giovedì 26 ottobre 2017

Gli altri nomi della Via Lattea


Per gli Indiani delle pianure dell' America del Nord, la Via Lattea era la pista polverosa lungo la quale si svolse un tempo una gara di corsa nel cielo tra il Bisonte e il Cavallo.
Per i Fiote della Costa Loango africana, la gara si era svolta tra il sole e la luna.
I Turu dell'Africa orientale ritenevano fosse "la pista del bestiame" del fratello del Creatore, idea che si avvicina assai alla leggenda greca di Eracle che sposta la mandria di Gerione.
Il convergere di tante piste di animali su questa strada celeste non è una vana congiunzione di fantasie.
Gli Arawak della Guiana chiamano la Galassia "Via del Tapiro", e ciò trova conferma in un racconto dei Chiriguano e di alcuni altri gruppi dei Tupí-guaraní dell'America del Sud.
Secondo Lehman-Nitsche, queste popolazioni si riferiscono alla Galassia come alla "via del vero padre del Tapiro", un dio-tapiro di per sé invisibile.
Ora se questa divinità nascosta risulta essere Quetzalcoatl in persona, sovrano di Tollan, città dell'Età dell'Oro, proprio "Tix-li cumatz", il tapiro-serpente che dimora "nel mezzo del ventre del mare", secondo le descrizioni delle tribù maya dello Yucatan, ecco che le allusioni incominciano ad acquistare una certa nitidezza.
Lo schema vero e proprio lo si trova infine nella tradizione degli Indios Cuna;
Il Tapiro abbatte l'"Albero dell'Acqua Salata", alle cui radici si trova il gorgo do Dio e, quando l'albero cade, sgorga fuori acqua salata che va a formare gli oceani della terra.
In Asia il Grande Bundahišn chiama la Galassia "sentiero di Kay-us", dal nome del nonno e collega di regno dell'Amleto iranico, Kay Khusraw.
Fra le popolazioni altaiche gli Yakut chiamano la Via Lattea "le orme di Dio"e dicono che Dio, mentre creava il mondo, aveva vagato per il cielo; di uso più generale sembra essere stato il termine "solchi degli sci del figlio di Dio", mentre la denominazione usata dai Voguli era "solchi degli sci dell'uomo della foresta".
Per  i Tungusi, la Galassia è "orme delle racchette dell'Orso". Ma si tratti del figlio di Dio, dell'uomo della foresta o dell'Orso, questa figura mitica è nota per aver dato la caccia a un cervo lungo la Via Lattea: l'animale viene smembrato e le sue membra gettate nel cielo a destra e a sinistra del candido sentiero: è così che vengono separati Orione e l'Orsa Maggiore.
Roth dice a proposito degli Indios della Guiana: "Tutte le leggende che si riferiscono alle costellazioni del Toro e di Orione hanno qualche cosa in comune: il particolare di un braccio o di una gamba amputati".
Il che vale anche per certe zone dell'Indonesia.
D'altra parte l'Orsa Maggiore è la coscia di un Toro, e il Toro zodiacale è così orribilmente mutilato che ne rimane poco della metà.
Tratto da "Il Mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend
 

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