mercoledì 24 febbraio 2016

I limiti dell'indefinito si possono raggiungere?


Non possiamo dire che limiti dell'indefinito non si possono raggiungere in alcun modo - impossibilità che d'altra parte sarebbe ingiustificabile dal momento che tali limiti esistono - , ma soltanto che non si possono raggiungere analiticamente.
L'analisi non raggiunge che le variabili, colte nel corso  stesso della loro variazione, mentre soltanto la sintesi ne raggiunge i limiti, è questo è  l'unico risultato definitivo e realmente valido, in quanto, perché si possa parlare di un risultato, occorre necessariamente giungere a qualcosa che si riferisca esclusivamente a quantità fisse e determinate.
L'idea di uno sviluppo indefinito di possibilità si può applicare anche a cose completamente diverse dalla quantità, ad esempio a uno stato qualunque di esistenza manifestata, e alle condizioni, quali che siano, cui lo stesso stato è  soggetto, che si consideri l'insieme cosmico in generale o un essere particolare, ponendosi cioè dal punto di vista "macrocosmico" o dal punto di vista "microcosmico".
Si potrebbe dire che il "passaggio al limite" corrisponde qui alla fissazione definitiva dei risultati della manifestazione nell'ordine  principiale;  solo così  infatti, l'Essere sfugge finalmente al cambiamento o al "divenire", inerente di necessità a ogni manifestazione in quanto tale.
La fissazione non costituisce in alcun modo un "ultimo termine" di sviluppo della manifestazione, ma si situa al di fuori è al di là di tale sviluppo, poiché appartiene ad un altro ordine di realtà trascendente rispetto alla manifestazione e al "divenire".
La distinzione tra l'ordine manifesto e l'ordine principiale corrispondono analogicamente a quella tra il dominio delle quantità variabili e quello delle quantità fisse.
Trattandosi si quantità fisse non può  esservi introdotta alcuna modificazione con una qualsiasi operazione, e di conseguenza il passaggio al limite non ha l'effetto di produrre qualcosa in tale dominio, ma solamente di darcene conoscenza; parimenti essendo l'ordine principiale immutabile, per pervenirvi non si tratta di "effettuare" qualcosa che non esisterebbe ancora, bensì di prendere effettivamente coscienza di ciò che è, in modo permanente e assoluto.
Tratto da "I principi del calcolo infinitesimale" di René Guénon

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