affermata, è  anche qualcosa di più  (anzi di infinitamente di più), e così il silenzio, che non è semplicemente la parola non-espressa, poiché occorre che in esso sussista anche ciò che è inesprimibile, ossia non suscettibile di manifestazione.
La parola "mistero" designava originariamente l'inesprimibile  (e non l'incomprensibile come si ritiene volgarmente), poiché dal greco deriva dalla parola "tacere", "essere silenzioso". 
Alla stessa radice verbale mu (da cui latino mutus, "muto") si riallaccia anche il termine "mito", che, prima di essere allontanato dal proprio senso fino a designare soltanto un racconto di fantasia, indicava quanto, non essendo suscettibile di espressione diretta, poteva solo essere suggerito mediante una rappresentazione simbolica non importa se verbale o figurata.
Il rapporto fra il silenzio e la parola mostra come sia possibile concepire possibilità di non-manifestazione che corrispondono, per trasposizione analogica, a determinate possibilità di manifestazione.
Tratto da "Gli stati molteplici dell'Essere" di Rène Guènon

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