giovedì 10 agosto 2017

La cosmologia arcaica


La teoria su come ebbe inizio il mondo" sembra comportare lo spezzarsi di un'armonia, una sorta di "peccato originale" cosmogonico per effetto del quale il cerchio dell'eclittica (assieme allo zodiaco) venne  inclinato rispetto all'equatore e ne nacquero i cicli del mutamento.
La cosmologia arcaica delineò l'unità dell' universo (e della mente umana) spingendosi verso i suoi più lontani confini.
In verità, oggi l'uomo sta facendo la stessa cosa.
Einstein ha detto:
"Ciò che è inconcepibile dell'universo è che esso sia concepibile".
L' uomo non si arrende.
Quando scopre milioni e milioni di remote galassie.... egli è felice di poter attingere simili profondità.
Ma paga un prezzo terribile per i suoi successi.
La scienza dell'astrofisica si protende su ordini di grandezza sempre più vasti senza perdere il proprio punto di appoggio; all'uomo in quanto tale ciò non è possibile: nelle profondità dello spazio egli perde se stesso e ogni senso della propria importanza.
L' uomo moderno sta affrontando il non-concepibile; l'uomo arcaico, invece manteneva una salda presa sul concepibile inquadrando nel proprio cosmo un ordine temporale e un'escatologia che avevano un senso per lui e riservavano un destino per la sua anima.
Era una teoria straordinariamente vasta che nulla concedeva a sentimenti meramente umani; anch'essa dilatava la mente oltre i limiti del tollerabile, ma non distruggeva il ruolo dell'uomo nel cosmo.
Era una metafisica spietata.
Non era un universo clemente, un mondo di misericordia...inesorabile come le stelle nel loro corso, miserationis parcissimae, dicevano i Romani.
Eppure era un mondo non immemore dell'uomo, un mondo dove ogni cosa trovava, di diritto e non solo statisticamente, il suo posto riconosciuto, dove nemmeno la caduta di un passero passava inosservata e dove anche ciò che veniva respinto per errore proprio non sprofondava nella predizione eterna; perché l'ordine del Numero e del Tempo era un ordine totale che tutto conservava e a cui tutti - dèi, uomini, animali, alberi e cristalli, gli stessi assurdi astri vaganti - appartenevano, tutti soggetti a legge e misura.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di G. di Santillana e H. von Dechend

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