venerdì 28 dicembre 2018

I piccoli uomini


Io passo in mezzo a questa gente e tengo gli occhi aperti: essi non mi perdonano ch'io non provi invidia per le loro virtù.
Essi cercano di mordermi, perché io dico loro: le virtù piccole sono necessarie per gente piccola - e perché mi riesce fatto che la gente piccola sia necessaria!....
Io passo in mezzo a questa gente e tengo gli occhi aperti: costoro son diventati più piccoli e diventano sempre più piccoli: -ma in ciò consiste la loro dottrina sulla felicità e la virtù.
...anche nella virtù essi sono modesti, - perché vogliono vivere comodi.
 Ma alla comodità si adatta solo la virtù modesta.
...tra la piccola gente è molta menzogna..
Alcuni di loro sono autentici, ma i più sono cattivi attori.. gli autentici sono sempre rari, specialmente gli attori autentici.
Qui c'è poca virilità: per questo le donne si virilizzano.
Perché solo chi è veramente uomo, potrà nella donna - liberare la donna.
E tra loro trovai questa che è la peggiore delle ipocrisie: che anche quelli che comandano fingono ipocritamente di avere le virtù di quelli che servono.
"Io servo, tu servi, noi serviamo" - così prega qui l'ipocrita di coloro che comandano ....il primo signore "non è altro che" primo servitore!...
In fondo alla loro semplicità essi non vogliono, prima di tutto, se non una cosa: che nessuno gli faccia male....
Questa è viltà: sebbene si chiami virtù..
Virtù è per loro ciò che rende modesti e mansueti: a questo mondo trasformano il lupo in cane e l'uomo stesso nel migliore animale domestico dell'uomo...
Ma questa è mediocrità: sebbene si chiami moderazione.
Questi maestri di rassegnazione! Essi si insinuano come pidocchi dovunque è meschinità e malattia e rogna: e solo il mio schifo mi impedisce di schiacciarli....
Voi state diventando sempre più piccoli, voi gente piccola! ..Voi che vivete comodi! Voi finirete per andare in rovina - per le vostre virtù piccole...
Per diventare grande, un albero vuol gettare le sue radici dure attorno a dure rupi!...
Ah se vi liberaste da ogni volere a metà e diventaste decisi....
"Fate pure pure ciò che volete, - ma siate prima di tutto di quelli che sanno volere!"
"Amate pure il vostro prossimo come voi stessi, - ma siate prima di tutto di quelli che amano se stessi - amano di grande amore e, di disprezzo grande, amano!"
...Tra gli uomini, io odio più di tutti quello che camminano a passetti felpati, i mezzi mezzi, le dubitose esitanti nuvole pigre.
E chi non sa benedire, "impari" a maledire!
...Tutte le cose son benedette alla sorgente dell'eterno e di là del bene e del male; ma bene e male altro non sono che ombre intermedie e umidi triboli e nuvole pigre...

venerdì 21 dicembre 2018

La cima più alta..


Sono passati i tempi in cui potevano capitarmi eventi casuali; e che cosa potrebbe ormai capitarmi, che non fosse già mio!....
E se ormai ti sono venute a mancare tutte  le scale, bisogna che tu sappia salire sul tuo capo: come potresti altrimenti salire in alto?
Sul tuo capo stesso e, via, a di sopra del tuo stesso cuore! Adesso la tua più tenera mitezza deve diventare la durezza più dura.... sia lodato ciò che rende duri!...
È necessario imparare a distogliere lo sguardo da sé stessi, per vedere molto: anche di questa durezza hanno bisogno tutti coloro che salgono le montagne.
Tu hai voluto vedere il fondo è sotto il fondo di tutte le cose: e già questo ti obbliga a salire al di sopra di te stesso - sempre più in alto, finché anche le tue stelle si trovino al di sotto di te!
Guardar giù verso te stesso e persino verso le mie stelle: solo questo può voler dire la mia vetta per me, questo mi è ancora rimasto come ultima vetta!...
Il monte dalla cima più alta e la più lunga delle mie peregrinazioni mi attendono: per questo debbo, prima ancora, discendere più in basso di quanto non sia mai disceso: - più in fondo del dolore di quanto non sia mai disceso, fin dentro il suo flutto più nero!
Così vuole il mio destino; orsù! Io sono pronto!
Donde vengono le montagne più alte? ....imparai che esse vengono dal mare.
Questa testimonianza sta scritta nelle loro rocce e nelle pareti delle loro cime.
Dall'abisso più profondo, la vetta più alta deve giungere alla sua altezza....
Tutto dorme ora, disse: anche il mare dorme.
Ebbro di sonno e straniato, il suo occhio si posa su di me.
Ma il suo respiro è caldo, lo sento.
E sento anche che il mare sogna. E sognando si gira e rigira...
Ascolta! Come sospira per i ricordi cattivi! O per cattive attese?...
Non c'è mostro che non ti sia venuta voglia di accarezzare.
Un soffio di caldo respiro, un po' di morbido vello sugli artigli - e subito eri pronto ad amare e ad attirare a te.
L'amore è il pericolo per il più solo tra gli uomini, l'amore verso qualsiasi cosa, purché vivente! La mia follia e la mia modestia in amore sono davvero risibili!...Così... rise...e subito dopo accade che colui che aveva riso si mettesse a piangere: di collera e di nostalgia, piangeva amaramente...
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

mercoledì 19 dicembre 2018

L'eroe, la bellezza e il super eroe


Oggi ho visto un sublime, un solenne...
Egli non ha ancora imparato il riso e la bellezza.
Tetro fu il ritorno di questo cacciatore dalla foresta della conoscenza.
Dalla battaglia tornava a casa, con belve feroci: ma dalla sua tetragginde fa capolino ancora una belva feroce - non ancora vinta!..
Tutta la vita è una disputa su gusto e sapore!
Se si stancasse della sua sublimità, questo sublime: allora avrebbe inizio la sua bellezza - e allora lo gusterei e lo troverei saporoso.
E solo quando si distoglierà da sé stesso, salterà al di là della sua stessa ombra - è davvero! Nel suo sole....
La sua azione stessa è l'ombra su di lui: la mano oscura colui che agisce. Egli non ha ancora superato la sua azione...
Ha soggiogato mostri, ha risolto enigmi: ma egli dovrebbe liberare anche i suoi mostri e i suoi enigmi, dovrebbe trasformarli in figli del cielo.
La sua conoscenza non ha ancora imparato a sorridere e a essere senza gelosia: la sua scrosciante passione non si è ancora acquietata nella bellezza.
...Non nella sazietà dovrebbe tacere e immergersi la sua brama, ma nella bellezza! La grazia appartiene alla magnanimità di colui che ha grandi sensi.
Col braccio appoggiato sulla testa: così dovrebbe riposare l'eroe, così dovrebbe egli superare anche il suo riposarsi.
Ma proprio per l'eroe la bellezza è di tutte le cose la più ardua.
Irraggiungibile è la bellezza per ogni volontà violenta...
Quando la potenza diventa clemente e scende giù nel visibile: un tale scendere giù, io lo chiamo bellezza.
E da nessun altro come da te, o possente, io voglio appunto la bellezza: la tua bontà sia il tuo supremo sopraffare te stesso.
So che sei capace di ogni malvagità: perciò da te voglio la bontà...
Sì, o sublime, per te verrà il momento di essere anche bello e di specchiarti nella tua stessa bellezza.
Allora l'anima ti rabbrividirà di brame divine; e persino nella tua vanità sarà adorazione!
Questo infatti è il segreto dell' anima: solo quando l'eroe l'ha lasciata, le si avvicina, in sogno, - il super eroe.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

venerdì 14 dicembre 2018

Il canto della danza: la vita e la saggezza


"Io sono una foresta e una notte di alberi scuri: ma chi non ha paura delle mie tenebre, troverà declivi di rose sotto i miei cipressi"
Invece io sono soltanto mutevole e selvaggia, e in tutto e per tutto femmina, e non virtuosa: sebbene per voi uomini mi chiami "la profonda" e "la fedele", "l'eterna", "la piena di mistero".
Ma voi uomini ci recate in dono sempre le vostre virtù, voi, virtuosi!"
Così rideva, l'incredibile; ma io non credo mai a lei, né al suo riso, quando parla male di se stessa.
Quando parlai a quattr'occhi con la mia saggezza selvaggia, quella mi disse incollerita: "Tu vuoi, tu desideri, tu ami, soltanto per questo lodi la vita!"
Quasi avrei voluto rispondere male e dire la verità a quella incollerita; e non è possibile rispondere peggio di quanto si "dice la verità" alla propria saggezza...
Infondo io amo soltanto la vita - e, davvero, soprattutto quando la odio!
Ma voglio bene - spesso troppo bene - alla mia saggezza, e questo perché essa mi ricorda moltissimo la vita!
Ha i suoi occhi, il suo riso e persino la sua aurea cannuccia da pesca: che posso farci se le due si assomigliano tanto?
E una volta, quando la vita mi chiese: "Ma chi è la saggezza?" Mi affrettati a rispondere: "A si! La saggezza!
Si ha sete di lei e non si diventa sazi, si guarda attraverso dei veli, si cerca di afferrarla con reti.
È bella? Che ne so! Ma anche le scarpe più vecchie e scaltrite abboccano alla sua esca.
Mutevole e impertinente essa è; spesso l'ho vista mordersi le labbra e pettinarsi i capelli contr'onda.
Forse è cattiva e falsa, e una donna in tutto e per tutto, ma proprio quando dice male di sé è seducente al massimo"
Quando dissi queste cose alla vita, si mise a ridere e chiuse gli occhi.
"Di chi parli?" Disse, "Di me, non è vero? E anche se tu avessi ragione - dirmi queste cose in faccia! Ma ora parlami anche della tua saggezza!"
Ahimè, e di nuovo apristi gli occhi, vita diletta! E di nuovo mi sembrò di sprofondare nel senza-fondo.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

mercoledì 12 dicembre 2018

Il male, l'amore e la compassione


....L' uomo ha gioito troppo poco: solo questo, fratelli, è il nostro peccato originale!
Imparare a meglio gioire è per noi il modo migliore di disimparare a far male agli altri e ad escogitare cose che fanno male.
..Credetemi, fratelli: i rimorsi insegnano a mordere.
Ma la cosa peggiore sono i pensieri meschini.
Davvero, è meglio aver fatto del male che aver pensato meschinamente....
La cattiva azione è come un'ulcera: prude, gratta, scoppia - parla onestamente.
"Ecco, io sono malattia" - così parla la cattiva azione; questa è la sua onestà.
Ma il pensiero meschino è come il fungo: striscia e si rannicchia e non vuol essere in alcun posto..
A colui che è posseduto dal diavolo, io dico queste parole nell'orecchio: "è meglio che tu faccia diventare grande il tuo diavolo! Anche per te c'è una via di grandezza!"
Di ognuno si sa qualcosa di troppo! E certi ci diventano trasparenti, ma ciò nonostante siamo lontani dall'averli penetrati....
Non verso colui che ci ispira ripugnanza siamo ingiusti, bensì colui del quale non ci importa nulla.
Se hai un amico che soffre, sii asilo di pace al suo affanno, ma simile a un letto duro.... così gli gioverai al massimo.
E se un amico ti fa del male, devi dire: "Io ti perdono ciò che hai fatto a me; ma come potrei perdonarti di aver fatto ciò a te stesso!"
Così parla l'amore grande: esso supera anche il perdono e la compassione.
Bisogna tener fermo il proprio cuore; infatti, a lasciarlo andare, se ne va via ben presto anche la ragione!..
Guai a coloro che amano, se non hanno un'elevatezza che sia superiore alla loro compassione.
Così una volta mi parlò il diavolo: "Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini".
E di recente gli ho sentito dire: "Dio è morto; a causa della sua compassione per gli uomini.."
Perciò siatemi in guardia verso la compassione...
Ogni grande amore è superiore a tutta la propria compassione: infatti esso vuol ancora creare ciò che ama!
"Io offro me stesso al mio amore, il prossimo mio come me stesso!" Così sentono di parlare tutti coloro che creano.
Tutti coloro che creano - però - sono duri.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

venerdì 7 dicembre 2018

Il cammino solitario


"Colui che cerca, finisce facilmente per perdersi. Ogni solitudine è una colpa": così parla il gregge.
E tu hai fatto a lungo parte del gregge.
La voce del gregge continuerà a risuonare dentro di te.
E quando dirai "Io non ho più la vostra stessa coscienza", ciò sarà un lamento e un dolore.
...sulla tua melanconia si riverbera, ardente, ancora l'ultimo bagliore di questa coscienza.
Ma tu vuoi procedere sul sentiero della tua melanconia, che è il sentiero verso te stesso? Fammi vedere che ne hai la forza e il diritto!
Sei...un moto primo? Una ruota che corre da sé? Sei capace di costringere le stelle a ruotarti intorno?...
Ahimè, vi sono tanti grandi pensieri che non fanno più di quel che faccia un mantice: gonfiano e rendono ancora più vuoti...
Sei tale da avere il diritto di sfuggire a un giogo?..
Libero da che cosa?... ma il tuo occhio deve limpidamente annunciarmi: libero per che cosa?
Sei capace di dare a te stesso il tuo male e il tuo bene e affiggere su di te la tua volontà come una legge?
Sei capace di essere per te stesso il giudice e il vendicatore della tua legge?...
Un astro viene proiettato nello spazio desolato e nel gelido respiro della solitudine.
Oggi soffri ancora a causa dei molti, tu che sei uno: oggi hai ancora per intero il tuo coraggio e le tue speranze...
Un giorno urlerai: "tutto è falso!"
Vi sono sentimenti che vogliono uccidere il solitario; se non ci riescono, devono morire essi stessi! Mai sei capace di essere assassino?...
E la tortura della tua giustizia: essere giusto verso coloro che ti disprezzano?
Tu costringi molti a ricominciare da capo nel conoscerti; ciò essi ti fanno pagar caro.
Sei giunto vicino a loro e sei passato oltre: non te lo perdoneranno mai...
Ma quanto più alto sali, tanto più piccolo ti vede l'occhio dell'invidia.
Ma più di tutti è invidiato colui che vola...
Fratello se vuoi essere una stella, devi nondimeno rilucere anche per loro!
E guardati dai buoni e giusti! Essi crocifiggono volentieri coloro che inventano le proprie virtù - essi odiano il solitario...
E guardati dagli accessi del tuo amore! Troppo precipitoso è il solitario nel tendere la mano a colui che incontra.
A certe persone non devi porgere la mano bensì solo la zampa; e io voglio che le tua zampa abbia anche artigli.
Ma il peggiore nemico che puoi incontrare, sarai sempre tu per te stesso; nelle caverne e nelle foreste ti tendi l'agguato a te stesso.
Da solo vai sul cammino che porta a te stesso! E il tuo cammino comprende anche te e i tuoi sette demoni!..
Tu ami te stesso e perciò ti disprezzi, come solo gli amanti sanno disprezzare.
Create vuole l'amante che disprezza! Chi sa che cosa è l'amore, se non è stato costretto a disprezzare ciò che amava!
Và nella solitudine, fratello, col tuo amore e con il tuo creare; solo in seguito la giustizia ti seguirà zoppicando.
Và con le mie lacrime nella solitudine, fratello. Io amo colui che vuole creare al di sopra di sé e cosi perisce.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

mercoledì 5 dicembre 2018

L'oro interiore


Solo come riflesso della virtù più nobile, l'oro giunse al più nobile valore.
Simile all'oro, luccica lo sguardo di colui che dona. Lo splendore dell'oro sigilla la pace tra la luna e il sole.
Non volgare è la virtù più nobile e non utile, essa luccica di mite splendore: una virtù che dona è la virtù più nobile....
Insaziabile, l'anima vostra anela a tesori e gemme, perché la vostra virtù è insaziabile nella volontà di donare.
Voi costringete tutte le cose a venire a voi e dentro di voi, perché riscaturiscano dalla vostra sorgente come doni del vostro amore...un predone di tutti i valori deve diventare questo amore che dona...
Dove manca l'anima che dona, noi indoviniamo sempre la degenerazione...
In alto vola la vostra mente: così essa è il simbolo del nostro corpo, di un'elevazione  il simbolo...
Tutti quei momenti nei quali il vostro spirito vuol parlare un simboli: lì è l'origine della vostra virtù.
Lì il vostro corpo è elevato e risorto; col suo piacere esso delizia lo spirito, perché diventi colui che crea e valuta e ama e di tutte le cose il benefattore...
Lì è l'origine della vostra virtù.
Quando siete al di sopra della lode e del biasimo, e la vostra volontà vuol comandare a tutte le cose, come la volontà di uno che ama: lì è l'origine della vostra virtù...
Potenza è questa nuova virtù; un pensiero dominante essa è, attorno al quale si avvolge un'anima intelligente: un sole d'oro, e attorno a esso il serpente della conoscenza...
Rimanetemi fedeli alla terra, fratelli, con la potenza della vostra virtù! Il vostro amore che dona e la vostra conoscenza servano il senso della terra! Così vi prego e vi scongiuro....
Riportate...la virtù volata via sulla terra - sì, riportatela al corpo e alla vita: perché dia un senso alla terra, in senso umano!...
Il vostro spirito e la vostra virtù servano il senso della terra...
Perciò dovete essere combattenti! Perciò dovete essere creatori!
Il corpo si purifica nel sapere; facendo tentativi col sapere esso si eleva; a colui che conosce, tutti gli istinti si santificano; all'elevato, l'anima diventa gaia.
Medico aiuta te stesso: così aiuterai anche i tuoi malati....
Che egli guardi con gli occhi colui che risana se stesso...
Dal futuro giungono venti segretamente alitanti: la buona novella si rivela alle orecchie dei fini...
La terra deve ancora diventare un luogo di salute! E già intorno a essa alita profumo nuovo, che reca salute, - e una nuova speranza!...
L' uomo della conoscenza deve non soltanto saper amare i suoi nemici, bensì anche odiare i suoi amici.
Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari...
Voi non avete ancora cercato voi stessi: ecco che trovaste me.
Così fanno tutti i credenti; perciò ogni fede vale così poco.
E ora vi ordino di perdermi e di trovarvi; e solo quando mi avrete tutti rinnegato io tornerò tra voi...
Con altro amore allora vi amerò...
Quando l'uomo sta al centro del suo cammino tra l'animale e il superuomo, e celebra il suo avviarsi alla sera come la sua speranza più elevata: giacché quella è la via verso un nuovo mattino.
Allora colui che tramonta benedirà se stesso, come uno che passa dall'altra sponda; e il sole della sua conoscenza starà per lui nel meriggio...
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

venerdì 30 novembre 2018

Lo Stato


Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri.
Essi è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fiori di bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo".
È una menzogna!...
Distruttori sono coloro che sistemano trappole per i molti e li chiamano Stato...
Lo Stato mente in tutte le lingue del bene e del male; e qualunque cosa dica, mente - e tutto quanto possiede, l'ha rubato.
Tutto è falso nello Stato...
Troppi vengono al mondo; per i superflui fu inventato lo Stato.
Guardate come alletta i troppi! Come li ingoia, digerisce, rumina!...
Esso sussurra le sue sinistre menzogne! Ahimè, esso sa scoprire i cuori generosi che volentieri si prodigano!
Anche voi stessi sa scoprire, voi vincitori del vecchio dio!
Stanchi siete usciti dal combattimento, e ora la vostra stanchezza presta servizio anche al nuovo idolo (lo Stato)!...
Compra lo splendore delle vostre virtù e lo sguardo dei vostri occhi orgogliosi....
Io lo chiamo Stato il luogo dove si trovano tutti i bevitori di veleno, buoni e cattivi: Stato è dove tutti si perdono, buoni e cattivi: Stato è dove il lento suicidio di tutti - è chiamato "vita"...
Essi rubano per sé le opere degli inventori e i tesori dei saggi: istruzione essi chiamano questo furto - e tutto diventa per essi malattia e vessazione!...
Vomitano la bile e la chiamano giornale...
Acquistano ricchezze cosi diventano più poveri...
Guardate come si arrampicano, queste agili scimmie! Nell'arrampicarsi si scavalcano a vicenda e così si trascinano nel fango e nella bassezza.
Tutti quanti vogliono giungere al trono: la loro demenza è credere che sul trono debba la felicità! Spesso è il fango che siede sul trono - e spesso anche il trono siede sul fango.
...tutti questi servitori (dello Stato) esaltano per me un odore cattivo....
Allontanatevi dall'idolatria dei superflui!..
Allontanatevi dalle esalazioni di questi sacrifici umani!
La terra è ancora aperta e libera per i magnanimi.
Ancora sono vuote le residenze fatte per gli eremiti solitari...che sono avvolte dal profumo di mari silenziosi.
Una vita libera è ancora possibile è aperta ai magnanimi.
In verità, colui che poco possiede è tanto meno posseduto...
Là dove lo Stato finisce, comincia l'uomo che non è superfluo; la comincia il canto della necessità, la melodia unica e insostituibile.
Là dove lo Stato finisce ... non vedete l'arcobaleno e i ponti del superuomo?
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

venerdì 23 novembre 2018

Dolore e piacere


Il dolore dice: "Spezzati, sanguina, cuore! Cammina, gamba! Ala, vola! Su! In alto! Dolore!"
Ebbene! Orsù! Vecchio mio cuore: "dice il dolore: perisci!"...
Dolore è anche un piacere, maledizione è anche una benedizione, notte è anche un sole, - andate via o vi toccherà imparare: un saggio è anche folle....
Ogni piacere vuole l'eternità di tutte le cose, vuole miele, vuole feccia, vuole mezzanotte ebbra, vuole avelli, vuole il conforto delle lacrime sui sepolcri, vuole il rosso orifiammante della sera - cosa vuole il piacere! È più assetato, più tenero, più affamato, più pauroso, più misterioso di ogni sofferenza, vuole se stesso, morde se stesso, in esso lotta la volontà dell'anello, - vuole amore, vuole odio, trabocca di ricchezza, dona, butta via, mendica, perché qualcuno lo prenda, ringrazia colui che prende, vorrebbe essere odiato, - così ricco è il piacere, che ha sete di sofferenza, d'inferno, di odio, di vergogna, di storpiato, di mondo, - perché questo mondo: oh, voi lo conoscete!
...il piacere anela a voi, sfrenato, beato, - alla vostra sofferenza, o malriusciti!
 Ogni eterno piacere anela a ciò che è malriuscito.
Perché ogni piacere vuole se, perciò vuole anche sofferenza!
Oh felicità, oh dolore! Oh, spezzati cuore!...
Piacere vuole eternità, - piacere vuole eternità di tutte le cose, vuole profonda, profonda eternità!...
Uomo sii attento!
Che dice la mezzanotte profonda?
"Io dormivo, dormivo -,
Da un sonno profondo mi sono risvegliata:
Profondo è il mondo,
E più profondo che nei pensieri del giorno.
Profondo è il suo dolore -,
Piacere - più profondo ancora di sofferenza:
Dice il dolore: perisci!
Ma ogni piacere vuole eternità -,
- vuole profonda profonda eternità!"
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

martedì 30 ottobre 2018

Il nemico e l'amico

Nemico
Dai nostri migliori nemici non vogliamo essere risparmiati, e nemmeno da coloro che amiamo nel profondo...
Se non potete essere santi della conoscenza, siate almeno i guerrieri...
Io vedo molti soldati: vedessi molti guerrieri!...
Il vostro nemico voi dovete cercare...
Dovete amare la pace come mezzo per nuove guerre...
Sia il vostro lavoro una battaglia, sia la vostra pace una vittoria!
Solo chi ha la freccia e l'arco è capace di assidersi silenzioso...
Non la vostra compassione, bensì il vostro coraggio ha finora salvato le persone in pericolo...
Bisogna che siate superbi del vostro nemico: allora i successi del vostro nemico saranno anche i vostri successi...
Il vostro amore per la vita sia amore per la vostra speranza più alta: e la vostra speranza più alta sia il pensiero più alto della vita!...
L'uomo è qualcosa che deve essere superato..
Qual guerriero vuol essere risparmiato! 
Io non vi risparmio, io vi amo dal profondo, fratelli nella guerra!

Dell'amico 
Io e me sono sempre troppo presi dal loro colloquio: come sopportarlo, se non ci fosse un amico?
Per il solitario l'amico è sempre il terzo: il terzo è il sughero che impedisce al colloquio dei due di sprofondare nell'abisso....
La nostra fede in altri rivela in che cosa noi vorremmo credere di noi stessi.
Il nostro anelare a un amico è ciò che ci tradisce.
E spesso l'amore non è altro che un tentativo di superare d'un balzo l'invidia..
Nel proprio amico si deve onorare anche il nemico...
Nel proprio amico bisogna avere anche il proprio miglior nemico.

Col tuo cuore devi essergli massimamente vicino, proprio quando ti doppioni a lui...
Non ti adornerai mai abbastanza per piacere al tuo amico: infatti devi essere per lui la freccia che anela verso il superuomo..
Che cos'è il volto del tuo amico? È il tuo volto stesso, su di uno specchio ruvido e imperfetto...
Nell'indovinare e nel tacere l'amico dev'essere maestro: bisogna che tu non voglia vedere tutto.
Il tuo sogno deve rivelarti ciò che il tuo amico fa nella veglia....
Sei aria pura e solitudine e pane e medicina per il tuo amico? Vi sono certi che non sanno infrangere le proprie catene, pure sono i liberatori dell'amico...
Il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi.
Voi fuggite verso il prossimo fuggendo da voi stessi...

Il tu e più antico dell'io; il tu è stato santificato, ma non ancora l'io...
Non riuscire a sopportare voi stessi e non vi andate abbastanza: ora volete sedurre il prossimo all'amore e trasfiguararvi nel suo errore...
"Il contatto con gli uomini rovina il carattere, specie se non si ha carattere".
Chi va dal prossimo, perché cerca se stesso, e chi, vorrebbe perdersi.
Il vostro cattivo amore di voi stessi vi trasforma la solitudine in un carcere...

Io non vi insegno il prossimo, bensì l'amico.
L'amico sia per voi la festa della terra e un presentimento del superuomo.
Io vi insegno l'amico e il suo cuore riboccante.
Ma bisogna saper essere spugna, se si vuole essere amati da cuori riboccanti.
Io vi insegno l'amico, nel quale il mondo si trova compiuto, una coppa del bene -l'amico che crea, che ha sempre da donare un mondo compiuto...
Nel tuo amico devi amare il superuomo come causa di te..
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

giovedì 25 ottobre 2018

Anima e istinti


Tu aspiri alla libera elevatezza, la tua anima ha sete di stelle.
Ma anche i tuoi istinti malvagi hanno sete di libertà.
I tuoi cani furiosi vogliono essere lasciati liberi; essi latrano dal piacere nel loro sotterraneo, se il tuo spirito si propone di aprire tutte le prigioni.
...tu sei ancora un prigioniero che almanacca sulla sua libertà: ahimè, l'anima del prigionieri come te diventa intelligente, ma anche astuta e cattiva.
Colui che è liberato nello spirito deve però anche purificarsi.
In lui sono ancora molti resti di carcere e di marciume: il suo occhio deve ancora diventare puro.
...Non buttare via il tuo amore e la tua speranza!
Ancora ti senti nobile, e nobile ti sentono anche gli altri, che ti detestano e ti lanciano occhiate malvagie.
Sappi che a tutti è di ostacolo una persona nobile.
Anche ai buoni è di ostacolo una persona nobile...
La persona nobile vuole creare cose nuove e una nuova virtù.
Il buono vuole, invece, le cose vecchie e che si conservino....
Io ho conosciuto persone nobili che hanno perduto la loro speranza più elevata.
E allora calunniano tutte le speranze elevate...
"Lo spirito è anche voluttà"..
Perciò hanno spezzato le ali al loro spirito: che ora striscia per terra e contamina ciò che rode.
Un tempo pensarono di diventare eroi: oggi sono dei dissoluti.
Davanti all'eroe provano rimorso e orrore...
Non buttar via l'eroe che è nella tua anima! Mantieni sacra la tua speranza più elevata!...
Piena è la terra di superflui, corrotta la vita dai troppi...
Gli esseri... che portano dentro di sé la belva rapace e non hanno scelta che tra i piaceri e l'autoflagellazione. 
E anche i loro piaceri restano autoflagellazioni...
I tisici dell'anima...
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

martedì 23 ottobre 2018

Zarathustra: la virtù


Fratello se tu hai una virtù, ed la tua virtù, allora non l'hai in comune con alcuno.
Certo, tu vuoi chiamarla per nome e vezzeggiarla; 
vuoi tirarle all'orecchio e scherzare con essa.
Ma ecco! 
Ora hai il suo nome in comune col popolo e, con la tua virtù, sei diventato popolo e gregge...
Una volta avevi delle passioni e le chiamavo cattive.
Ma adesso non hai altro che le tue virtù: 
esse sono cresciute dalle tue passioni.
Nel cuore di queste passioni ha posto la tua meta più alta: così sono diventate te le tue virtù e le tue gioie...
Alla fine tutte le tue passioni sono diventate virtù e tutti i tuoi diavoli angeli...
Dai tuoi veleni ti sei distillato il tuo balsamo: hai munto la tua vacca melanconia - e ora bevi il dolce latte della sua mammella...
Fratello se hai fortuna hai una sola virtù e non più: 
così puoi più lievemente attraversare il ponte.
Avere molte virtù è una distinzione, ma anche una sorte difficile...
Guarda come ognuna delle tue virtù brama la vetta suprema; 
vuole tutto il tuo spirito perché sia il suo araldo, vuole tutta quanta la tua forza nell'ira, nell'amore e nell'odio.
Ogni virtù è gelosa dell'altra e la gelosia è una cosa terribile.
Anche le virtù possono perire di gelosia.
Chi è avvolto dalla fiamma della gelosia, finisce per fare come lo scorpione e rivolge contro di sé l'aculeo avvelenato.
Ahimè fratello, non hai mai visto una virtù calunniare e trafiggere se stessa?
L' uomo è qualcosa che deve essere superato: 
e perciò devi amare le tue virtù - giacché di esse perirai.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

giovedì 18 ottobre 2018

Le tre metamorfosi: cammello, leone, fanciullo


Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone,  e infine il leone fanciullo.
Molte cose pesanti vi sono per lo spirito, lo spirito forte e paziente nel quale abita la venerazione: la sua forza anela verso cose pesanti, più difficile a portare....
Tutte queste cose, le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sé: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così forte anche lui nel suo deserto.
Ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore del proprio deserto.
Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli diventare, con il grande drago vuol e gli combattere per la vittoria...
"Tu devi" si chiama il grande drago.
Ma lo spirito del leone dice "io voglio".
"Tu devi" gli sbarra il cammino, un rettile dalle squame scintillanti come l'oro, e su ogni squama splende a lettere d'oro "tu devi!"
Valori millenari riplendono su queste squame...
"Tutti i valori sono già stati creati, e io sono - ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun "io voglio!"...
Perché il leone è necessario allo spirito? Perché non basta la bestia da sola, che a tutto rinuncia ed è piena di venerazione?
Creare valori nuovi - di ciò il leone non è ancora capace; ma crearsi la libertà per una nuova creazione - di questo è capace la potenza del leone.
Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere, per questo è necessario il leone.
Prendersi il diritto per i valori nuovi...
Che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone sa fare?...
Innocenza è il fanciullo e oblio, nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì.
Sì, per il giuoco della creazione... occorre un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo.
Tre metamorfosi vi ho nominato dello spirito: come lo spirito divenne cammello, leone il cammello e infine il leone fanciullo..
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

martedì 16 ottobre 2018

Zarathustra: il corpo

...Questo io crea, vuole, valuta ed è la misura e il valore delle cose.
E questo che è l'essere più onesto, l'io - questo parla del corpo e vuole il corpo, anche quando si induce a poetare e fantasticare e svolazza qua e là con le ali spezzate.
Esso impara a parlare sempre più onestamente, l'io: è quanto più impara, tanto più trova parole in onore del corpo e della terra.
Un uomo orgoglioso mi ha insegnato l'io, e io lo insegno agli uomini: non ficcare più la testa nella sabbia delle cose del cielo, bensì portarla liberamente, una testa terrena, che crea il senso della terra!..
Possano cominciare a guarire e a superare se stessi e a crearsi un corpo più nobile!
Corpo io sono e anima - così parla il fanciullo....
Il corpo è una grande ragione, una pluralità con un solo senso, una guerra e pace, un gregge e un pastore...
"Io" dici tu, e sei orgoglioso di questa parola.
Il tuo corpo e la sua grande ragione: essa non dice "io", ma fa "io".
Ciò che il senso sente lo spirito conosce, non ha mai dentro di sé la propria fine.
Ma il senso e lo spirito vorrebbero convincerti che sono loro la fine di tutte le cose... dietro di loro sta il Sé.
Il Sé cerca anche con gli occhi dei sensi, ascolta anche con gli orecchi dello spirito...
Il Sé ascolta e cerca: esso compara, costringe, conquista, distrugge.
Esso domina ed è il signore anche dell'io.
Dietro ai tuoi pensieri e sentimenti..sta un possente sovrano, un saggio ignoto - che si chiama Sé.
Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo.
Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza.
Il Sé creatore ha creato... Il piacere e il dolore.
Il corpo creatore ha creato per sé lo spirito, e una mano della sua volontà....
Tratto da "Cosi parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

giovedì 11 ottobre 2018

L'uomo... un ponte.


L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo - un cavo al di sopra dell'abisso.
Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino, un periglioso guardarsi indietro e un periglioso rabbrividire e fermarsi.
La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto.
Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione...
Io amo colui che vive per la conoscenza e vuole conoscere, affinché un giorno viva il superuomo...
Io amo colui che ama la virtù: giacché virtù e volontà di tramontare è una freccia anelante.
Io amo colui che non serba per sé una goccia di spirito, bensì vuol essere un tutti e per tutto lo spirito della sua virtù: in questo modo egli passa, come spirito, al di là del ponte.
Io amo colui che nella sua virtù fa un'inclinazione e un destino funesto:così egli vuole vivere, e insieme non più vivere, per amore della sua virtù...
Io amo colui l'anima del quale si dissipa e non vuole essere ringraziato, né dà qualcosa in cambio; giacché egli dona sempre e non vuol conservare se stesso....
Io amo colui l'anima del quale è profonda anche quando viene ferito e che può perire anche a causa di vicende meschine: così egli passa volentieri al di là del ponte....
Io amo colui che è di spirito libero e libero di cuore: il suo cervello, in tal modo, non è altro che le viscere del cuore, ma il suo cuore lo spinge a tramontare.
Io amo tutti coloro che sono come gocce grevi, cadenti una a una dall'oscura nube incombente sugli uomini: essi preannunciano il fulmine e come messaggeri periscono.
Ecco, io sono un messaggero del fulmine e una goccia greve cadente dalla nube: ma il fulmine si chiama superuomo.
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F. Nietzsche

martedì 9 ottobre 2018

Zarathustra: prologo


"Gli uomini, io non li amo. L'uomo è per me una cosa troppo imperfetta. L'amore per gli uomini mi ammazzerebbe... non di amore dovevo parlare! Io reco gli uomini un dono"
"Io vi insegno il superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo?
Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé; e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo?"
"Avete percorso il cammino dal verme all'uomo, e molto in voi ha ancora del verme. In passato foste scimmie, e ancor oggi l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia"
"Il superuomo è il senso della terra... fratelli rimanete fedeli alla terra...
Commettere il sacrilegio contro la terra, questa è oggi la cosa più orribile, e apprezzare le viscere dell'imperscrutabile più del senso della terra"
"Bisogna essere un mare per accogliere un fiume immondo, senza divenire impuri...
Io vi insegno il superuomo: egli è il mare, nel quale si può inabissare il vostro grande disprezzo"
"È tempo che l'uomo fissi la propria meta. È tempo che l'uomo pianti il seme della sua speranza più alta.
Il suo terreno è ancora fertile abbastanza per ciò.
Ma questo terreno un giorno sarà impoverito e addomesticato, e non ne potrà più crescere un albero superbo"
"Voglio insegnare agli uomini il senso del loro essere: che è il superuomo e il fulmine che viene dalla nube oscura uomo.
Ma io sono ancora lontano da loro, ed essi non sentono come io sento"
"A portar via molti dal gregge - per questo io sono venuto"
"Canterò il mio canto per gli eremiti solitari o sdoppiati; e chi ha ancora orecchi per le cose inaudite, a lui voglio rendere il cuore greve della mia felicità"
"Un'aquila voltaggia in larghi circoli per l'aria, ad essa era appeso un serpente, non come preda, ma come un amico: le stava infatti inanellato al collo....
L'animale più orgoglioso sotto il sole e l'animale più intelligente sotto il solec- erano in volo per esplorare il terreno...
Ho trovato più pericoli tra gli uomini che in mezzo alle bestie.... possano guidarmi i miei animali....
..Prego il mio orgoglio di seguire sempre la mia intelligenza!
E se un giorno la mia intelligenza mi abbandonerà... possa almeno il mio orgoglio volar via con la mia follia!"
Tratto da "Così parlò Zarathustra" di F Nietzsche

martedì 2 ottobre 2018

Amore Iniziatico


Entrando nel terreno Sacro, in questo luogo dell'anima, l'Amore riflette la più pura delle razionalità..
Il sentimento della sacralità nasce da un perfetto equilibrio razionale che consente alla parte spirituale di percepire correttamente le eteree e insondabili emanazione che si irradiano dall'Invisibile, senza distorsioni dovute all'inquinamento  dei sensi (ubriacatura astrale)...
La sacralità si esterna per mezzo di una condizione neutra (o neutralità ermetica) che permette di rimanere in uno stato di lucidità capace di captare solo la realtà del Sacro, senza intrusioni estranee.
L'inalterabilità aiuta a rimanere integri nell'universo vibratorio che circonda l'essere fisico e superfisico, registrando internamente solo le autentiche radiazioni sensorie che provengono dal Macrocosmo.
L'amore... nasce dal distacco e favorisce le onde del cuore.
La voce divina del maestro interiore si manifesta allorché tutto tace e tacendo parla alla propria natura sottile.
Questo tipo di amore è indescrivibile... non rientra nei canoni umani pur servendosi dei sensi umani.
Nel contesto iniziatico l'Amore assume connotazioni di ordine occulto...
Quando l'iniziato gradualmente prende coscienza di sé e dell'Invisibile, acquisisce una percezione che lo pone in relazione con l'universo fenomenico e magico-ermetico.
La sua evoluzione lo trasmuta ed egli apprende che l'amore è una componente del Tutto... alla base di questa forza fecondante e spiritualizzante vi è l'energia sessuale che è il motore mediante il quale l'amore si esteriorizza...
Comprensione di una corrente amorosa che si riparte dall'eros e giunge a sacrificare l'essere...
L'Eros sublimato o al contrario esaltato, produce quella particolare condizione animica capace di trascendere la materia pur servendosi della materialità...
L'amore ideale diviene amore di anime che attraverso l'amore sessuale di ordine energetico innescherà quel processo di ascenso magico-ermetico necessitante per una vera crescita.
L'Amore iniziatico rientra in una corresponsione che, con il dovuto distacco, compenetri una o più persone....
Se l'amore è sinergico, interagente è attivo, si origina una corrente efficace e rigenerante...
Ma come si può essere coinvolti e distaccati al contempo? Questo è uno dei segreti ermetici più importanti...
Quando si è presi nella rete delle interconnessioni amorose, è fondamentale, anche coinvolgendosi, lasciare integro questo nucleo che non deve essere scalfito o messo in gioco nella catarsi emotiva....
Solo dopo un lungo ed estenuante lavoro interno i pochissimi riescono a non venire fagocitati e a chiudere, o sarebbe più esatto dire difendere, la propria centralità.
Qualunque sentimento attraversi l'animo umano deve essere tenuto lontano dal centralismo animico.
In questo modo l'Individuo storico non verrà minimamente sfiorato.
L'Amore è la luce...
La via della consapevolezza amorosa, conquista della natura ignea dell'astrale, è la via che conduce alla realizzazione dell'Amore iniziatico e del ricongiungimento degli opposti.... conferisce al sapiente la visione suprema...
Il buio si approssima e l'amore profano a volte ci inganna.
Restiamo saldi nella rocca interiore e aspettiamo.
Attendiamo che il Sole torni a scaldarci.
Stefano Mayorca

giovedì 27 settembre 2018

Il Magistero del Sole

Nell'uomo occulto, vero laboratorio trasmutante, il Magistero del Sole corrisponde alla purità della sostanza salina contenuta nella Materia Filosofica.
A questo punto si genera nell'uomo rosso (Zolfo), lo stato d'amore nei confronti della donna bianca (Mercurio), anche se il matrimonio tra il re (Zolfo) e la regina (Mercurio) non si è ancora verificato.
Tale processo si realizzerà per mezzo dell'attrazione del Mercurio, il quale, simpatizzando con lo Zolfo, sublimato si lascerà accattivare e coagulare da quest'ultimo .
Essendo lo Zolfo-Re colui che comanda in noi, la sua sovranità si esprime per mezzo della volontà.
L'attenuazione della condizione egoica consentirà di sopprimere le sovrastrutture che sottendono alla schiavitù della sentimentalità non controllata.
Si genererà quella luce spirituale che è in grado di fugare le tenebre interiori.
Il Sol Invictus, dimorante nelle profondità dell'anima, sorgerà glorioso in noi per illuminare la coscienza e metterci al riparo dalle tempeste interne che minano l'autentica fortezza animica.
Sole che spazza via con la fulgida luce le paure, le angosce e le passioni incontrollate che destabilizzano la psiche e il cuore.
Il compito dell'iniziato consiste nel penetrare la parte nascosta, occulta, esoterica della divinità. Facendo emergere l'Uomo Storico, il Nume, l'Adam Kadmon cabalistico o Uomo Celeste, egli entra in contatto con il suo aspetto primigenio, il Maestro interiore della Tradizione.
Questa parte sconosciuta che abita in lui possiede un livello di conoscenza elevatissimo e primordiale e può guidare l'iniziato sulle impervie vie del sapere.
Chi vincerà il serpente e domerà se stesso, perverrà alla vera realizzazione. Il Serpente-Drago crea nebbia, un fitto muro generatosi dal suo alito: l'alito del drago.
Tratto da "La Scienza dell'Hermes" di S.Mayorca

martedì 25 settembre 2018

Il canto delle Sirene


Le forme illusorie tendono a sviare l'iniziato dalla strada maestra della Conoscenza.
Sono le larve dei desideri, energie fantasmatiche, residui di pensieri morbosi che destabilizzano la mente e l'animo di colui che percorre il sentiero iniziatico.
Entrare in contatto con questi aggregati significa precipitare in un vortice magnetico che risucchia l'impronta animica consumandola.
Questa sudditanza è tanto più dolorosa quando vi si è intrappolati e pur coscienti di ciò non vi si riesce di liberarsi da tale giogo.
Solo una volontà ferrea, unita a un equilibrio fuori dal comune, consentono all'iniziato di salvarsi e di ritrovare la rotta perduta.
Il canto delle Sirene è vinto e il sapiente veleggia di nuovo verso le acque sicure della Lux rigeneratrice.
Queste forze oscure e dissolutrici sono sempre in agguato pronte a ghermire quanti cadono nella loro ragnatela.
Possono presentarsi sotto forma di una donna seducente, di una situazione appagante.
Prendono le fattezze dell'amico sincero e nel contesto di un misticismo esasperato e fuorviante corrodono lo spirito.
Si tratta di un vero e proprio contagio che assale i sensi fisici e quelli sottili per mezzo di una esaltazione destabilizzante.
Tali esperienze possono anche assumere il valore di prove, che si manifestano maggiormente quando il percorso intrapreso è giunto a un punto critico, a uno stadio avanzato.
Per quale ragione si innescano determinate dinamiche in un individuo evoluto, avanti nel cammino?
Possiamo definire il meccanismo come fattore umano.
L' uomo, pur con un bagaglio evolutivo di alto spessore, è soggetto alle leggi fisiche che si sostanziano sotto forma di passioni, desideri, aspirazioni mancate.
Tutti elementi radicati nel profondo, sopiti nell'inconscio, pronti a emergere sotto la spinta, lo stimolo di situazioni esterne.
Quando il terreno è fertile, la trappola scatta e l'iniziato proietta su talune situazioni quanto celato animicamente.
Le passioni e gli istinti non vanno eliminate vivendo una vita ascetica, ma solo dominati, controllati, al fine di disporne a piacimento diventandone padroni e non schiavi.
Viviamo nel mondo e non possiamo isolarci completamente, tuttavia è necessario proteggere la nostra essenza più nascosta, una sorta di barriera capace di respingere il Mare Magnum di energie che ci attraversano.
Tratto da "La scienza dell'Hermes" di S. Mayorca

giovedì 20 settembre 2018

I 5 sensi come strumenti di conoscenza


Il Risvegliato non accetta le mezze verità ma ricerca, sperimenta, opera per avvicinarsi alla Verità.
La sua testa svetta verso il cielo, si proietta tra le stelle dell'Astrale Superiore.
La prigione costituita dai sensi è ingannevole, però attenzione: non stiamo affermando che sia necessario estinguerli, ma semplicemente controllarli, dominarli e dirigerli.
Contrariamente, si entrerebbe nella filosofia dei mistici, che non ha nulla a che vedere con un percorso di ordine iniziatico-operativo.
Il misticismo dà vita alla passività e di conseguenza alla stagnazione.
L' alchimia, viceversa, abbisogna di un'azione dinamica, di sforzo attivo che ne esalti le qualità volitive facendo emergere la parte più antica dell'essere umano, o Uomo Storico.
I cinque sensi dell' uomo, demonizzati dall'egemonia religiosa sono al centro di ogni manifestazione vitale e percezione del mondo.
La loro funzione è fondamentale.
Senza questi strumenti l'essere umano non potrebbe sperimentare il bene e il male, quanto è luminoso e quanto è oscuro, la gioia e il dolore, in una parola tutta la gamma delle sensazioni ed emozioni che compongono il nostro vissuto.
Attraverso questi canali percettivi si forma l'esperienza dell'individuo, la sua personale evoluzione in sintonia con il bagaglio animico di cui viene dotato alla nascita.
Ermeticamente parlando, i sensi vanno purgati dalla tempeste vibratorie che la corrente volgare impone sin da quando veniamo al mondo.
Se nel quotidiano tenere a bada questo aspetto è importante, a livello iniziatico deve essere un principio inalienabile.
I sensi alterati generano un sentire falsato, inquinato dalle suggestioni della natura inferiore e della matrice lunare, impressionabile e instabile, in continuo mutamento.
Senza controllo essi producono una visione alterata della realtà, creando confusione, distorcendo negativamente quanto cade sotto il loro raggio d'azione.
Vanno educati e istituti, dominati, incanalati e diretti giacché sono parte integrante della struttura sottile.
Dobbiamo immaginare l'apparato sensorio come un sismografo sensibilissimo, capace di intercettare la minima scossa sismica.
La stessa cosa si palesa per i cinque sensi i quali, se non purgati e resi neutri percepiscono quanto li circonda in modo fantastico e contraffatto.
Il sensismo ermetico, intelligenza purissima, è connesso con forze, elementi che rinveniamo anche nell'antichità, per esempio nello Gnosticismo o nella filosofa campanelliana.
Quest'ultimo afferma che i sensi sono gli strumenti elettivi deputati alla conoscenza del mondo, della dimensione visibile e di quella non visibile.
I cinque sensi non vanno condannati come peccaminosi perché Dio li ha donati all'uomo per fare esperienza e sperimentare quanto lo circonda.
Ogni cosa creata manifesta uno spirito immanente e possiede in sé una forma di vita o principio intelligente e arcano.
Alla base del sensismo inteso in senso ermetico è presente l'unione con il Tutto.
I sensi ripuliti dal sostrato pesante, interagiscono con l'intera Creazione, con l'Universo...
Il Pentalfa che svetta in alto è simbolo dell'uomo evoluto, equilibrato, che ha dominato le sue passioni senza estinguerle.
Egli è padrone della sua esistenza fin dove il suo destino lo consente, poiché nessuno può sottrarsi completamente al fato.
Oltre i bagliori fugaci della dissolvenza di un mondo in rovina, la Luce, quella vera, illumina il sentiero che conduce alla Grande Opera.
Tratto da "La scienza dell'Hermes" di S. Mayorca

martedì 18 settembre 2018

L'evoluzione dopo la morte


Non bisogna credere che lo stato sottile cessi all'istante stesso del sopraggiungere della morte corporea; al contrario, è un passaggio dell'essere nella forma sottile, una fase transitoria nel riassorbimento delle facoltà individuali dal manifestato al non- manifestato.
L'"evoluzione postuma" dell'essere umano, vale a dire le conseguenze che derivano dalla morte, o per meglio dire dalla dissoluzione di quel composto che costituisce la sua individualità attuale.
Quando questa dissoluzione è avvenuta, non vi è più propriamente l'essere umano, poiché è appunto essenzialmente questo composto che costituisce l'uomo individuale; il solo caso in cui è ancora possibile chiamarlo umano è quando, dopo la morte corporea, l'essere resta in qualcuno di quei prolungamenti dell'individualità, alcuni dei suoi elementi psichici o sottili sussistono, in un certo qual modo, senza dissolversi.
Negli altri casi l'essere non può più considerarsi umano, poiché, dallo stato al quale si applica questo nome, è passato ad un altro stato che può essere individuale o non.
Se si considera la morte in un senso più generale, vale a dire come cambiamento di stato, ci rendiamo conto immediatamente che nascita e morte  sono delle modificazioni che si corrispondono analogicamente, essendo il principio e la fine d'un ciclo d'esistenza individuale.
Sono fenomeni rigorosamente equivalenti, la morte per uno stato, essendo nello stesso tempo la nascita in un altro.
La stessa modificazione che è una morte o una nascita, secondo lo stato o il ciclo di esistenza in rapporto al quale lo si considera è propriamente il punto comune ai due stati o il passaggio dall'uno all'altro.
L'essere e solo passato ad un altro stato non più umano, poiché non appartiene più alla specie umana.
L'uso della parola "postumo" è soltanto dal punto di vista speciale dell'individualità umana, ed in quanto questa è condizionata dal tempo, che si può parlare di ciò che si produrrà "dopo la morte"..si intende conservare quel significato cronologico.
In se stessi gli stati considerati, se sono al di fuori dell'individualità umana, non sono affatto temporali, né possono, per conseguenza, essere rilevati cronologicamente.
Lo stato non- manifestato è libero da ogni successione.
Quando un uomo sta per morire, la parola e poi il resto delle facoltà esterne, è riassorbita nel senso interno (manas) poiché l'attività degli organi esteriori cessa prima di questa facoltà interiore.
Questa facoltà interiore, nello stesso modo, si riassorbe poi nel "soffio vitale" (prana), accompagnata similmente da tutte le funzioni vitali, poiché queste funzioni sono inseparabili della vita stessa.
Il "soffio vitale" accompagnato da tutte le altre funzioni e facoltà è riassorbito nell'"anima vivente", manifestazione particolare del "Sé" al centro dell'individualità umana.
Come i servi di un re si riuniscono intorno a lui quando è in procinto di intraprendere un viaggio.
All'ultimo momento quando quest'"anima vivente" sta per ritirarsi dalla sua forma corporea essa si ritira in un'essenza individuale luminosa in uno stato sottile.
Per conseguenza si dice che il "soffio vitale" si ritira nella Luce, assimilata da un veicolo igneo.
La morte è essenzialmente sinonimo di cambiamento di stato.
Non è ancora la "Liberazione" realizzata poiché i vincoli individuali non sono interamente distrutti; ma è la possibilità di ottenere questa "Liberazione" prendendo come punto di partenza lo stato umano, nel cui prolungamento l'essere si trova mantenuto per tutta la durata del ciclo al quale questo appartiene, affinché possa essere compreso nella "trasformazione" finale che si compirà quando questo ciclo sarà compiuto, riconoscendo quello che allora vi sarà contenuto allo stato principiale di non-manifestazione.
Perciò si attribuisce a questa possibilità il nome di "Liberazione differita" o di "Liberazione per gradi", perché essa non sarà ottenuta che dopo tappe intermedie e non direttamente ed immediatamente.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

giovedì 13 settembre 2018

Il monosillabo sacro OM e l'Atma


L'Om rappresenta un "appoggio" per ottenere la conoscenza di Atma.
Atma rappresentato dalla sillaba Om che a sua volta è rappresentata da caratteri (matra) per cui le condizioni di Atma sono le matra di Om e inversamente le matra di Om sono le condizioni di Atma:
Questi caratteri sono A, U e M.
-Vaishwanara, il cui seggio è nello stato di veglia è rappresentato da A, la prima matra, perché essa è la connessione (apti, tutti i suoni, il suono primordiale  A, quello emesso dagli organi della parola nella loro posizione naturale, essendo come immanente in tutti gli altri, che ne sono modificazioni e che si unificano in esso, come Vaishwanara è presente in tutte le cose del mondo sensibile che lo riconduce all'unità.
Adi è la prima delle condizioni d'Atma, la base su cui deve compiersi, per l'essere umano, la realizzazione metafisica.
-Taijasa, il cui seggio è nello stato di sogno, è rappresentato da U, la seconda matra, perché essa è l'elevazione (utkarsha, del suono, prendendo come punto di partenza la sua prima modalità, come lo stato sottile è nella manifestazione formale, d'un ordine più elevato dello stato grossolano) ed anche perché partecipa di entrambe, vale a dire che per la sua natura e per la sua posizione, è intermediaria fra i due elementi estremi del monosillabo Om, come lo stato di sogno è intermediario fra la veglia ed il sonno profondo.
Quegli che ciò conosce procede sulla via della Conoscenza e così illuminato è in armonia con tutte le cose, poiché considera l'Universo manifestato come la produzione della sua propria conoscenza che gli è inseparabile.
-Prajna, il cui seggio è nello stato di sonno profondo è rappresentato da M, la terza matra, perché essa è la misura, miti, delle altre due, come in un rapporto matematico, il denominatore è la misura del numeratore ed anche perché è lo scopo ultimo del monosillabo Om, considerato racchiudente la sintesi di tutti i suoni come il non-manifestato confine sinteticamente ed in principio, tutto il manifestato con i suoi diversi modi possibili.
Bisogna considerare che i suoni A e U si unificano in quello di O e questo a sua volta si disperde nel suono finale è nasale di M, senza tuttavia essere distrutto ma anzi prolungandosi indefinitamente anche se indistinto ed impercettibile.
Le forme geometriche che corrispondono rispettivamente alle tre matra sono una linea retta, una semicircolare (o meglio spirale) ed un punto; la prima simbolizza il dispiegarsi completo della manifestazione; la seconda, uno stato d'inviluppo relativo, in rapporto a questo dispiegarsi, ma tuttavia ancora sviluppato e manifestato; è finalmente la terza, lo stato informale e "senza dimensioni" i condizioni limitative speciali, vale a dire il non-manifestato.
L'insieme dei tre mondi o dei differenti gradi dell'Esistenza universale, di cui l'Essere puro e il "determinante".
Tratto da L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

martedì 11 settembre 2018

Prajna lo stato di sonno profondo


Quando l'essere che dorme non prova più desideri, non è più soggetto ai sogni, esso è nello stato di sonno profondo; colui che in questo stato è divenuto uno, che si è identificato ad un insieme sintetico di Conoscenza integrale.
"Tutto è uno, dice il Taoismo; durante il sonno, l'anima, non distratta, si concentra in questa unità; ma durante la veglia, distratta, essa distingue diversi esseri".
La Conoscenza integrale s'oppone qui alla conoscenza distintiva, che, riferendosi specialmente all'individuale o al formale, caratterizza i due stati precedenti; è il primo degli involucri di Atma (vijnanamaya-kosha) penetrando nel "mondo dei nomi e delle forme" che è pieno di Beatitudine e che gode veramente di essa, e la cui bocca (lo strumento di conoscenza) è unicamente la Conoscenza totale, chiamato Prajna (Colui che conosce al di fuori e al di là ogni condizione speciale).
Il veicolo d'Atma nello stato di Prajna è il karana-sharira, esso non è affatto distinto veramente da Atma, poiché ormai siamo di là dalla distinzione.
La Beatitudine è fatta da tutte le possibilità d'Atma, si potrebbe dire che essa ne sia la somma stessa; Atma, in quanto Prajna, gode di questa Beatitudine come del suo proprio dominio, perché essa è, in realtà, la pienezza del suo essere.
È una stato essenzialmente informale e sopra-individuale; non potrebbe dunque trattarsi d'uno stato "psichico" o comunque "psicologico" (ciò che è propriamente psichico è lo stato sottile).
Questo stato di indifferenziazione, nel quale l'intera conoscenza è centralizzata sinteticamente nell'unità essenziale e fondamentale dell'essere, è lo stato non-manifestato o non-sviluppato, principio e causa di tutta la manifestazione e a partire dal quale essa è sviluppata nella molteplicità dei suoi diversi stati, e più particolarmente, per quel che concerne l'essere umano, nei suoi stati sottile e grossolano.
Questo non- manifestato è identificato, sotto questo rapporto, alla Natura primordiale; ma in realtà esso è contemporaneamente Purusha e Prakriti, poiché li contiene entrambi nella sua stessa indifferenziazione.
In questo stato i diversi oggetti della manifestazione (anche di quella individuale) sia esterni che interni, sussistono in modo principiale essendo unificati perché non più concepiti nell'aspetto secondario e contingente della distinzione; essi si trovano fra la possibilità del Sé che quando ha coscienza dell sua permanenza nell'"eterno presente" è per se stesso cosciente di tutte queste possibilità, considerate "non-distintivamente" nella Conoscenza integrale.
Nello stato di Prajna designato col nome di "serenità" (Nirvana), la Luce intelligibile è colta direttamente, ciò che costituisce l'intuizione intellettuale, e non più per riflesso attraverso il mentale come negli stati individuali.
Buddhi (facoltà di conoscenza soprarazionale), nello stato Prajna comprenderà tutto ciò che è oltre l'esistenza individuale.
Dobbiamo allora considerare nell'Essere un nuovo ternario, costituito da Purusha, Prakriti e Buddhi.
Purusha è il polo "subiettivo" della manifestazione e Prakriti ne è il polo "obbiettivo"; Buddhi corrisponde naturalmente alla conoscenza che è quasi una risultante del soggetto e dell'oggetto, o il loro "atto comune".
Tuttavia è bene notare che nell'ordine dell'Esistenza universale, e Prakriti che "concepisce" le sue produzioni per l'influenza non-agente di Purusha, mentre nell'ordine delle esistenze individuali il soggetto conosce al contrario per l'azione dell'oggetto; l'analogia è dunque invertita.
Se si considera l'intelligenza come inerente al soggetto si dovrà dire che l'Intelletto universale è essenzialmente attivo, mentre l'intelligenza individuale è passiva, per lo meno relativamente, ciò che del resto implica il suo carattere "riflesso".
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il vedanta" di R. Guénon

giovedì 6 settembre 2018

Taijasa, lo stato di sogno


In questo stato, le facoltà esterne, anche sussistendo potenzialmente, si riassorbono nel senso interno (manas) che ne è la comune sorgente, il loro appoggio e il loro fine immediato; esso risiede nelle arterie luminose (nadi) della forma sottile, dove è diffuso in modo indiviso come il calore.
L'elemento igneo, considerato nelle sue proprietà essenziali, è contemporaneamente luce e calore.
Tutto ciò che si riferisce a questo stato riguarda molto da vicino la natura stessa della vita, che è inseparabile dal calore; quanto alla luminosità bisogna intendere da ciò il riflesso e la diffrazione della Luce intelligibile nelle modalità extra-sensibili della manifestazione formale.
Per nadi o arterie della forma sottile, esse non debbono essere affatto confuse con le arterie corporee per le quali si effettua la circolazione del sangue, ma piuttosto corrispondono fisiologicamente, alle ramificazioni del sistema nervoso, poiché sono espressamente descritte come luminose; ora, essendo il fuoco in qualche modo polarizzato in luce e calore, lo stato sottile è collegato a quello corporeo in due modi differenti e complementari; per il sangue, quanto alla qualità calorica, per il sistema nervoso, quanto a quella luminosa.
Fra le nadi ed i nervi non vi è un'identificazione poiché le prime non sono corporee ed anche perché si tratta in realtà di due differenti domini nell'individualità integrale.
Parimenti quando si stabilisce un rapporto tra le funzioni di queste nadi e la respirazione, fondati sull'assimilazione di certi ritmi, principalmente legati al regolamento della respirazione...essa è essenziale al mantenimento della vita e corrisponde veramente all'atto vitale principale, ma non bisogna affatto concludere di poter rappresentare (i nadi) quasi come una specie di canali nei quali l'aria circolerebbe; sarebbe confondere con un elemento corporeo il "soffio vitale" (prana) che appartiene propriamente all'ordine della manifestazione sottile.
Il numero totale delle nadi è di 72000; per altri testi tuttavia sarebbe 720 milioni; ma la differenza è più apparente che reale, poiché questi numeri debbono essere intesi simbolicamente.
Nello stato di sogno, l'"anima vivente" individuale (jivatma) è per se stessa la sua propria luce  e produce, per l'effetto del suo desiderio (kama), un mondo che procede interamente da sé stessa, ed i cui oggetti consistono esclusivamente in concezioni mentali, vale a dire in combinazione d'idee rivestite di forme sottili, che dipendono sostanzialmente dalla forma sottile dell'individuo stesso, di cui questi oggetti ideali sono altrettante modificazioni accidentali e secondarie.
Questa produzione è considerata come illusoria i come se avesse solamente un'esistenza apparente, mentre, nel mondo sensibile, dov'è allo stato di veglia, la stessa "anima vivente" ha la facoltà d'agire nel senso d'una produzione "pratica" anche indubbiamente illusoria in rapporto alla realtà assoluta e transitoria come ogni manifestazione, ma che tuttavia ha una realtà relativa ed una stabilità sufficiente per servire ai bisogni della vita ordinaria e "profana".
Questa differenza non implica una superiorità effettiva dello stato di veglia su quello di sogno.
Le possibilità dello stato di sogno sono più estese di quelle dello stato di veglia e permettono all'individuo di sfuggire, in una certa misura, a qualcuna delle condizioni limitative alle quali è sottomesso nella modalità corporea.
Il Sé (Atma) però non può essere in nessun modo raggiunto da concezioni che in qualche modo si limitano alla considerazione degli oggetti esterni ed interni, la cui conoscenza costituisce rispettivamente lo stato di veglia e quello di sogno e perciò non spingendosi oltre l'insieme di questi due stati, restano interamente nei limiti della manifestazione formale e dell'individualità umana.
Il dominio della manifestazione sottile può, in ragione della sua natura mentale, designarsi come un modello ideale al fine di così distinguerlo dal mondo sensibile, che è il domino della manifestazione grossolana.
Sia che lo si consideri al punto di vista "macrocosmico" o a quello "microcosmico", il mondo ideale è concepito da facoltà che corrispondono analogicamente a quelle per le quali è percepito il mondo sensibile o, se si preferisce, che sono quelle stesse facoltà in principio, ma considerate in un altro modo d'esistenza e ad un altro grado di sviluppo, la loro attività esercitandosi in un dominio differente.
Perciò Atma, in questo stato di sogno, vale a dire in quanto è Taijasa, ha lo stesso numero di membra e di bocche (o strumenti di conoscenza) che in quello di veglia.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

martedì 4 settembre 2018

Vaishwanara l'Uomo Universale


Vaishwanara è l'Uomo Universale, ma considerato più particolarmente nello sviluppo completo dei suoi stati di manifestazione e nell'aspetto speciale di questo sviluppo.
L'estensione di tale parola può qui sembrare limitata ad uno di questi stati, il più esteriore, quello della manifestazione grossolana, che costituisce il mondo corporeo; ma questo stato particolare può essere un simbolo per designare l'insieme della manifestazione universale, di cui è un elemento, proprio perché esso è per l'essere umano la base ed il punto di partenza obbligato di tutta la realizzazione.
È in questo senso che lo stato di cui si tratta può riferirsi all'"Uomo Universale" e può essere descritto come costituente il suo corpo, concepito in analogia con quello dell'uomo individuale, analogia che è quella del "macrocosmo" e del "microcosmo".
Sotto questo aspetto Vaishwanara è anche identificato all'Intelligenza cosmica in quanto regge ed unifica nella sua integralità l'insieme del mondo corporeo.
Vaishwanara significa "ciò che è comune a tutti gli uomini".
Le sette membra di cui parla il testo della Mandukya Upanishad sono le sette parti principali del corpo "macrocosmico" di Vaishwanara;
1° l'insieme della sfere luminose superiori, vale a dire degli stati superiori dell'essere, ma unicamente considerati nei loro rapporti con lo stato di cui specialmente si tratta, è paragonato alla parte della testa che contiene il cervello e corrisponde organicamente alla funzione "mentale", che è un riflesso della Luce intelligibile o dei principi sopra-individuali.
2° il Sole e la Luna, o più esattamente i principi rappresentanti nel mondo sensibile da questi due astri sono i due occhi.
3° il principio igneo è la bocca e l'atto vitale principale, il calore e intimamente associato alla vita stessa.
4° le direzioni dello spazio sono gli orecchi.
5° l'atmosfera, vale a dire l'ambiente cosmico da cui procede il soffio vitale (prana) corrisponde ai polmoni.
6° la regione intermediaria che si distende fra la Terra e le sfere luminose o i Cieli, regione che è considerata come l'ambiente dove si elaborano le forme corrisponde allo stomaco (esso comprende anche l'atmosfera, considerata allora come l'ambiente di propagazione della luce e l'agente di questa propagazione non è l'Aria bensì l'Etere.
7° la Terra, vale a dire in senso simbolico, l'ultimo attuarsi di tutta la manifestazione corporea, corrisponde ai piedi, che sono l'emblema di tutta la parte inferiore del corpo.
Le relazioni di queste diverse membra tra loro e le loro funzioni nell'insieme cosmico al quale appartengono sono analoghe a quelle corrispondenti parti dell'organismo umano.
Vaishwanara ha coscienza del mondo della manifestazione sensibile per mezzo di 19 organi designati come bocche perché sono le "entrate" della conoscenza per tutto quello che si riferisce a questo dominio; l'assimilazione intellettuale che d'opera nella conoscenza è spesso simbolicamente paragonata all'assimilazione vitale che s'effettua per mezzo della nutrizione.
Questo 19 organi sono; i 5 di sensazione, i 5 d'azione, i 5 soffi vitali (vayu) il mentale o il senso interno (manas), l'intelletto (Buddhi), il pensiero (chitta) facoltà che dà forma alle idee e le associa tra loro, e la coscienza individuale (ahankara).
Lo stato di veglia nel quale si esercita l'attività degli organi e delle facoltà è considerato come la prima condizione d'Atma, quantunque la modalità grossolana o corporea, alla quale corrisponde, costituisca l' ultimo grado dell'ordine dello sviluppo del manifestato, partendo dal suo principio primordiale e non-manifestato e definisca il termine di questo sviluppo, per lo meno in rapporto allo stato d'esistenza nel quale si situa l'individualità umana.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

giovedì 28 giugno 2018

Le 10 facoltà di sensazione e d'azione e il manas

"L'apparato sensorio, nella sua funzione, è preciso come la natura l'ha fatto, per darci conto di ciò che immediatamente ci riguarda.
Le impressioni che dalla periferia si trasmettono ai centri, dalle più semplici alle più complesse, sono però tutte false quando i centri che le rivelano non sono tersi, cioè spogli da qualunque nebbia, cioè non malati, né fisicamente per alterazioni anatomiche, né passionalmente per attività suggestiva.
Il senso, in un uomo sano, compie il suo ufficio: il ricettore lo altera secondo le sue condizioni di ricettività."
G.Kremmerz 

I 5 tanmatra, determinazioni elementari sottili, dunque incorporee e non percettibili esteriormente, sono in modo diretto, i principi rispettivi dei 5 bhuta o elementi corporei e sensibili, ed hanno la loro definita espressione nelle condizioni stesse dell'esistenza individuale al grado dove si colloca lo stato umano.
La parola tanmatra significa letteralmente un'"assegnazione" (mantra, misura, determinazione) che delimita l'estensione propria d'una certa qualità (tad o tat, pronome neutro "quello").
Nell'Esistenza universale i 5 tanmatra sono abitualmente designati con i nomi delle qualità sensibili: auditiva o sonora (shabda), tangibile (sparsha), visibile (rupa, nel duplice significato di forma e colore), sapida (rasa), olfattiva (gandha); ma siffatte qualità, poiché saranno effettivamente manifestate nell'ordine sensibile soltanto dai bhuta, non possono essere qui considerate che allo stato principiale e "non-sviluppato"; la relazione dei tanmatra ai bhuta è analoga, nel suo grado relativo, a quella fra l'"essenza" e la "sostanza", perciò i tanmatra potrebbero giustamente chiamarsi "essenze elementari".
I 5 bhuta sono, nell'ordine della loro produzione e delle loro manifestazione l'Etere (Akasha), l'Aria (Vayu), il Fuoco (Tejas), l'Acqua (Ap) e la Terra (Prithvi o Prithivi); tutta la manifestazione grossolana o corporea è appunto formata da questi elementi.
Fra i tanmatra ed i bhuta, e costituendo con questi ultimi il gruppo delle "produzioni improduttive", vi sono 11 facoltà distinte, propriamente individuali, che procedono d'ahankara, e che partecipano tutte contemporaneamente dei 5 tanmatra.
10 di queste facoltà sono esterne: 5 di sensazione ed altrettante di azione; l'undicesima, la cui natura partecipa contemporaneamente di queste e di quelle, è il senso interno o la facoltà mentale (mamas), che è unita alla coscienza (ahankara) direttamente.
A manas deve essere riferito il pensiero individuale, d'ordine formale (includendo ragione, memoria e immaginazione).
Per Aristotele, l'intelletto puro è d'ordine trascendente ed ha per oggetto proprio la conoscenza dei principi universali; questa conoscenza, nient'affatto discorsiva, è ottenuta direttamente ed immediatamente dall'intuizione intellettuale, la quale, non ha alcun punto comune con la pretesa "intuizione" d'ordine unicamente sensitivo e vitale.
"L' intelletto, il senso interno e le facoltà di sensazione e d'azione sono sviluppati (nella manifestazione) e riassorbiti (nel non-manifestato) in un simile ordine, ordine che è sempre quello degli elementi da cui procedono queste facoltà per la loro costituzione tranne l'intelletto che è sviluppato nell'ordine informale, precedentemente ad ogni principio formale o propriamente individuale"
Brahma-Sutra
"Le diverse facoltà di sensazioni e d'azione (designate con la parola prana) sono 11: 5 di sensazione (buddhindrya o jnanendrya, mezzi o strumenti di conoscenza nel loro campo particolare), 5 d'azione (karmendriya), e il senso interno (manas)"
Le undici facoltà menzionate (designate insieme con la parola prana) non sono semplici modificazioni del mukhya-prana o dell'atto vitale principale (la respirazione) ma principi distinti (al punto di vista speciale dell'individualità umana).
La parola prana significa propriamente "soffio vitale": è detto che nel sonno profondo (sushupti) le facoltà sono riassorbite nel prana, poiché, "mentre un uomo dorme senza sognare, il suo principio spirituale (Atma) è uno con Brahma e questo stato è sopra-individuale; perciò la parola swapiti, "dorme", è interpretata con swam apito bhavati, "è entrato nel suo proprio Sè".
Le facoltà ed il suo organo corporeo insieme costituiscono uno strumento sia di conoscenza (buddhi o jnana) sia d'azione (karma), e sono così designate da uno stesso ed unico vocabolo indriya (potere, facoltà).
I 5 strumenti di sensazione sono: gli orecchi o l'udito (shrotra), la pelle o il tatto (twach), gli occhi o la vista (cakshus), la lingua o il gusto (rasana), il naso o l'odorato (ghrana),  essendo così remunerati nell'ordine dello sviluppo dei sensi, vale a dire quello degli elementi (bhuta) corrispondenti.
I 5 strumenti d'azione sono: gli organi di escrezione (payu), gli organi generatori (upastha), le mani (pani), i piedi (pada), e finalmente la voce o l'organo della parola (vach) [termine identico al latino vox].
Il manas dev'essere considerato l'undicesimo, poiché implica per la sua propria natura la duplice funzione, serve cioè alla sensazione ed all'azione e poi, partecipa alle proprietà degli uni e degli altri strumenti, che centralizza in certo modo in se stesso.
Un senso corporeo percepisce, ed un organo d'azione esegue, fra i due il  manas esamina, la coscienza (ahankara) compie il riferimento individuale, vale a dire l'assimilazione della percezione dell'"io", e l'intelletto puro (Buddhi) traspone nell'Universale i dati delle facoltà precedenti.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

martedì 26 giugno 2018

Le Upanishad


Le Upanishad, facendo parte integrante del Veda, sono una delle basi stesse della tradizione ortodossa.
Le Upanishad rappresentano qui la tradizione primordiale e fondamentale, costituiscono il Vedanta stesso nella sua essenza, come tutti gli altri testi vedici fanno parte della Shruti.
La Shruti non è una "rivelazione" nel senso religioso ed occidentale, ma è il frutto di una ispirazione diretta, in modo da possedere per sé stessa la sua propria autorità.
La Shruti è necessariamente dipendente da un'altra autorità; la Smriti rappresenta una parte analoga a quella dell'induzione, poiché anch'essa fonda la sua autorità su un'autorità altra che se stessa.
Perché non si faccia confusione sul senso dell'indicata analogia tra la conoscenza trascendente e quella sensibile, bisogna aggiungere che, come ogni vera analogia, questa dev'essere intesa in senso inverso [Nella tradizione ermetica, il principio dell'analogia è espresso da questa frase della Tavola Smeraldina: "Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso"; ma per comprendere questa formula ed applicarla correttamente, bisogna riferirla al simbolo del "Sigillo di Salomone" formato da due triangoli disposti in senso inverso l'uno all'altro ]: mentre l'induzione s'innalza al di sopra della percezione sensibile e permette di trasporsi ad un grado superiore, al contrario la percezione diretta o l'ispirazione, nell'ordine trascendente, raggiunge da sola il principio stesso, vale a dire ciò che vi è di più elevato e da cui in seguito bisogna soltanto dedurre le conseguenze e le diverse applicazioni.
La distinzione tra Shruti e Smriti equivale in fondo a quella dell'intuizione intellettuale immediata e della conoscenza riflessa; se la prima è designata con un nome il cui senso originario è "audizione", è appunto precisamente per far notare il suo carattere intuitivo (il suono secondo la dottrina cosmologica indù ha il primo posto fra le qualità sensibili).
Per la Smriti il senso originario del suo nome è "memoria"; infatti la memoria, essendo un semplice riflesso della percezione, può significare, per estensione, tutto quello che presenta il carattere di una coscienza riflessa o discorsiva, cioè indiretta; se la conoscenza è simbolizzata dalla luce, l'intelligenza pura e la memoria o anche la facoltà intuitiva e la facoltà discorsiva, potranno essere rappresentate rispettivamente dal sole e dalla luna.
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon

giovedì 21 giugno 2018

Il Vedanta


Il Vedanta non è una filosofia, né una religione, né qualcosa che partecipa più o meno dell'una e dell'altra.
Nel Vedanta bisogna scorgervi una dottrina puramente metafisica, aperta su possibilità di concezioni veramente illimitate e che, come tale, non potrebbe affatto racchiudersi nei limiti più o meno angusti di un qualunque sistema.
La metafisica pura è interamente libera da ogni relatività, da tutte le contingenze filosofiche o altre, appunto perché la metafisica è essenzialmente la conoscenza dell'Universale, ed una tale conoscenza non potrebbe lasciarsi racchiudere in una qualunque forma, per quanto vasta.
Le diverse concezioni metafisiche e cosmologiche dell'India non sono dottrine differenti ma soltanto sviluppi secondo certi punti di vista e direzioni varie, ma per nulla incompatibili, di una sola dottrina.
La dottrina unica alla quale facciamo allusione costituisce essenzialmente il Veda, vale a dire la Scienza sacra e tradizionale per eccellenza, poiché tale è esattamente il senso proprio di questo vocabolo [la radice vid, da cui derivano Veda e vidya, significa nello stesso tempo "vedere" (in latino videre) e "sapere" (come in greco οεδα): la vista è rilevata come il simbolo della conoscenza di cui è il principale strumento nell'ordine sensibile; questo simbolismo è trasporto fin nell'ordine intellettuale puro, dove la conoscenza è paragonata ad una "vista interiore"].
La tradizione nella sua integralità, forma un insieme perfettamente coerente, poiché tutti i punti di vista che comporta possono essere considerati tanto simultaneamente quanto successivamente.
Se l'esposizione può, secondo le epoche, modificarsi fino ad un certo punto nella sua forma esteriore per adattarsi alle circostanze, il fondo resta sempre rigorosamente lo stesso, e queste modificazioni esteriori non alterano, né cambiano affatto l'essenza della dottrina.
Per la metafisica e tutto ciò che ne deriva più o meno direttamente, l'eterodossia di una concezione è in fondo, la sua falsità, risultante dal suo disaccordo con i principi essenziali; giacché questi sono contenuti nel Veda, ne consegue che l'accordo col Veda è l'unico criterio dell'ortodossia.
L'eterodossia comincia là dove comincia la contraddizione volontaria o involontaria col Veda....La tradizione ha per effetto di limitare la portata degli errori individuali...
Tratto da "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta" di R. Guénon
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