martedì 14 giugno 2016

I maghi della pioggia


A milioni di noi è  stata affidata la cura di piccole parcelle del pianeta, sicché, sommati, noi singoli custodi delle nostre piccole parcelle individuali costituiamo la maggioranza dei protettori dell'intera vita sulla Terra.
Come singoli siamo deboli, ma come massa le nostra forza spirituale e concreta è enorme.
E le piccole grandi azioni che possiamo intraprendere, quali che siano, insegnano costantemente agli altri, a chiunque abbia occhi per vedere e volontà di guardare, che la Terra è la nostra tenera madre e sorella, e non un magazzino di risorse da continuare a saccheggiare selvaggiamente.
Quando un individuo, un luogo, un oggetto sono stati rovinati o quasi, paradossalmente riaffiora in noi qualcosa di assolutamente intatto, un io mistico e mitico.
Spesso allora percepiamo un forte richiamo che non avevamo sentito/udito/percepito prima, quando pensavamo che tutto andava bene, che tutto era "a posto", o guardavamo "dall'altra parte".
Secondo la leggenda, i maghi della pioggia sono persone senza pretese, che non fanno grandi pronunciamenti su ciò che intendono compiere.
Sono schivi, appartati, simili forse agli Hobbit di Tolkien.
Amano la Terra, e della Terra e del cuore umano sono i protettori.
Benché possiate scorgere qua e là segni evidenti delle loro azioni, raramente gli elfi delle saghe e gli angeli delle Scritture, spesso lavorano all'alba, o alla luce della luna, in quelle ore in cui i più dormono o badano ai fatti loro.
Si danno da fare aggiustando qua, riparando là, raddrizzando questo, trapiantando quell'altro, notando di cos'altro ancora c'è bisogno laggiù, facendo mille piccole cose capaci di trasformare in meglio il mondo.
Non sempre.
Ma spesso.
Tratto da "Storie di donne selvagge" di Clarissa Pinkola Estés

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