martedì 9 maggio 2017

I sogni e i "grandi sogni"


L'"altro" di cui si sogna non è il nostro amico o il nostro vicino, ma l'"altro" in noi, quello di cui noi preferiamo dire: "O mio Signore ti ringrazio di non essere come lui".
Certo il sogno, figlio della natura, non ha intenzioni moraleggianti: esso illustra soltanto il noto principio secondo cui non si può fare il passo più lungo della gamba.
Nell'inconscio abbonda sempre tutto ciò che manca invece alla coscienza, ossia che esso ha una funzione compensatoria rispetto alla coscienza, si possono già trarre dal sogno conclusioni, purché il sogno stesso non provenga da strati psichici troppo profondi.
In quest'ultimo caso, il sogno contiene solitamente quelli che si possono chiamare motivi mitologici, ossia complessi di rappresentazioni o immagini corrispondenti a quelli che si riscontrano nella mitologia del proprio popolo i di altri popoli.
Il sogno racchiude allora un senso collettivo, ossia un senso genericamente umano.
Non siamo, quali soggetti o individui, unici della nostra specie, ma simili agli altri uomini.
Un sogno con significato collettivo vale anzitutto per lo stesso sognatore; ma è nel contempo espressione del fatto che il suo problema momentaneo è anche un problema di altri uomini.
Vi sono molti individui interiormente isolati rispetto agli altri uomini che si lasciano dominare dall'idea che gli altri non abbiano i loro stessi problemi.
Oppure si tratta di persone eccessivamente modeste che nel loro sentimento radicato di non valere nulla hanno tenuto troppo nascosta la loro aspirazione a un'attività collettiva.
Inoltre tutti i problemi del singolo si collegano in qualche modo al problema dell'epoca.
Ciò è lecito solo nel caso in cui il sogno utilizzi effettivamente una simbologia mitologica ossia collettiva.
I primitivi indicano come "grandi" i sogni di questo genere.
I primitivi dell'Africa orientale dispongono che i grandi sogni siano riservati ai grandi uomini ossia stregoni e capitribù.
Sogni siffatti si producono anche in uomini comuni specie quando si trovano in uno stato di grande disagio spirituale.
Nel trattare i grandi sogni sono necessarie conoscenze estese ma anche solo con le conoscenze nessun sogno può venire interpretato.
Tali conoscenze non debbono essere infatti un inerte materiale mnemonico, ma debbono possedere, in colui che lo applica, la qualità dell'esperienza.
In ognuno di noi vi è un altro che noi non conosciamo e che ci parla attraverso il sogno comunicandoci come egli ci veda diversamente da come noi vediamo noi stessi.
L'altro può talora fornirci una luce che sarà meglio in grado di modificare radicalmente il nostro atteggiamento.
Tratto da "Realtà dell'anima" di C.G. Jung

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