giovedì 24 aprile 2014

Nietzsche: l'uomo e il suo "Io"

Uno dei più grandi filosofi mai esistiti, genio del pensiero, spesso frainteso per la troppa lungimiranza delle sue idee... 
Nel suo tempo è stato come un uomo "venuto dal futuro", ispiratosi al suo predecessore Schopenhauer ed alla sua filosofia innovativa per il periodo in cui è vissuto.
Probabilmente la sua malattia mentale, la quale lo ha condusse poi alla morte, non si sarebbe scatenata se fosse vissuto in tempi più recenti e avesse avuto la vera comprensione della sua corrente filosofica così all'avanguardia.
Ispiratore di Jung con la sua opera "Così parlò Zarathustra" e con il suo concetto di liberazione..
Alcuni anni prima della sua morte egli scrisse: «Conosco il mio destino. Un giorno il mio nome sarà associato al ricordo di qualcosa di prodigioso, a una crisi come non ve ne furono mai sulla terra, alla più profonda collisione della coscienza, a un verdetto evocato contro tutto ciò che fin ora è stato creduto, preteso, santificato. Io non sono un uomo, sono dinamite»
Aveva ragione, nel bene e nel male egli fu ispirazione di molti, ma voglio aggiungere che nel male c'è stata la più alta incomprensione del genio che è stato e che è ancora oggi...
Le menti esaltate hanno distorto  completamente il "messaggio" di Nietzsche traendo ispirazione da una loro contorta costruzione del suo pensiero.
Nell'AniMo Antico
"Mettiamo dighe alla corrente del nostro esistere, spezziamo l'unità della nostra esistenza.
La priviamo della sua creatività, essa non è un processo lineare perché le manifestazioni della vita nascono dal conflitto degli opposti. Ed è proprio questo antagonismo che rende la vita dinamica, ma anche imprevedibile.
L'uomo non è questo o quello, ma questo e quello in continua tensione. Nell'uomo non c'è bene o male, ma il bene e il male in costante mutua contrapposizione.
L'uomo per essere se stesso ha bisogno dell'illogicità, senza di essa si espone alle onde dell'infelicità e rischia di esserne sommerso.
L'inesplicabile e l'illogico sono la stoffa con cui è intessuto l'essere umano e  fantasia, immaginazione, gioie, emozioni, passioni e creatività sono i fili con cui essa è intrecciata.
«L'uomo, come ogni creatura vivente, pensa continuamente, ma non lo sa: il pensiero che diventa cosciente ne è solo la parte più piccola, diciamo: la parte più superficiale, peggiore...»
L'uomo per contrastare lo smarrimento generato dall'idea dell'angolo è disposto a ubriacarsi di distrazioni, ha un bisogno ininterrotto di mete a qualcosa di stabile: un 'io'.
«La casualità ci sfugge: supporre un immediato collegamento casuale tra pensieri, come fa la ligica, è frutto della più grossolana e semplicistica osservazione»
Liberiamoci da queste false immagini di io e di coscienza che presuppongono sempre lo sforzo di pensare, progettare, di rincorrere dei fini
Proviamo a guardare la vita senza esprimere giudizi, lasciamoci andare, la vita ci spingerà nella direzione giusta: a realizzare quello che effettivamente siamo.
Il nichilista non accetta verità già confezionate. In fondo non crede a nulla: ha solo fiducia in sé stesso, nella sua capacità di smascherare i valori propinati dalla morale (Società).
La morale come la coscienza nascono dalla paura di non avere poli di riferimento per i nostri comportamenti. Di essere continuamente esposti al vento del caso.
La morale ha un altro compito: quello di omogeneizzare le mentalità, di produrre l'uomo gregge: «Il senso di ogni civiltà è appunto quello di disciplinare con l'educazione la bestia da preda "uomo" così da farne un animale mansueto e civilizzato».
Producendo sempre più sensi di colpa collegati a una tendenza a giudicare se stessi in maniera impietosa.
Le idee morali sono «Ombre interposte e cupe tristezze e nubi che passano».
Con "genealogia della morale" Nietzsche mira a individuare i meccanismi psicologici che permettono di fissare i concetti etici nella coscienza degli uomini.
Mette i soggetti umani in condizione di liberarsi delle catene, che sottoforma di pregiudizi etici, li privano della loro individualità.

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