giovedì 27 ottobre 2016

Kali-Yuga e il centro supremo nascosto


L'Agarttha, si dice, non fu sempre sotterranea, né lo rimarrà per sempre; verrà un tempo in cui i popoli di Agarttha  (Agharti) usciranno dalle loro caverne e appariranno sulla superficie della terra.
Prima della sua scomparsa dal mondo visibile, il centro portava un altro nome perché, a quell'epoca, quello di Agarttha, che sognifica imprendibile o inaccessibile  (inviolabile) non sarebbe stato adatto.
Il centro è divenuto sotterraneo più di seimila anni fa, data che corrisponde all'inizio del Kali-Yuga o età nera, l'età del ferro degli antichi Occidentali, l'ultimo dei quattro periodi nei quali si divide il Manvantara; la sua ricomparsa deve coincidere con la fine di tale periodo.
Tutte le tradizioni alludono a qualcosa di perduto o nascosto, che viene rappresentato con simboli diversi; se preso in senso lato concerne l'umanità terrestre nel suo insieme.
Il periodo attuale (prima metà del 1900) è dunque un periodo di oscuramento e di confusione; le sue condizioni sono tali che, finché persistono, la conoscenza iniziatica deve necessariamente rimanere nascosta;  da qui il carattere dei "Misteri" dell'antichità detta storica e delle organizzazioni segrete di tutti i popoli; organizzazioni che conferiscono una iniziazione effettiva là dove sussiste ancora una vera dottrina tradizionale,  ma non ne offrono che l'ombra quando lo spirito di tale dottrina ha cessato di vivificare i simboli, che ne sono soltanto la rappresentazione esteriore.
Determinati centri secondari cessano di essere in rapporto diretto ed effettivo col centro supremo.
Ma dal momento che si può parlare nascosto anziché perduto, si ha sempre la possibilità di ritrovarlo, purché lo si sappia cercare come si conviene, attraverso le vibrazioni armoniche che risveglia secondo la legge delle "azioni e reazioni concordi", essa possa mettersi in comunicazione spirituale effettiva con il centro supremo.
Questo modo di dirigere l'intenzione ha la sua rappresentazione simbolica in tutte le forme tradizionali (rituali); essa di fatto è propriamente un dirigersi verso un centro spirituale che è sempre un'immagine del vero "Centro del Mondo" .
Man mano che si procede nel Kali-Yuga, l'unione con questo centro, sempre più chiuso e nascosto, diviene più difficile e nello stesso tempo divengono più  rari i cenrti secondari che lo rappresentano esteriormente; sicché quando questo periodo finirà, la tradizione dovrà essere di nuovo manifestata nella sua integrità poiché l'inizio di ogni Manvantara, coincidendo con la fine del precedente, implica necessariamente, per l'umanità terrestre, il ritorno allo "stato primordiale".
Tratto da " Il Re del Mondo" di Réne Guénon

martedì 25 ottobre 2016

Misticismo, Magia e Alchimia


Alla fine il contenuto dei misteri si riassume in insegnamenti riguardo a tre ordini di cose che si è sempre ritenuto opportuno non rivelare alla totalità degli uomini.
Sono di ordine tale che il popolo in genere non li capirebbe e capendoli in modo distorto ne sarebbe turbato, si pensò allora di dividere tali insegnamenti in due categorie: essoterici o profani; esoterici o occulti.
L'occulto può avere le sue allucinazioni e i suoi inganni.
I quattro stadi della tentazione del Mondo sono: il Dogma, l'Intelligenza Concreta o Scienza, l'Intelligenza Astratta o Filosofia e l'Intelligenza Critica.
Il Dogma mediante il quale è in relazione con tutti gli altri; la Scienza mediante la quale è in relazione con la Natura; la Filosofia mediante la quale è in relazione con la mente degli altri; la propria filosofia mediante la quale è in relazione con se stesso, perché il Mondo è  tutto questo.
Una volta oltrepassati questi quattro stadi del grado di Neofita egli è pronto per l'iniziazione.
Ora dipende da lui scegliere quale via scegliere: mistica, magica, o gnostica o per meglio dire da quale iniziarà come Adepto.
Gli insegnamenti impartiti nei misteri riguardano tre ordini di cose: la vera natura dell'anima umana,  della vita e della morte, il vero modo per entrare in contatto con le forze segrete della natura e manipolarle e la vera natura di Dio o degli Dei  e della creazione del mondo.
Si tratta rispettivamente del segreto alchemico, del segreto magico e del segreto mistico.
Il primo si chiama alchemico perché gli insegnamenti ad esso vengono impartiti tramite i simboli della cosiddetta alchimia che non è nient'altro che un linguaggio simbolico.
Le vie del Misticismo e della Magia sono spesso d'inganno e d'errore.
Il Misticismo significa essenzialmente fiducia nell'intuizione; la Magia significa essenzialmente fiducia nel potere .
L'intuizione è un'operazione della mente tramite cui i risultati dell'intelligenza vengono ottenuti senza l'impiego dell'intelligenza.
Il potere, inteso come potere magico, è un'operazione della mente tramite cui i risultati di uno sforzo continuo vengono ottenuti senza l'impiego di uno sforzo continuo.
Entrambi sono scorciatoie per la conoscenza.
In un certo senso, sia il Misticismo sia la Magia sono ammissioni di impotenza.
Il mistico è un uomo che sente di non avere in sé la forza di pensiero necessaria a raggiungere la verità mediante il pensiero stesso.
Chi pratica Magia è un uomo che sente di non avere in sé la forza di volontà necessaria a raggiungere la verità  (o il potere) mediante la forza di volontà stessa.
In entrambi i casi c'è una fuga.
Ciò non  vuol dire che i risultati del Misticismo e della Magia siano sbagliati.
Vuol dire invece che non c'è nessun criterio con cui poter distinguere un risultato sbagliato da uno giusto in una via o nell'altra.
Nella Gnosi, dove ci serviamo dell'intelletto, abbiamo almeno il sostegno del ragionamento; possiamo almeno confrontare un "risultato" con un altro,  esaminare se non siano in contraddizione. .. possiamo non ragionare bene ma ragioniamo.
Ci sono tre modi per interpretare le iniziazioni:
1) le tre vie di realizzazione: magica, mistica e gnostica.
2) i tre stati di realizzazione: Neofita, Adepto e Maestro
3) i tre gradi di realizzazione: astrale, mentale e spirituale.
La prima tentazione da vincere per evitare gli Errori della Via, è il Mondo.
La seconda tentazione da vincere per evitare gli Errori della Locanda, è  la Carne.
La terza tentazione da vincere per evitare gli Errori della Cripta, è  il Diavolo.
Le tentazioni sono comuni a tutte le vie, ma il mistico è più soggetto alle tentazioni del Mondo, il mago alle tentazioni della Carne, lo gnostico alle tentazioni del Diavolo.
Un Adepto iniziato ai tre misteri potrà vincere tutte e tre le tentazioni soggette alla Carne: i desideri sono vinti con il Misticismo; le indecisioni sono vinte con la Magia; gli inganni sono vinti con la Gnosi....
Tratto da " Pagine esoteriche" di Fernando Pessoa

giovedì 20 ottobre 2016

Il culto delle caverne


Il culto delle caverne è sempre connesso all'idea di "luogo interiore" o di "luogo centrale", il simbolo della caverna e quello del cuore, sotto questo aspetto, sono assai vicini l'uno all'altro.
D'altra parte, esistono realmente in Asia centrale come in America e forse anche altrove, caverne e sotterranei dove alcuni centri iniziatici hanno potuto sussistere per secoli.
Possiamo ritenere persino che siano state ragioni di ordine simbolico a determinare la scelta di luoghi sotterranei dove installare tali centri iniziatici, piuttosto che ragioni di semplice prudenza.
Vi è una tradizione che presenta un interesse particolare per il concetto di luogo interiore o centrale: la troviamo nel Giudaismo e concerne una città misteriosa chiamata "Luz".
Questo nome, in origine, era quello del luogo  dove Giacobbe ebbe il sogno in seguito al quale lo chiamò "Beith-El", cioè casa di Dio.
È detto che l'Angelo della Morte non può penetrare in questa città e non vi ha alcun potere; e con un raffronto piuttosto singolare ma non molto significativo, alcuni la situano vicino all'"Alborj" che,  anche per i persiani è il soggiorno dell'immortalità.
Vicino a Luz vi è si dice un mandorlo (chiamato luz in ebraico) alla base del quale si trova una cavità attraverso cui  si penetra in un sotterraneo; e questo sotterraneo conduce alla città che è completamente nascosta.
La parola luz, nelle sue diverse accezioni, sembra per altro derivare da una radice che designa tutto ciò che è nascosto,  coperto, avviluppato, silenzioso, segreto.
Si avvicina di solito "coelum" dal greco "koilon", cavo; ma bisogna osservare che la forma più antica e più corretta sembra essere "caelum" che ricorda la parola "caelare" nascondere.
D'altra parte in sancrito "Varuna" deriva dalla radice "var", coprire ( che è anche il significato della radice "kal" alla quale si ricollegano il latino "celare" altra forma di "caelare" e il suo sinonimo greco "kaluptein"); e il greco "Ouranos" è un'altra forma dello stesso nome, poiché "var" si trasforma in "ur".
Tali parole dunque possono significare "ciò che scopre", "ciò che nasconde", ma anche "ciò che è nascosto" e  quest'ultimo significato è duplice: cioè che è  nascosto ai sensi, il regno sovrasensibile; e, nei periodi di occultamento e di oscuramento, la tradizione che cessa di essere manifestata esteriormente e apertamente, allorché il mondo celeste diviene il mondo sotterraneo.
Tratto da " Il Re del Mondo" di Réne Guénon

martedì 18 ottobre 2016

Analogie tra il Dalai-Lama e i Cavalieri della Tavola Rotonda


Il ternario del Lamanismo ha diverse analogie con quello supremo di Agarttha.
Il Dalai - Lama realizza la santità (o la pura spiritualità) di Buddha;
il Tashi-Lama realizza la sua scienza (non magica ma teurgica);
e il Bogdo-Khan rappresenta la sua forza materiale e guerriera:
Esattamente la stessa tripartizione secondo i "tre mondi".
La capitale dell'"Agharti" ricorda Lhassa dove il palazzo del Dalai-Lama, il "Potala", si trova sulla cima di una montagna coperta di templi e di monasteri.
Il centro del Lamanismo non può essere che un'immagine del vero "Centro del Mondo"; ma tutti i centri di questo genere presentano, per quanto riguarda i luoghi in cui sono situati, alcune particolarità topografiche comuni le quali, lungi dall'essere irrilevanti, hanno un valore simbolico incontestabile e, inoltre, devono essere in relazione con le leggi secondo cui agiscono gli "influssi spirituali"(in base a quella scienza tradizionale chiamata geografia sacra).
Vi è una concordanza non meno degna di nota; descrivendo i diversi gradi o cerchi della gerarchia iniziatica, che sono in relazione con  determinati numeri simbolici riferentisi particolarmente alle divisioni del tempo, in cui il cerchio più alto e più vicino al centro misterioso si compone di dodici membri, che rappresentano l'iniziazione suprema e corrispondono, fra l'altro, alla zona zodiacale.
Tale struttura si trova riprodotta nel cosiddetto "consiglio circolare" del Dalai-Lama, costituito da dodici grandi "Namsham" (o "Nomekhan"); e la si può ritrovare persino in certe tradizioni occidentali, in particolare in quelle che concernono i "Cavalieri della Tavola Rotonda".
Inoltre i dodici membri del cerchio interno dell'Agarttha, dal punto di vista dell'ordine cosmico, non rappresentano soltanto i dodici segni dello Zodiaco, ma anche i dodici "Aditya"che sono altrettante forme del Sole, in rapporto con quegli stessi segni zodiacali; e naturalmente come "Manu Vaivaswata" è chiamato figlio del Sole, così il Re del Mondo ha tra i suoi emblemi anche il Sole.
La Tavola Rotonda è verosimilmente un simbolo molto antico, di quelli che furono sempre associati all'idea dei centri spirituali, custodi della tradizione; la forma circolare della tavola è legata formalmente al ciclo dello Zodiaco per la presenza intorno a essa di dodici personaggi principali, particolarità che si trova nella costituzione di centri di questo tipo.
Tratto da " Il Re del Mondo" di Réne Guénon

giovedì 13 ottobre 2016

Il simbolismo del Graal


Nelle leggende di origine celtica la "cerca del Graal" è presentata come la funzione principale dei Cavalieri della Tavola Rotonda; così si fa allusione, in tutte le tradizioni, a qualcosa che, a partire da una certa epoca, sarebbe andato perduto o nascosto: il Soma degli Indù o la "Haoma"  dei Persiani, la 'bevanda d'immortalità' che ha appunto un rapporto molto diretto col Graal poiché questo, si dice, è il vaso sacro che contiene il sangue di Cristo anch'esso bevanda d'immortalità.
Il Santo Graal si dice sia la coppa che servì alla Cena e nella quale Giuseppe di Arimatea raccolse poi il  sangue e l'acqua che sgorgavano dalla ferita aperta nel fianco di Cristo.
Nel trasporto della coppa in Gran Bretagna si vede un legame tra la tradizione celtica e il Cristianesimo.
La coppa ha un ruolo molto importante nella maggior parte delle tradizioni antiche.
La coppa sarebbe stata intagliata dagli Angeli in uno smeraldo staccatosi dalla fronte di Lucifero al momento della sua caduta. Tale smeraldo ricorda la perla frontale nel simbolismo indù  (dal quale è passata nel Buddismo) che occupa il terzo occhio di Shiva, rappresentando il senso dell'eternità.
Si dice che il Graal fu affidato ad Adamo nel Paradiso terrestre ma che al momento della sua caduta lo perse.
Di fatto l'uomo, allontanato dal suo centro originario, si trova rinchiuso, a partire da quel momento nella sfera temporale.
Il Paradiso terrestre rappresenta propriamente il Centro del Mondo.
Il possesso del Graal rappresenta la conservazione della tradizione primordiale nella sua integrità.
La leggenda non dice né dove né da chi il Graal fu custodito fino all'epoca di Cristo ma l'origine celtica che gli si riconosce lascia intendere senza dubbio che i Druidi vi ebbero una parte importante e che debbono essere considerati fra i custodi regolari della tradizione primordiale.
La sua perdita significa la perdita della tradizione con tutto ciò che essa comporta: ma a dire il vero tale tradizione è piuttosto nascosta che perduta o almeno può essere perduta solo per quei centri secondari che abbiano cessato di essere in relazione diretta col centro supremo.
Come il Paradiso terrestre che è divenuto inaccessibile così il centro supremo che sono in fondo la stessa cosa, possono nel corso di un certo periodo non essere manifestati; si può dire allora che la tradizione è perduta per l'insieme dell'umanità perché è conservata solo in alcuni centri rigorosamente chiusi e la massa non vi partecipa al contrario di quanto accadeva  allo stato originario.
Tratto da " Il Re del Mondo" di Réne Guénon

martedì 11 ottobre 2016

La via del Serpente


La coscienza trascende l'unità.
È il punto assoluto che "esiste" soltanto: infatti, perché qualcosa esista, esso deve esistere infinitamente in essa.
Il punto, in quanto negazione dello spazio, ne rappresenta la vita.
Nella sua forma a S (che se si considera chiusa è un 8, se coricata è il simbolo dell'infinito), il Serpente comprende due spazi che circonda e trascende.
Il primo spazio è il mondo inferiore e il secondo è quello superiore).
In un'altra raffigurazione,  quella del Serpente in cerchio che di muove la coda, viene riprodotta non la S, ma il cerchio, simbolo della terra o del mondo così come lo conosciamo.
Nells sua forma a S il Serpente si sottrae alle due Realtà e scompare dai Mondi e dagli Universi.
L'illusione è la sostanza del mondo ed è tale secondo la Regola, tanto nel mondo superiore quanto nel mondo inferiore, tanto nell'occulto quanto nel manifesto.
Quando fuggiamo dal mondo inferiore perché è illusorio, il mondo superiore, in cui ci rifugiamo, non è meno illusorio; è illusorio in un altro modo, il proprio.
Solo il Serpente, contornando gli infiniti aperti - o i cerchi incompleti - dei due mondi, sfugge all'illusione  e conosce il principio di verità.
Il Serpente è al di sopra degli ordini e dei sistemi e, sebbene ascenda come il loro significato, indica le direzioni e le vie.
Il suo movimento, a destra nell'ordine inferiore delle cose e degli esseri, avviene solo perché possa aver luogo a sinistra nell'ordine superiore.
Ciò che gli uomini non possono ottenere se non dominandosi, associandosi o imponendosi l'uno all'altro, il Serpente lo ottiene da solo nella propria libertà.
Libero e cauto avanza striaciando attraverso il mondo e lo spirito, fino a uscire dal mondo  e dallo spirito.
Il Serpente unisce i veri contrari perché, mentre le vie del mondo vanno a destra, a sinistra o al centro, lui segue una via che passa per tutte le direzioni.
Nell'uscire dal vertice dell'istinto per salire al vertice divino egli sfiora la curva prodotta dalla vescica che tutto avvolge, mostrando di conoscerla, ma la sfiora e la oltrepassa e non ne segue né la curva né la forma.
Si distingue da tutti i modi e le condizioni propri a Dio e agli Esseri.
Là dove sembra uguale è diverso e la dualità che lo costituisce è opposta per forma ed essenza.
Nel mondo inferiore egli è luna credente, nel mondo superiore quella calante.
Egli non conosce i misteri, ma li  avvolge, elude le vie e le iniziazioni; abbandona la scienza per la quale passa; nega la magia che attraversa e quando arriva a Dio non si ferma.
La via del Serpente è al di fuori degli ordini e delle iniziazioni, è  al di fuori persino delle leggi (rettilinee) dei mondi e di Dio.
La natura maledetta, l'aspetto ripugnante del Cobra recano impressa la sua Opposizione all'Universo - profondo e oscuro Mistero Magno.
A livello inferiore, in cui è  solo un Serpente  e tenta Eva, nega il bene;
al secondo livello nega la verità;
al terzo livello, in cui è  Satana, nega il bene e il male;
al quarto livello, in cui è  Lucifero (o Venere) nega la verità e l'errore;
al quinto livello in cui è  l'E [ssere] S [upremo], la Rivelazione Suprema tenta se stesso e si uccide.
La via del Serpente è l'evasione dalle vie... l'Evasione Astratta, il riconoscimento della verità essenziale.
Tratto da " Pagine esoteriche" di Fernando Pessoa

giovedì 6 ottobre 2016

Le tre funzioni supreme


Il capo supremo dell'Agarttha o Agharti (la prima da fonte indù e la seconda da fonte mongola) porta il titolo di "Brahftmf", "supporto delle anime nello Spirito di Dio"; i suoi due coadiuvatori sono il "Mahftmf", "rappresentante dell'Anima universale" e il "Mahfnga", "simbolo di tutta l'organizzazione materiale del Cosmo": questa è la divisione gerarchica che le dottrine occidentali rappresentano mediante il ternario "spirito, anima e corpo" e che è applicata qui secondo l'analogia costitutiva del Macrocosmo e del Microcosmo.
È importante notare che tali termini, in sancrito, designano propriamente dei principi e non possono essere applicati a esseri umani se non in quanto rappresentanti di questi stessi principi, in modo che, anche in tal caso, sono collegati essenzialmente a funzioni e non a individualità.
Il "Mahftmf" "conosce gli avvenimenti del futuro" e il "Mahfnga" "dirige le cause di tali avvenimenti"; quanto al "Brahftmf" può " parlare a Dio faccia a faccia" ed è facile capire che cosa significhi questo, ricordando che esso occupa il punto centrale in cui si stabilisce la comunicazione diretta del mondo terrestre con gli stati superiori e, per loro mezzo, il Principio supremo.
Del resto l'espressione Re del Mondo intesa in senso stretto ed esclusivamente in rapporto col mondo terrestre, sarebbe assai inadeguata; ben più esatto sarebbe attribuire al "Brahf tmf"  quella di "Signore dei tre mondi" perché, in ogni vera gerarchia, colui che possiede il grado superiore possiede al tempo stesso e per ciò stesso tutti i gradi subordinati, e quei "tre mondi" sono i regni che corrispondono rispettivamente alle tre funzioni enumerate.
Quando esce dal tempio il Re del Mondo è raggiante di Luce divina.
Tratto da " Il Re del Mondo" di Réne Guénon

martedì 4 ottobre 2016

Il genio


Nello spirito umano c'è un impulso naturale al conoscere; lo rivela di continuo il bambino, e il bambino - essere assurdo, sentimentale e indifeso - è il prototipo esatto (perfetto) dell'umanità. 
Si può dire che l'uomo è un animale che aspira ad essere razionale.
Un residuo, forse, di quel fuoco divino che Prometo sembra non aver avuto il tempo di distribuire equamente fra gli uomini.
Se l'istinto di conoscere mira talvolta a ciò che effettivamente può costituire materia di scienza, spesso deve rivolgersi a ciò che non di può osservare in condizioni scientifiche o ridurre a una qualche forma di esattezza .
Ma nel suo slancio spirituale, l'istinto di conoscere non desiste
Non potendo conoscere con l'intelligenza, conosce con il sentimento, che l'intelligenza del desiderio.
E dove non può osservare, crede; dove non può calcolare, indovina; dove non può sottoporre a verifica, profetizza.
Questa condizione dell'anima è il misticismo, che consiste nell'avere il chiaro sentimento di qualcosa di cui non si conosce la natura.
In ogni ambito umano dove non può darsi  scienza, deve necessariamente darsi misticismo.
Il genio è il conseguimento, attraverso l'intelligenza razionale, di ciò che solo l'intelligenza analogica o intuitiva ha la proprietà di conseguire e viceversa, il conseguimento attraverso l'intelligenza intuitiva di ciò che solo l'intelligenza razionale ha la proprietà di conseguire.
Il genio è  la prefigurazione dell'umanità futura.
Meglio sarebbe dire che è la prefigurazione di quella condizione futura dell'umanità in cui ha luogo la funzione delle due intelligenze, nel momento stesso in cui, a un livello superiore, si produce la vera fusione, nel nuovo Cristo, delle due Nature.
Per conseguire tramite l'intelligenza razionale ciò che in realtà solo l'intelligenza intuitiva consegue, è necessario raggiungere un livello di intelligenza in cui si viva nell'astrazione con la stessa vitalità dell'anima con cui si vive nel concreto; in cui si riesca a ragionare senza preconcetti, facendo della ragione non, come nell'uomo naturale, per quanto evoluto, la serva tirata a lucido dell'emozione e del desiderio, bensì la sua dominatrice e insieme la sua libertà in cui si elevi l'intelligenza al di sopra dell'unità,  vivendo la contraddizione logicamente, come iniziò  a fare Hegel seguendo la via tracciata da Eraclito in modo un po' occulto e anche un po' empirico...
Tratto da " Pagine esoteriche " di Fernando Pessoa

sabato 1 ottobre 2016

Dov'è il giardino dell'Eden?


Ho sentito persone domandare: 'Dov'è il giardino dell'Eden?'Ah! Ovunque poggiamo i piedi su questa terra, là c'è il giardino dell'Eden.... È vero che in molti posti l'Eden è ricoperto e dimenticato.
Ma può di nuovo essere ripristinato.
Ovunque ci sia terra logorata, terra usata malamente o non usata, l'Eden sta ancora subito sotto.
Non importa quanto è  grande il giardino, se lo pianti con le tue mani, se intanto carezzi la terra e ne prendi piccole manciate.
Sii garbata, sii parsimoniosa.
Non tirar su immense palate per sbrigare più in fretta il lavoro.
Quando versi il latte sulla farina, non lo rovesci tutto in una volta.
No: delicatamente ne versi un pochino, rimescoli un poco, ed è così che bisogna trattare la terra, nel raccoglimento, essendo ben presenti e consapevoli"
Così appresi che questa terra, da cui dipendiamo per il cibo, per la sopravvivenza, per il riposo, per l'opportunità di incontrare la bellezza, dev'essere trattata così come dovremmo trattare gli altri e vorremmo essere trattati a nostra volta.
Quanto accade a questo campo in qualche modo accade anche a noi.
"Essere povero e senza alberi significa essere l'uomo più  misero del mondo.
Essere poveri e avere alberi significa essere davvero ricchi, ricchi di ciò che il denaro non potrà comprare".
Tratto da "Storie di donne selvagge" di Clarissa Pinkola Estés
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