Nell'Apocalisse di san Giovanni, dopo la descrizione della distruzione del mondo, leggiamo:
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini!/ Egli dimorerà tra loro/ ed essi saranno il suo popolo/ ed egli sarà il "Dio con loro"./ E tergerà ogni lacrima dai loro occhi./ Non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.»
E colui che sedeva sul trono disse...
«Io sono l'Alfa e l'Omega,/ il Principio e la Fine./ A colui che ha sete darò gratuitamente/ acqua della fonte della vita.»
L'idea che dopo una catastrofe apocalittica, il mondo sia ricreato o siano rinnovati certi processi creativi cosmici, non si trova solo nella Bibbia, ma anche in certe mitologie.
Nella mitologia germanica e in quella indù emerse il concetto di un evento ciclico e di ritmo incessante di creazioni e di successive distruzioni.
Ciascun inizio è meraviglioso, poi, quando il periodo arriva alla fine, questo mondo si disintegra progressivamente, il male e le forze della decadenza gradualmente hanno la meglio finché esplode la catastrofe finale, e tutto riemerge nella bellezza intatta di una nuova promessa di vita.
Nella nostra civiltà cristiana, la nuova creazione è considerata un evento unico, al giudizio universale non seguirà semplicemente una ripetizione di quel che è già avvenuto, l'inizio di um nuovo ciclo durante il quale il diavolo porterà di nuovo il mondo alla distruzione e così via, innumerevoli volte.
Questa nuova creazione è identificata con la Gerusalemme celeste, la città celeste che, come rivelano altri passi dell'Apocalisse, è chiaramente rappresentata come un mandala; nello stesso tempo è paragonata a una sposa "adorna per il suo sposo", ed è fatta di un'essenza più spirituale della realtà materiale nella quale viviamo.
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini!/ Egli dimorerà tra loro/ ed essi saranno il suo popolo/ ed egli sarà il "Dio con loro"./ E tergerà ogni lacrima dai loro occhi./ Non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.»
E colui che sedeva sul trono disse...
«Io sono l'Alfa e l'Omega,/ il Principio e la Fine./ A colui che ha sete darò gratuitamente/ acqua della fonte della vita.»
L'idea che dopo una catastrofe apocalittica, il mondo sia ricreato o siano rinnovati certi processi creativi cosmici, non si trova solo nella Bibbia, ma anche in certe mitologie.
Nella mitologia germanica e in quella indù emerse il concetto di un evento ciclico e di ritmo incessante di creazioni e di successive distruzioni.
Ciascun inizio è meraviglioso, poi, quando il periodo arriva alla fine, questo mondo si disintegra progressivamente, il male e le forze della decadenza gradualmente hanno la meglio finché esplode la catastrofe finale, e tutto riemerge nella bellezza intatta di una nuova promessa di vita.
Nella nostra civiltà cristiana, la nuova creazione è considerata un evento unico, al giudizio universale non seguirà semplicemente una ripetizione di quel che è già avvenuto, l'inizio di um nuovo ciclo durante il quale il diavolo porterà di nuovo il mondo alla distruzione e così via, innumerevoli volte.
Questa nuova creazione è identificata con la Gerusalemme celeste, la città celeste che, come rivelano altri passi dell'Apocalisse, è chiaramente rappresentata come un mandala; nello stesso tempo è paragonata a una sposa "adorna per il suo sposo", ed è fatta di un'essenza più spirituale della realtà materiale nella quale viviamo.
Il "corpo glorioso" preoccupò molto gli spiriti del Medioevo, che si domandavano se, al nomento della resurrezione, sarebbero resuscitati con le infermità e le debolezze che avevano afflitto il loro corpo in carne ed ossa. Secondo i teologi, resusciteremo in un "corpo glorioso", descritto vagamente come qualcosa che non somiglia al corpo materiale.
In modo altrettanto vago e impreciso, si dice che la Gerusalemme celeste sarà diversa della sfera imperfetta di realtà in cui viviamo attualmente.
La stessa idea, dunque, è applicata al corpo individuale e alla creazione nel suo insieme.
Tratto da: "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz
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