giovedì 25 gennaio 2018

Il mondo archetipico e la magia


Tra il mondo visibile e il mondo platonico delle cosiddette intelligenze (anime delle sfere divine) esiste un terzo mondo intermedio, la terra Hurqalya, mondo delle immagini archetipiche autonome, che il visionario percepisce mediante la sua immaginazione.
In quel mondo esistono le forme primordiali di tutto ciò che accade nel mondo visibile.
Questa terra immaginaria non è materiale, bensì un mundus archetypus di sottile materia.
Tutto ciò che il mistico intuisce, necessita di un'interpretazione simbolica.
Il visionario esperisce lì una realtà che ha, in fondo, un significato simbolico e che rinvia ai segreti divini che la sovrastano.
Tra le idee platoniche e il mondo si trova dunque un regno psicoide: l'aspetto secondo cui il mondo archetipico ha a che fare con l'anima umana e può esser raggiunto e influenzato da certe forme di meditazione religiosa, assume ora maggior importanza.
Si tratta del mondo dell'immaginazione creativa.
Poiché nell'anima esistono "forme" archetipiche, la materia potrebbe esserne influenzata, non solo all'interno bensì - e ciò è decisivo - anche all'esterno del corpo, come avviene nel caso "dello sguardo malvagio o dell'immaginazione, proprio quando l'anima è costante, sublime, affine ai principi, allora le obbedisce la materia che è nel mondo esterno e da essa viene influenzata, e si troverà nella materia del mondo esterno ciò che si forma sempre nell'anima, e ciò accade poiché l'anima umana non è prigioniera della materia, ma al contrario la governa".
Questa concezione di Avicenna influenzò in seguito soprattutto Alberto Magno (1206-80) e Tommaso d'Aquino, che la utilizzarono per sperare la trasmutazione alchimistica dei metalli: questa si verifica non per la consueta via tecnico-causale, bensì attraverso l'influsso dell'immaginazione creativa degli alchimisti.
In Alberto troviamo sottolineato un importante elemento già citato da Avicenna: la connessione di questa creatività materiale dell'anima con gli stati affettivi.
Nel sesto libro dei Naturalia di Avicenna si dice che è insita nell' anima umana una certa proprietà (virtus) di cambiare le cose, e che le altre cose le sono soggette; e precisamente quando essa è trascinata da un grande eccesso di amore e di odio.
Se quindi l'anima di un uomo cade preda a un grande eccesso di qualche passione, si può stabilire sperimentalmente che l'eccesso costringe [magicamente] le cose e le cambia nella direzione verso cui tende l'eccesso.
L'emotività (affectio) dell'anima umana è la radice principale di tutte le cose, sia che essa, a causa della sua grande emozione, modifichi il suo corpo e altre cose alle quali tende, sia che ad essa siano soggette, data la sua dignità, le altre cose inferiori... (ciò) che produce questa forza è causato dell'anima.
Chiunque può influenzare magicamente ogni cosa, se cade preda di un grande eccesso.... l'anima è allora così bramosa della cosa che vuole causare, che afferra anche da sé l'ora più importante è migliore, che comanda anche alle cose che più convengono a quell'effetto.
Marsilio Finicio dice nel suo Simposio: "Tutta la potenza della magia consiste nell'amore. L'opera della magia è una certa attrazione d'una cosa verso l'altra, per affinità naturale.
Tutte le parti di questo mondo dipendono, come le catene dell'essere, da un amore e sono legate da un nesso naturale (...) questa è l'autentica magia".
Bruno paragona quest'amore onnipresente a un lampo (fulgur) o una luce e lo definisce "anima cosmica" o "spirito dell'universo".
Tratto da "Psiche e materia" di Marie Louise von Franz

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