lunedì 22 febbraio 2016

La resistenza del daimon alla socializzazione

Dislessia,  ritardo cronico, distraibilità, iperattività  sono sintomi della "sindrome da deficit dell'attenzione".
Del resto in quale altro modo si può contenere e snidare l'altra faccia di questo "deficit"? Spesso i bambini così classificati, e anche gli adulti, sono quelli con intelligenza superiore alla media,  inclini a perdersi in fantasticherie e con un'anima così sensibile e aperta che l'"Io" non ti riesce a starle dietro e il suo comportamento risulta disorganizzato.
E allora alé! Una bella cura di Ritalin, Prozac, Xanax: e funziona, naturalmente.
Ma il fatto che le pillole combattano il deficit non vuol dire che la causa ne sia confermata o che se ne sveli il significato.
Le stampelle funzionano, ma non spiegano la mia gamba rotta.
Come mai questo disturbo è tanto diffuso oggi?
Su che cosa l'anima non vuole rivolgere  l'attenzione, e che cosa starà facendo il daimon, visto che non sta leggendo, non sta parlando, non sta dando prestazioni rispondenti alle aspettative?
Se è  vero  che esiste una ghianda, un daimon, e se è  vero che in molti casi questo fattore oppone resistenza alla socializzazione, non vuole collaborare, come mostrano spesso le storie delle persone eminenti, non potrebbe tale resistenza abbattere (addirittura) il rendimento ai test che misurano il QI? Il daimon non tenderebbe anzi a scegliere proprio quei test per il suo rifiuto, visto che un punteggio elevato è di solito il passaporto giusto per essere collocati in una zona più accettabile della curva a campana di Gauss (società)?
Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman

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