Sylvie Romieu
I filosofi neoplatonici elencano un'infinità di angeli e arconti e daimones.
Il mondo era un luogo molto permeabile, abitato sia da corpi fisici sia da corpi immaginabili.
Lo psicologo delle religioni David Miller passa in rassegna gli spiriti, i Geister, della nostra tradizione, dimostrando la loro importanza.
Ma quella permeabilità esisteva in un passato lontano, in un'altra era della coscienza.
Il progressivo venir meno del nostro interesse verso le cose che la coscienza razionale chiama magiche, mistiche e mitiche ha fatto si che tutti i corpi immaginali finissire per fondersi in modo indiscriminato nel mostruoso.
Risultato: l'invisibile diventa "alieno ".
L'alienazione rende l'invisibile ancora più pauroso e distante, sempre più rappresentato da lupi mannari e smagliature del tempo e sempre più imprigionato in una cultura "stephenkizzata".
I nostri corridoi sono così angusti e bassi che gli Invisibili devono contorcersi in forme mostruose per passare di qua.
Oddio, forse la cosa che viene da altrove mi farà commettere azioni folli; magari il mondo invisibile è del demonio e bisogna starne alla larga.
Ciò che non riesco a vedere non posso conoscerlo; ciò che non conosco lo temo; ciò che temo lo odio; ciò che odio lo voglio distruggere.
Sicché la mente razionalizzata preferisce l'abisso al ponte; il taglio netto che separa i regni.
Da dentro il bunker della smitizzazione, tutti gli Invisibili sembrano uguali e ugualmente maligni.
Magari non sono affatto invisibili, lo sembrano soltanto perché sono dichiarati tali dalla nostra cecità dottrinale.
Ma quella permeabilità esisteva in un passato lontano, in un'altra era della coscienza.
Il progressivo venir meno del nostro interesse verso le cose che la coscienza razionale chiama magiche, mistiche e mitiche ha fatto si che tutti i corpi immaginali finissire per fondersi in modo indiscriminato nel mostruoso.
Risultato: l'invisibile diventa "alieno ".
L'alienazione rende l'invisibile ancora più pauroso e distante, sempre più rappresentato da lupi mannari e smagliature del tempo e sempre più imprigionato in una cultura "stephenkizzata".
I nostri corridoi sono così angusti e bassi che gli Invisibili devono contorcersi in forme mostruose per passare di qua.
Oddio, forse la cosa che viene da altrove mi farà commettere azioni folli; magari il mondo invisibile è del demonio e bisogna starne alla larga.
Ciò che non riesco a vedere non posso conoscerlo; ciò che non conosco lo temo; ciò che temo lo odio; ciò che odio lo voglio distruggere.
Sicché la mente razionalizzata preferisce l'abisso al ponte; il taglio netto che separa i regni.
Da dentro il bunker della smitizzazione, tutti gli Invisibili sembrano uguali e ugualmente maligni.
Magari non sono affatto invisibili, lo sembrano soltanto perché sono dichiarati tali dalla nostra cecità dottrinale.
Sarà la loro natura o la nostra visione che li definisce invisibili?
La compresenza di visibile e invisibile è ciò che alimenta la vita.
Noi arriviamo a rivincere la straordinaria importanza dell'invisibile soltanto quando ci lascia soli, quando ci volge le spalle.
Il grandioso compito di una cultura che voglia alimentare la vita consiste nel mantenere gli Invisibili attaccati a sé, gli dei sorridenti e soddisfatti:
Nell'invitarli a rimanere con riti propiziatori e cerimonie; con canti e danze, addobbi e litanie; con feste annuali e commemorazione....
Come dicevano i greci dei loro dei: "Non chiedono molto, soltanto di non essere dimenticati".
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
La compresenza di visibile e invisibile è ciò che alimenta la vita.
Noi arriviamo a rivincere la straordinaria importanza dell'invisibile soltanto quando ci lascia soli, quando ci volge le spalle.
Il grandioso compito di una cultura che voglia alimentare la vita consiste nel mantenere gli Invisibili attaccati a sé, gli dei sorridenti e soddisfatti:
Nell'invitarli a rimanere con riti propiziatori e cerimonie; con canti e danze, addobbi e litanie; con feste annuali e commemorazione....
Come dicevano i greci dei loro dei: "Non chiedono molto, soltanto di non essere dimenticati".
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman
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