giovedì 9 giugno 2016

Fato e fatalismo


Il fatalismo è  l'altra faccia, la grande seduzione, dell'Io eroico, che in questa civiltà del fai da te, dove l'asso piglia tutto, ha già un tale peso sulle proprie spalle.
Più  pesante è  il carico, più  forte è  la tentazione di disporlo o di trasferirlo su un portatore più grosso e più forte, il Fato per esempio.
In questa definizione paranoide della vita - La vita come lotta, come competizione per la sopravvivenza, con l'altro o alleato o nemico -, il fatalismo offre una pausa di respiro.
Sta scritto nelle stelle; c'è un disegno divino; quello che accade, accade per il meglio nel migliore dei modi possibili.
Io vivo il particolare destino che è  uscito dal grembo di Necessità.
Del resto la mia non è  una vera scelta; l'idea di scelta è  un'illusione.
La vita è  predeterminata.
Questo modo di ragionare è  fatalismo e non c'entra niente con il fato.
L'idea che la grecità aveva del fato semmai è che gli eventi ci accadono e gli uomini "non possono capire perché una cosa è accaduta, ma, visto che è  accaduta, evidentemente 'doveva essere'".
Post hoc, ergo propter hoc.
Dopo l'evento  (post hoc), diciamo una spiegazione di ciò  che l'ha fatto accadere  (ergo propter hoc).
Per i greci, la causa di infausti eventi sarebbe il fato.
Ma il fato causa soltanto gli eventi insoliti, che non rientrano nello schema.
Non è che ogni singolo fatto sia chiaramente delineato in un superiore disegno divino.
Dunque immaginiamo il fato come una momentanea "variabile che si interpone".
C'è un termine tedesco, Augenblicksgott, che indica una divinità minore che ci passa accanto rapida come un battito di ciglio producendo effetti momentanei.
Il fato interviene nei momenti più inattesi e ti strizza l'occhio o ti dà una bella spinta.
(Tutto ciò che fai) sono scelte tue, derivanti dal significato che tu leggi...
Il fatto di scorgere la mano del Destino in quegli eventi infausti ne eleva l'importanza e il senso, e consente una pausa di riflessione.
Il fatalismo scarica tutto sul destino.
Non serve a niente andare a votare, offrirsi come vigile del fuoco volontario, anzi non serve a niente avere un corpo di vigili del fuoco, tanto se e disgrazie devono succedere, succedono.
Il cogliere la strizzata d'occhio del fato è  un atto di riflessione.
È  un atto del pensiero; mentre il fatalismo è  uno stato del sentimento, un abbandonare la ponderazione,  l'attenzione per i particolari, il ragionamento rigoroso.
Anziché riflettere a fondo sulle cose, ci si abbandona all'umore più  generico della fatalità.
Il fatalismo spiega la vita globalmente.
Qualsiasi cosa accada può essere inserita dentro la capace generalità dell'individuazione, del mio viaggio, della crescita.
Il fatalismo consola, perché non fa sorgere interrogativi.
Non c'è bisogno di analizzare, se davvero tutto combacia.
Il termine greco per indicare fato, moira, significa "parte assegnata, porzione ".
Così come il fatoha solo una parte in ciò che succede, allo stesso modo il daimon, l'aspetto personale, interiorizzato della moira, occupa solo una porzione della nostra vita, la chiamata, ma non la possiede.
Moira deriva dalla radice indoeuropea smer o mer, "ponderare, pensare, meditare, considerare, curare".
È  un termine profondamente psicologico, in quanto ci chiede di analizzare da vicino gli eventi per determinare quale porzione viene dall'esterno ed è  inspiegabile, e quale mi appartiene, attiene a ciò  che ho fatto io, avrei potuto fare, posso ancora fare.
La moira non è in mano mia,  è  vero, ma è  solo una porzione.
Non posso abbandonare le mie azioni, o le mie capacità e la loro realizzazione, nonché la loro frustrazione o fallimento, a loro, agli dèi e dee, o al volere della ghianda daimonica.
Il fato non mi solleva dalla responsabilità; anzi me ne richiede molta di più.
In particolare, richiede la responsabilità dell'analisi.
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman

3 commenti:

  1. post un po' nebuloso, non si capisce se alla fin fine il fato in realtà ce lo creiamo noi, oppure no, ma io credo che le nostre azioni possono a volte influenzare soprattutto il destino, ed a volte addirittura anche il fato, ma spesso il fato ci fa regali o ci tira gran brutti scherzi, perché la vita alla fine ci sorprende sempre in qualche modo.

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    1. Questo post spiega la differenza tra fato e fatalismo
      Fatalismo è attribuire tutto al destino... comportarsi tipo foglia al vento e non imparare mai il fatto che niente è scritto per noi in assoluto ma l'essere nella sua esistenza ha una moltitudine di con-possibilità e in ogni istante della nostra vita possiamo decidere di prendere una direzione anziché un'altra.
      Il fato invece sono quegli eventi che ci insegnano qualcosa, che ci danno un input.. eventi particolari che danno un cambio di rotta o che arrivano al momento giusto per farci capire delle cose

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    2. Questo post spiega la differenza tra fato e fatalismo
      Fatalismo è attribuire tutto al destino... comportarsi tipo foglia al vento e non imparare mai il fatto che niente è scritto per noi in assoluto ma l'essere nella sua esistenza ha una moltitudine di con-possibilità e in ogni istante della nostra vita possiamo decidere di prendere una direzione anziché un'altra.
      Il fato invece sono quegli eventi che ci insegnano qualcosa, che ci danno un input.. eventi particolari che danno un cambio di rotta o che arrivano al momento giusto per farci capire delle cose

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