martedì 31 ottobre 2017

Le anime e le stelle fisse


Il Demiurgo senza macchia seminò le anime, in numero pari a quello delle stelle fisse, negli "strumenti del tempo" (cioè i pianeti), fra i quali Timeo annovera anche la Terra; anzi le seminò "ciascuna in quello che le era appropriato".
Timeo allude a un antico sistema che stabiliva un rapporto tra i membri fissi della comunità astrale e quelli vaganti - e non s'intendono le "case" zodiacali e le "esaltazioni" dei pianeti, bensì le stelle fisse in gebere.
Conosciamo questa impostazione da tavolette cuneiformi astrologiche che contengono un numero considerevole di informazioni sulle stelle fisse che rappresentavano un determinato pianeta e viceversa; ma il materiale non è sufficiente per spiegare le regole di questo disegno assai complesso.
Per dirla con E. Weidner: "abbiamo comunque a che fare con il sistema molto complicato. Soltanto una nuova raccolta e revisione di tutto il materiale ci consentirà forse di risolvere gli enigmi ancora esistenti".
Riteniamo che possa essere stato proprio il passaggio dalla "costellazioni" ai "segni" e, più genericamente, l'avvento di quel linguaggio astronomico che è il solo a essere riconosciuto come "scientifico" dagli storici contemporanei, cioè la terminologia dell'"astronomia posizionale", a interrompere la tradizione omerica.
Le anime vennero dunque tolte dalle loro stelle fisse e trasferite sui rappresentati planetari corrispondenti, sempre secondo regole ben precise.
Il Demiurgo si ritrovò - trasformandosi nel personaggio noto sotto il nome di deus otiosus - e venne messa in moto la Macchina del Tempo.
Timeo afferma: "Secondo la meccanica del mito è naturale supporre che la prima generazione di anime venga seminata sulla Terra, mentre le altre aspettano il loro turno, non incarnate, nei pianeti".
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

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