martedì 16 gennaio 2018

Psiche e materia; due facce dello stesso segreto


L'energia è massa e la massa ha l'attributo dell'estensibilità.
In ogni caso un corpo che si muove a velocità superiore a quella della luce non è più visibile, e su di esso non si può affermare nulla di certo.
Non c'è alcuna possibilità di pronunciare qualcosa sulla sua collocazione o sulla sua esistenza, né sarebbe possibile stabilire il suo tempo.
..Il cervello potrebbe essere una stazione di scambio, in cui la tensione o l'intensità della psiche in sé, relativamente infinita, viene mutata in frequenze o "dilatazioni" percepibili.
All'opposto, il permanere di percezioni corporali introspettive può spiegarsi attraverso una graduale "psichizzazione" o intensificazione a scapito dell'estensione.
Psiche = altissima intensità nel minimo spazio.
La maggior parte delle percezioni extrasensoriali, dimostrano che la psiche non è assolutamente legata alle nostre categorie spaziotempo.
Essa coincide, inoltre, con quanto è provato dalla mistica orientale e occidentale: che in determinati stati estatici lo spaziotempo viene superato con una contemporanea intensificazione della coscienza psichica e spiega perché nell'impedimento delle funzioni cerebrali per effetti tossici si verifica anche una forte intensificazione dell'esperienza psichica, benché in tal caso disorganizzata e frammentaria.
Nella vita quotidiana presupponiamo una certa dicotomia di spirito e materia, che però è solo una forma della percezione cosciente.
In realtà non sappiamo né cosa sia la materia in sé, né cosa siano lo spirito o la psiche in sé.
Secondo Jung molto probabilmente sono semplicemente due facce dello stesso segreto vivente, che egli chiamò unus mundus, il mondo unico.
Attraverso l'ipotesi che psiche e materia siano forme di un'identica manifestazione di energia (l'una a basse frequenze, estesa nel tempo e nello spazio, l'altra come pura intensità), il mondo di psiche e materia sarebbe di fatto uno.
Se ciò è vero, il temporale e l'atemporale sono due fasce d'un unico segreto che si dovrebbe denominare tempo e non-tempo.
Adempiere alle esigenze del tempo orario e insieme seguire il ritmo del Sé richiede una considerevole maturità.
Ciò significa che talvolta tutti gli schemi e doveri impostici dall'esterno debbono essere lasciati cadere, se il Sé improvvisamente richiede da noi che facciamo qualcos'altro; che dobbiamo anche essere capaci di distinguere se una tale esigenza curve dal Sé o da altri complessi inconsci.
Considerato in tal modo, il tempo diviene una pietra di paragone, che ci mostra esattamente quanto siamo in armonia con noi stessi.
Tratto da "Psiche e materia" di Marie Louise von Franz

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