mercoledì 14 ottobre 2015

Sui "Tipi psicologici" di Jung...


In Tipi psicologici, Carl Jung si occupa non del che cosa avviene nella psiche, ma di come avviene; non si occupa dei contenuti della psiche ma di come essi si muovono, ossia dell'orientamento generale dell'energia psichica.
Quando si parla di tipo introverso ed estroverso si allude a come si muovono prevalentemente le energie psichiche di un individuo.
Secondo Jung l'atto della conoscenza è composto da un lato da fattori soggettivi intrapsichici, dall'altro da fattori dipendenti dall'oggetto esterno.
Se l'energia psichica, la libido, scorre prevalentemente e intenzionalmente verso l'oggetto esterno abbiamo il tipo estroverso, se scorre verso i dati soggettivi intrapsichici abbiamo il tipo introverso.
Spesso l'atteggiamento esterno nasconde e talvolta falsifica il vero orientamento della libido.
Si può essere introversi e apparire molto socievoli e aperti ai rapporti; viceversa un estroverso può essere tremendamente chiuso e avere rapporti difficili con l'ambiente.
L'indagine tipologica non deve dipendere da punto di vista soggettivo dell'osservatore ma dalla testimonianza precisa di come l'individuo orienta la sua libido e conosce la realtà.
Oltre ai due orientamenti tipologici fondamentali Jung distingue quattro funzioni che definisce come "forme di attività psichica che in circostanze diverse rimangono fondamentalmente uguali a se stesse".
Due vengono definite razionali  (pensiero e sentimento), due irrazionali  (intuizione e sensazione).
Non è  molto noto ciò che Jung intende per razionale e irrazionale.
Egli afferma:
La ragione umana non è quindi null'altro che l'espressione dell'avvenuto adattamento alla media di ciò che accade e che si è  condensato nei complessi rappresentativi gradualmente organizzatisi, i quali a loro volta costituiscono i valori obbiettivi.
Le leggi della ragione sono dunque le leggi che contrassegnano e regolano l'atteggiamento adatto, l'atteggiamento medio 'giusto'.
La ragione è  quindi per Jung una forma di adattamento evolutivo, di corrispondenza avvenuta tra un certo elemento interno all'organismo 'uomo' e l'ambiente esterno.
La ragione umana si è  strutturata in valori corrispondenti alla media  delle esperienze degli eventi esterni.
Poiché il pensiero e il sentimento funzionano in rapporto a questi 'valori obbiettivi' e ne seguono le leggi, sono considerati da Jung funzioni razionali.
Si può dire che i limiti della ragione sono legati strettamente all'esperienza media che l'uomo nel corso dei millenni ha fatto della realtà. Se compaiono dei fatti che non rientrano nella media di queste esperienze, essi vengono definiti come irrazionali.
Solo in apparenza leggi della ragione sono immutabili.
Esse ci appaiono tali perché le vediamo in uno sviluppo cronologicamente troppo limitato.
La conoscenza della realtà impone continuamente nuove strutture mentali e mette le categorie della conoscenza razionale in costante discussione.
I limiti della ragione sono quindi via via modificabili nel corso della storia umana.
Per Jung l'irrazionale inizia laddove finisce il razionale.
Di Daniele Ribola prefazione al libro " Tipologia psicologica" di M.L. von Franz

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