"...Poiché è così che tutti i disordini parziali, anche quando appaiono in qualche modo come il disordine per eccellenza, sono nondimeno necessari nel concorrere all'ordine totale" R.Guenon
In virtù del procedimento "sincretistico" ha visto la luce la pretesa "tradizione orientale" dei teosofisti, la quale di orientale ha soltanto una terminologia mal compresa e mal applicata; e poiché il mondo è sempre "diviso con sé stesso", secondo le parole del Vangelo, ecco gli occultisti francesi, per spirito di opposizione e di concorrenza, fabbricare a loro volta una sedicente "tradizione occidentale".
I primi presentano la loro "tradizione" come l'espressione stessa della "saggezza antica"; i secondi, forse di pretese un po' più modeste, cercano soprattutto di far passare il loro "sincretismo" per una "sintesi", abusando di quest'ultimo termine come pochi al mondo.
È fuori questione che non ci fu mai qualcosa di autentico che avesse il nome di "tradizione orientale" o di "tradizione occidentale": denominazioni del genere sono manifestazioni troppo vaghe perché possano essere applicate ad una forma tradizionale definita.
Ci sono e ci furono sempre molteplici e diverse forme di tradizioni, sia in Oriente che in Occidente. Altri hanno creduto di far meglio e di ispirare più facilmente fiducia appropriandosi del nome stesso di qualche tradizione realmente esistita in un'epoca più o meno lontana, facendone l'etichetta per una costruzione altrettanto eteroclita quanto le precedenti; in effetti, pur servendosi di ciò che più o meno sono riusciti a sapere della tradizione di cui hanno gettato gli occhi, essi sono obbligati a completare i pochi dati, sempre molto frammentari e spesso in parte ipotetici, ricorrendo ad altri elementi presi a prestito altrove, se non completamente immaginari.
Così altri non esitano a pretendere di essere ricollegati a qualche tradizione completamente scomparsa ed estinta da secoli se non addirittura da millenni; è vero che, a meno che essi non osino arrivare a dire che quella tradizione si è perpetuata per tutto questo tempo in modo così segreto e così ben nascosto da impedire a chiunque, se non a loro, di scoprirne la minima traccia, ciò li priva dell'apprezzabile vantaggio di rivendicare quella filiazione diretta e continua che nel caso specifico non avrebbe nemmeno l'apparenza di verosimiglianza che può ancora avere quando si tratti di una forma in definitiva recente come lo sono alcune tradizioni conosciute (es la rosacruciana).
Questa mancanza non sembra però avere ai loro occhi grande importanza, perché sono talmente ignoranti delle vere condizioni dell'iniziazione.
In oltre è chiaro che una tradizione si presterà tanto meglio alle più fantasiose "ricostruzioni" quanto più sia completamente perduta e dimenticata, e quanto meno si sappia come giudicare il significato reale delle vestigia che ne permangono, vestigia alle quali si potrà pertanto far dire pressappoco tutto quello che si vorrà.
Una mescolanza più o meno coerente di elementi in parte presi a prestito e in parte inventati, il tutto dominato dalle concezioni antitradizionali proprie dello spirito moderno, e che di conseguenza non può che diffondere sempre più tali concezioni col farle passare, per qualcuno, come tradizionali, tacendo dell'inganno manifesto che consiste nel far passare da "iniziazione" ciò che in realtà ha un carattere esclusivamente profano, per non dire "profanatore".
La menzogna più abile e più funesta non è forse appunto quella che mescola in modo inestricabile il vero con il falso, cercando così di far servire quello al trionfo di questo?
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" R.Guenon
I primi presentano la loro "tradizione" come l'espressione stessa della "saggezza antica"; i secondi, forse di pretese un po' più modeste, cercano soprattutto di far passare il loro "sincretismo" per una "sintesi", abusando di quest'ultimo termine come pochi al mondo.
È fuori questione che non ci fu mai qualcosa di autentico che avesse il nome di "tradizione orientale" o di "tradizione occidentale": denominazioni del genere sono manifestazioni troppo vaghe perché possano essere applicate ad una forma tradizionale definita.
Ci sono e ci furono sempre molteplici e diverse forme di tradizioni, sia in Oriente che in Occidente. Altri hanno creduto di far meglio e di ispirare più facilmente fiducia appropriandosi del nome stesso di qualche tradizione realmente esistita in un'epoca più o meno lontana, facendone l'etichetta per una costruzione altrettanto eteroclita quanto le precedenti; in effetti, pur servendosi di ciò che più o meno sono riusciti a sapere della tradizione di cui hanno gettato gli occhi, essi sono obbligati a completare i pochi dati, sempre molto frammentari e spesso in parte ipotetici, ricorrendo ad altri elementi presi a prestito altrove, se non completamente immaginari.
Così altri non esitano a pretendere di essere ricollegati a qualche tradizione completamente scomparsa ed estinta da secoli se non addirittura da millenni; è vero che, a meno che essi non osino arrivare a dire che quella tradizione si è perpetuata per tutto questo tempo in modo così segreto e così ben nascosto da impedire a chiunque, se non a loro, di scoprirne la minima traccia, ciò li priva dell'apprezzabile vantaggio di rivendicare quella filiazione diretta e continua che nel caso specifico non avrebbe nemmeno l'apparenza di verosimiglianza che può ancora avere quando si tratti di una forma in definitiva recente come lo sono alcune tradizioni conosciute (es la rosacruciana).
Questa mancanza non sembra però avere ai loro occhi grande importanza, perché sono talmente ignoranti delle vere condizioni dell'iniziazione.
In oltre è chiaro che una tradizione si presterà tanto meglio alle più fantasiose "ricostruzioni" quanto più sia completamente perduta e dimenticata, e quanto meno si sappia come giudicare il significato reale delle vestigia che ne permangono, vestigia alle quali si potrà pertanto far dire pressappoco tutto quello che si vorrà.
Una mescolanza più o meno coerente di elementi in parte presi a prestito e in parte inventati, il tutto dominato dalle concezioni antitradizionali proprie dello spirito moderno, e che di conseguenza non può che diffondere sempre più tali concezioni col farle passare, per qualcuno, come tradizionali, tacendo dell'inganno manifesto che consiste nel far passare da "iniziazione" ciò che in realtà ha un carattere esclusivamente profano, per non dire "profanatore".
La menzogna più abile e più funesta non è forse appunto quella che mescola in modo inestricabile il vero con il falso, cercando così di far servire quello al trionfo di questo?
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" R.Guenon
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