I genitori cosmici, mitici, vengono confusi con le madri e i padri personali.
Le forze dislocate dalla coppia mitica che regge il mondo, come Zeus ed Era, diventano "Il romanzo familiare", come Freud ha chiamato questa fantasia.
I legami con i genitori ci fanno e ci disfano.
Inoltre crediamo di appartenere soltanto a questa nostra storia personale con l'influenza personale che su di essa esercitano i nostri genitori, invece che agli invisibili miti che i genitori hanno spodestato.
Essere plasmati in maniera così fatale dall'universo dei genitori significa aver perduto i genitori universali e anche l'universo come nostro genitore.
Perché anche l'universo ci plasma, ci nutre, ci insegna.
Tutte le cose intorno a noi ci fanno da genitori, se essere genitori significa sorvegliare, istruire, incoraggiare, ammonire.
Più restiamo aggrappati all'importanza esclusiva dei genitori e più li investiamo di un potere cosmico, meno riusciamo a vedere le cure paterne e materne offerte quotidianamente dal mondo nelle piccole cose che ci mette davanti.
Il mondo non è fatto tanto di nomi, quanto di verbi.
Non consiste solamente di oggetti e di cose; è pieno di occasioni utili, ludiche, avventurose.
L'oriolo non vede un ramo, vede un'occasione per appollaiarsi; il gatto non vede l'oggetto da noi definito una scatola vuota, bensì un buon nascondiglio per vedere non visto.... il mondo è tutto un ronzare, uno sbocciare di informazioni, accessibili a tutti, mai negate.
I bambini in particolare, riconoscono questa disponibilità della natura a nutrire e istruire.
L'immaginazione infantile dipende completamente da questo intimo contatto con l'ambiente.
L'immaginazione non cresce da sola dentro le pareti domestiche e neppure si nutre soltanto delle fiabe raccontate dalla mamma e dal papà.
I bambini sono "per natura" a casa propria nel mondo; il mondo li invita a discendere, cioè a crescere e a partecipare.
Quanto più sono convinto che la mia natura mi venga da mio padre e mia madre, tanto meno sarò aperto alle influenze dominanti che ho intorno; tanto meno sentirò come intimamente importante per la mia storia il mondo che mi circonda.
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
Le forze dislocate dalla coppia mitica che regge il mondo, come Zeus ed Era, diventano "Il romanzo familiare", come Freud ha chiamato questa fantasia.
I legami con i genitori ci fanno e ci disfano.
Inoltre crediamo di appartenere soltanto a questa nostra storia personale con l'influenza personale che su di essa esercitano i nostri genitori, invece che agli invisibili miti che i genitori hanno spodestato.
Essere plasmati in maniera così fatale dall'universo dei genitori significa aver perduto i genitori universali e anche l'universo come nostro genitore.
Perché anche l'universo ci plasma, ci nutre, ci insegna.
Tutte le cose intorno a noi ci fanno da genitori, se essere genitori significa sorvegliare, istruire, incoraggiare, ammonire.
Più restiamo aggrappati all'importanza esclusiva dei genitori e più li investiamo di un potere cosmico, meno riusciamo a vedere le cure paterne e materne offerte quotidianamente dal mondo nelle piccole cose che ci mette davanti.
Il mondo non è fatto tanto di nomi, quanto di verbi.
Non consiste solamente di oggetti e di cose; è pieno di occasioni utili, ludiche, avventurose.
L'oriolo non vede un ramo, vede un'occasione per appollaiarsi; il gatto non vede l'oggetto da noi definito una scatola vuota, bensì un buon nascondiglio per vedere non visto.... il mondo è tutto un ronzare, uno sbocciare di informazioni, accessibili a tutti, mai negate.
I bambini in particolare, riconoscono questa disponibilità della natura a nutrire e istruire.
L'immaginazione infantile dipende completamente da questo intimo contatto con l'ambiente.
L'immaginazione non cresce da sola dentro le pareti domestiche e neppure si nutre soltanto delle fiabe raccontate dalla mamma e dal papà.
I bambini sono "per natura" a casa propria nel mondo; il mondo li invita a discendere, cioè a crescere e a partecipare.
Quanto più sono convinto che la mia natura mi venga da mio padre e mia madre, tanto meno sarò aperto alle influenze dominanti che ho intorno; tanto meno sentirò come intimamente importante per la mia storia il mondo che mi circonda.
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
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